Eros De Finis – Alkeros

38511-Eros-De-Finis-Uomo-1D8D899-1024x683FABRIANO –   Si intitola Alkeros la mostra personale di Eros De Finis al Museo della Carta e della filigrana di Fabriano,  dal 3 ottobre all’8 novembre. L’esposizione rientra nella programmazione del  Premio nazionale Gentile da Fabriano.Ottanta opere fotografiche per dare corpo ad una ricerca artistica che vede Eros De Finis protagonista di una delle più belle pagine della fotografia d’arte degli ultimi anni. Il fotografo marchigiano approda a Fabriano, e in un contenitore di pregio quale il Museo della carta e della filigrana, dopo i successi ottenuti in importanti esposizioni tenute a Milano, Parigi e Bruxelles.

La Mostra è curata da Italo Bergantini, titolare della Galleria Romberg Photo di Latina. Il Catalogo, curato da Galliano Crinella e per la parte grafica da Luigi Bonfanti, è arricchito da tre poesie del poeta urbinate Umberto Piersanti che riconduce l’opera di De Finis all’interno dei grandi temi della natura e della vita sociale.

Nel testo di presentazione si legge: “De Finis ‘mette in campo’ un’appassionata ricerca del valore della vita, fino a definirne una vera e propria rappresentazione impigliata nella dialettica di una fitta rete di immagini”. E ancora: “Qui la fotografia appare veramente come un’operazione che mette in relazione tutte le funzioni e le risorse dell’umano, un’operazione progressiva della testa, dell’occhio e del cuore attraverso la quale De Finis esprime la sua visione del mondo, i rimandi della memoria, il suo grido di risoluzione alla vita”.

In un altro breve testo critico, Katia Migliori evidenzia la poeticità della ricerca artistica del fotografo: “E’ un narratore primitivo De Finis, che ci regala il tempo per pensare in scatti sapienti e che si pone con misurata modestia nell’orizzonte poetico”.

Nel Catalogo della Mostra è lo stesso De Finis ad orientare e fornire le ragioni del sua appassionata ricerca: “Fare uno scatto è fermare un’immagine, è fotografare il passato. Dal punto di vista della fisica newtoniana non possiamo che affermare questo, ma se volessimo usare una chiave quantistico –  metafisica, potremmo dire che non è necessariamente così, e che forse dovremmo ripensare alla scansione artificiale di un parametro chiamato tempo. Lo scatto diventa allora qualcosa che non ha né un prima né un dopo, fissa l’immagine nella memoria e rappresenta il prima, il dopo e il durante. Se riusciamo a pensare questo, in modo tale che l’immagine che scaturisce rappresenti l’interezza dell’unità atemporale, forse siamo sulla strada che ci potrà portare alla estrapolazione di un unico, irripetibile, irriproducibile insieme che assume forma di vita”.

Ancora De Finis: “Gli uomini e le donne che vivono dove si sente l’odore della terra sono diversi. Non importa se abitino in paese o in campagna, l’odore della terra arriva largo e basso nei giorni di pioggia e alto e sottile nei giorni di sole; dovunque, entra dentro e ci rimane. Gli uomini e le donne che riescono a sentire l’odore della terra sono diversi. Hanno radici robuste e profonde, e non li porta il vento, hanno odori e profumi da ricordare e non ne fanno mistero, hanno voci che risuonano e che danno loro la forza di continuare, nella terra hanno anime da ringraziare per i fiori che hanno fatto crescere”.

Comunicato Stampa