Le radici di “Sassoferrato, Città dei Presepi”
|“Sassoferrato, Città dei Presepi” potrebbe apparire presuntuoso. Tuttavia, fatti alla mano, era dovuto. Perché, l’idea della Pro Loco di organizzare un percorso a tappe tra Borgo e Castello affonda le sue radici nella gentile arte del fare di Costantino Latini, classe 1943, originario di Arcevia, venuto in sposo alla sassoferratese Natalia Vagni nel 1964. Prima prende casa in borgo poi in corso Rosselli. Un uomo mite che convive con una doppia passione. La prima, immensa, per la sua famiglia. La seconda, altrettanto smisurata, per i presepi. Di notte, li modella, sempre di nascosto, perché è il suo regalo di Natale. Lo svela dopo la Santa Messa con una specie di cerimoniale, un dono alla sua famiglia, ai suoi vicini e agli amici. Creativo, Costantino ha una fantasia tale che ogni anno realizza un presepe diverso. La sua fama cresce e diventa un appuntamento a cui nessuno ogni notte di Natale vuol mancare. L’idea piace e, stimolato da Fazio Ciocci, Pupa Antonelli e Don Giuseppe, Costantino accetta di organizzare una sfida nel paese creando un concorso. Lui ovviamente è fuori gara ma generoso distilla consigli e sapienti modi di realizzare. In diversi coglieranno l’invito. Sono gli anni in cui Sandra Luminari, Antonio Somma (nella foto a fianco di Natalia), Franco Ferranti, Franco Pellicciari regaleranno alla comunità presepi così meravigliosi da essere tuttora nelle pieghe della memoria di ognuno. Poi, un ictus e soprattutto il terremoto con le mura delle case che mettono paura e fanno da freno agli immensi paesaggi-presepi che sono la rara specialità di Costantino. È così che nasce la mostra dei mini presepi. Per consentire alla sua passione un’ulteriore crescita. Il primo anno, sono solo quaranta. Il secondo, già un centinaio. Oggi, più di 440. Sono scolpiti nel legno, nella pietra, nella lava. Colati nel vetro, nell’argento, nel gesso. Dipinti su vetro, su porcellana, su foglia. Sono dorati, colorati, stilizzati. Sono del Congo, dell’Ecuador, della Patagonia, della Palestina, del Perù, della Cina. E poi c’è Natalia, che coltiva e vigila sull’eredità di suo marito che non c’è più. Il suo unico rimpianto: “Il presepe napoletano realizzato nella campana di vetro che il corriere non aveva voluto prendere la responsabilità di trasportare, ed è stato venduto ad un altro appassionato”. Promessa che giace tuttora nel cuore di Natalia e che le fa dire “tanto un giorno, ci sarà.”
Una piccola parte di questi presepi fino al 6 gennaio non sono oggi visibili nella mostra allestita tutto l’anno nella casa di Corso Rosselli di Natalia e Costantino. La colpa è di Marcella Marcellini e di Giovanna Cesauri, coppia pericolosissima, non solo collezionano idee ma le realizzano pure coinvolgendo centinaia di persone come queste feste natalizie stanno dimostrando.
Véronique Angeletti@riproduzione riservata