Chi ha detto che l’Epifania, tutte le feste si porta via?

In assoluto, Sassoferrato è il paese della Rocca di Albornoz, del Bartolo e del Salvi. Quello del poeta Lunardi e del mitico Polidori. In questi ultimi mesi però Sassoferrato si sta conquistando un altro titolo: quello del Paese dove osa la fantasia.  A novembre, sorprendendo tutti, ha trasformato il Castello nel regno di Halloween; a dicembre, il bosco urbano in una foresta di unicorni e di folletti; e si è presentato a Natale come la culla di centinaia e centinaia di presepi per trovare un suo culmine a gennaio risvegliando i Tamburlani.

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Una tradizione più unica che rara, persa lustri fa, di cui in pochissimi avevano il ricordo. La storia di uomini vestiti di nero, con enormi capelli, irriconoscibili, che giravano per le vie la notte della Befana per annunciare l’arrivo della vecchietta facendo un gran baccano. Al loro passaggio, i bimbi dovevano essere sotto le coperte nel loro letto, pena non ricevere doni.

BEFANA3“Riconosco che sono stata fiera e orgogliosa di essere stata un tamburlano la notte della Befana– racconta Anna Rita Saltarelli. Passare sotto le case, avvertire lo sguardo dietro tende e serrande, capire che chi ci guardava non voleva spezzare questo momento molto speciale, è stato magico. Eravamo divisi in gruppi per far arrivare in ogni strada, vicolo e corso del nostro paese il messaggio dei tamburlani. Poi quando ogni gruppo ha portato a termine la sua missione, man mano ci siamo ricongiunti. E questa riunione è stata un altro bellissimo momento perché condividevamo la fierezza di quello che avevamo appena fatto. Spero veramente che quest’emozione siamo riusciti a trasmetterla a tutte le persone che ci hanno sentito passare, perché se hanno provato solo un po’ della nostra commozione allora i Tamburlani sono davvero ritornati nella vita del nostro paese”.

12513541_211747169167225_7436476245288973972_oI Tamburlani e non solo. La Pro Loco è riuscita quest’anno a realizzare per Sassoferrato qualcosa di diverso. Adatto per i bimbi e anche per grandi. Ma l’exploit vero e proprio è stato quello di aver fatto emergere un paese con una comunità pronta a mettersi in gioco, a divertirsi e a far divertire.  Il merito è del suo direttivo e del neo presidente Marco Giulietti per aver saputo lasciare mente e mani libere ai sogni di due eterne ragazze, Giovanna Cesauri e Marcella Marcellini,  che hanno trascinato decine e decine di persone fino a creare un gruppo di folletti e Tamburlani che sta vanificando il detto “Epifania, tutte le feste si porta via”. Si sussurra che siano già in combutta per organizzare un Carnevale con i fiocchi e i controfiocchi.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

Per approfondire…

TAMBURLANI14Tanto per essere dotti, il tamburlano esiste. I dizionari parlano di un arnese cilindrico, a forma di alto tamburo, costituito da stecche di legno o di metallo e da un ripiano di lamiera forata, sul quale si metteva in passato la biancheria ad asciugare al calore di un braciere posato sul fondo. L’attrezzo in toscana serviva allo sbianchimento della lana (e lo si nota proprio nel vocabolo). Siccome serviva di rado ed era voluminoso ed ingombrante, e dunque era anche un po d’impiccio, la parola, nel Vocabolario del vernacolo fiorentino, è il simbolo di un’ oggetto ingombrante e antiestetico. Usato anche per “Mi hai fatto una testa come un tamburlano” ovvero “Mi hai rintronato con le chiacchiere o col frastuono”. Ed ecco il nesso con i Tamburlani nostrani…

Fonte : http://www.zainoinspalla.it/varie/Vohabolario_fiorentino.pdf

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