Abitudini alimentari nel periodo dell’emigrazione raccontati in un documentario

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Gualdo Tadino – Il 2015, grazie anche alla spinta dell’Esposizione Universale, si conferma l’anno in cui più si è disquisito dell’alimentazione. Su questa rotta anche il Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, che da tempo si occupa di questa tematica, sia attraverso le sue pubblicazioni che con specifici laboratori didattici, e che è stato trasformato  lo scorso martedì in un set cinematografico, grazie a un importante documentario dedicato al tema dell’emigrazione italiana e al suo rapporto con il cibo. “Si tratta di una coproduzione italo-argentina, che tocca ben tre paesi: Italia, Argentina e Stati Uniti”, spiega Catia Monacelli, direttore del Museo. Tra i protagonisti l’antropologo culturale Alberto Sorbini, responsabile scientifico della collana editoriale “I quaderni del Museo dell’Emigrazione”, che ha parlato a lungo della diaspora italiana, soprattutto in Argentina, attraverso un’analisi dettagliata dei processi di acculturazione alimentare. “Con l’emigrazione – ha specificato lo studioso – assistiamo ad una trasformazione dei consumi e delle abitudini alimentari sia nei luoghi dell’esodo sia in quelli di partenza”. Nel 1884 Edmondo De Amicis, durante la traversata da Genova a Buenos Aires, osserva a bordo del piroscafo una sorta di “geografia errante” della “fame” delle diverse regioni d’Italia. Viaggiano tra gli altri sulla nave “quei contadini del Mantovano che, nei mesi freddi, passano sull’altra riva del Po a raccogliere tuberose nere, con le quali bollite nell’acqua, non si sostentano, ma riescono a non morire durante l’inverno; e di quei mondatori di riso della bassa Lombardia che per una lira al giorno sudano ore ed ore, per campare di polenta, di pan muffito e di lardo rancido”. Dagli abitanti dei “paesi della fame” l’America, sia quella del Nord che del Sud, viene vista e percepita come simbolo dell’opulenza, terra dell’abbondanza, paese di Cuccagna, dove le persone riescono a realizzare i sogni e le fantasie di generazioni di “affamati”. “Non appena ultimato il progetto – ha aggiunto il primo cittadino Massimiliano Presciuttiil documentario sarà proiettato anche all’interno degli spazi museali. Il Museo dell’Emigrazione continua ad essere un vero e proprio fiore all’occhiello per la nostra città e punto di riferimento nazionale ed internazionale, con continui omaggi che spesso gli sono tributati”.  Per informazioni, invece, sul laboratorio didattico “Alimentazione ed emigrazione. Dalla cucina della tradizione ai nuovi comportamenti alimentari”, è possibile contattare lo 075 9142445, oppure scrivere a info@emigrazione.it.