Attiggio ed Argignano, un nuovo sacerdote, fabrianese di cuore e di musica

strona2Fabriano – Dalla passione per la musica con tanti anni di servizio presso la banda cittadina all’altare. Il prete novello Marco Strona – 31 anni, figlio del dirigente scolastico dell’IIS Morea-Vivarelli di Fabriano – è sacerdote da pochi giorni. In Cattedrale San Venanzio la celebrazione con il Vescovo di Fabriano-Matelica con l’imposizione delle mani, del Vescovo del Guatemala e del Vescovo emerito di Pompei. La Diocesi è in festa. In questi ultimi mesi don Marco si è dedicato a conoscere meglio le sue prime parrocchie di Argignano e Attiggio senza dimenticare i campi scuola, le visite agli infermi, lo studio e la musica. “Ho fatto parte per quasi venti anni del Corpo Bandistico Città di Fabriano: il mio primo amore è stata la tromba – racconta il  sacerdote – che ancora possiedo in casa. Ogni tanto mi diverto a strona 1suonarla. La musica è una forma di mistica: aiuta ad entrare sempre più nel Mistero e, allo stesso tempo, ad accrescere il senso di solidarietà e compassione verso tutti. Devo moltissimo alla musica.” Una vita trascorsa a Fabriano ma con un occhio al mondo e ai grandi valori della vita. “Sono cresciuto in città – confida – anche se da sempre nella mia famiglia si è respirata un’aria internazionale visto che mia mamma è di Barcellona. Sono stato sempre un tipo socievole. Fin da piccolo ho praticato sport di squadra, specialmente il basket, che mi ha aiutato a far crescere e sviluppare il senso della solidarietà e della collaborazione.” Nell’epoca dello scetticismo e dell’impoverimento della coscienza una nuova vocazione in Diocesi è occasione di grande festa perché “ha senso – spiega don Marco – diventare prete e dare la vita a Cristo, oggi ancora di più. Ciò che mi ha spinto a fare il grande passo è stata la sete di felicità a cui mi sentivo chiamato e che intuivo risiedere proprio in questa scelta. Il dubbio fa parte della nostra fede. Ma c’è un dubbio positivo e un dubbio negativo. Il dubbio positivo – aggiunge – è quello di Maria durante l’Annunciazione a Nazareth; il dubbio negativo è quello di Zaccaria che vuole scandagliare razionalmente lo sguardo impenetrabile di Dio. Il problema di oggi è lo scetticismo: la riposta a tale problema è la realtà. Occorre vivere la realtà fino in fondo, con tutte le sue contraddizioni, per riuscire veramente a scegliere.” Anche i Santi aiutano in questi momenti. “Sono devoto, in maniera particolare, a Sant’Ignazio di Loyola e a San Francesco d’Assisi perché mi hanno aiutato a seguire Cristo povero e umile e a servire incondizionatamente tutti gli uomini e le donne.” Don Marco ha trascorso molti anni in mezzo ai giovani. “Il mondo giovanile è come la filosofia: non si stanca mai di porre domande. Domande essenziali, sul senso della vita, delle cose, del mondo. Non mi è mai piaciuta una filosofia astratta ma ho sempre cercato di partire proprio dalle domande che i ragazzi mi ponevano. Il lavoro in Guatemala, soprattutto con i giovani, mi ha fatto capire che, nonostante le enormi difficoltà economiche e sociali in cui vive l’America Latina, le domande esistenziali sono le stesse. La missione è quella di saper condurre alla risposta, cioè a Cristo, partendo dalla realtà in cui ognuno si trova. Questo implica il saper vivere, da parte mia, quella stessa realtà.” Poi l’augurio rivolto ai giovani con le parole di San Giovanni Paolo II: “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro” e l’invito a leggere ‘Fontamara’, il libro di Ignazio Silone. “Forse ad alcuni potrebbe suonar strano, in realtà è un autore profondamente mistico. In Fontamara è possibile respirare quella mistica autentica dei “cafoni”, dei contadini, della gente umile e semplice; quella “mistica popolare” di cui parla spesso anche il Papa.”