Quando il Pd, partito della condivisione, decide senza concertarsi

foto_23122015Fabriano – L’autosospensione degli eletti in quota Pd dell’amministrazione comunale di Fabriano imbarazza e disturba pure. Imbarazza perché l’autosospensione evidenzia il paradosso di un partito come il Partito Democratico che si presenta paladino della co-partecipazione, difensore della co-decisione, convinto dell’importanza dell’equa rappresentanza dei territori ma che, poi, fa una scelta politica che applica senza nemmeno parlarne con i primi cittadini dei territori coinvolti.

Sagramola parte proprio dal programma elettorale discusso con Ceriscioli per chiedere l’intervento degli organi di vigllianza e di controllo del partito.

Perché se è vero che Luca Ceriscioli, nel suo programma, dichiarava “È tempo che le scelte per le Marche nascano da una visione autenticamente regionale, fuori dai localismi e dai campanilismi. Solo nell’unità delle strategie e nella coesione, le Marche riusciranno a riconquistare un ruolo di centralità nell’Italia che cambia e di rilancio della sua economia e identità”. Affermava anche che l’offerta sanitaria andava ripensata e riorganizzata superando il dualismo ospedale-territorio sulla base di questi principi fondamentali: equità distributiva, accessibilità, riduzione dei tempi d’attesa. È in tal senso necessario riannodare una rete di strutture e di servizi che garantiscano la presa in carico del paziente e la continuità del percorso di cura allo scopo di guidare e sostenere il cittadino nella prevenzione, nella terapia e nel mantenimento. Oltre ai ‘conti in ordine’, garantiremo il diritto alla salute e ai servizi. L’investimento sui presìdi ospedalieri sarà fatto con trasparenza – coinvolgendo i territori interessati – e superando le diffidenze nate in questi anni tra l’amministrazione regionale e quelle locali”.

Non solo, sempre nel programma, Luca Ceriscioli riafferma che la storia dell’economia marchigiana è storia di coesione sociale, bene pubblico delle nostre comunità. È legata a doppio filo a un sistema di welfare integrato tra la rete dei servizi locali dei Comuni, delle famiglie, delle risorse del volontariato e dell’associazionismo, della cooperazione e della programmazione regionale. Sempre più si dovranno promuovere politiche e strumenti in grado di coniugare le esigenze di sviluppo sostenibile con quelle della qualità di vita, della riduzione delle disuguaglianze e dell’affermazione dei diritti all’istruzione, alla salute, alla casa, alla dignità della persona.

Insomma il programma si poneva come il preludio di un nuovo modo di dialogare con i territori ma, appena insediata, la giunta regionale non ha esitato a calare sui Sindaci la sua decisione. Ad imporre che accettino che la Giunta regionale, discutendo in consiglio, abbia imposto la sua linea alla maggioranza. A dare per accertato che la Giunta si sia già interrogata su come il sistema sanitario assorbirà i parti senza Fabriano, San Severino Marche ed Osimo. Ad accettare che la Giunta regionale punti ad un sistema, in un prossimo futuro, che riposi esclusivamente su punti nascite che, all’anno, supereranno la soglia dei mille parti. E poi, ad ammettere che la compattezza della maggioranza in consiglio dopo tutto prova che la linea d’indirizzo è ampiamente condivisa.

Regione 4Sono queste prese di posizione che il Sindaco Sagramola intende approfondire per verificare se siano realmente condivise. Ma anche far emergere la necessità di una revisione di tutti i parametri in un’ottica di ridistribuzione sul territorio. Che si smetta di affermare che i comprensori sono uguali e si tenga conto che il famoso welfare non è altro che un insieme di valori materiali ed immateriali. Non fatto di soli dati tecnici e statistiche.

Inoltre, una delle riflessioni del Sindaco di Osimo, Simone Pugnaloni, brucia. Quella che forse l’attacco al punto nascita osimano sia legato al fatto che nell’assemblea legislativa marchigiana, Osimo non abbia un consigliere. Una riflessione che da tempo serpeggia anche nel fabrianese, nel gengarino, nel sentinate che per la prima volta devono fare i conti con un’assemblea delle Marche senza un uomo espressione del comprensorio. L’anello mancante era forse quello umano?

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