I sindaci del Montefeltro occupano l’ospedale di Sassocorvaro

AsJKrh5_I94HgLL4en0l62tulvhZGYPe9qEqCd15MucOSassocorvaro – Il pesarese passa ai fatti. Da ieri, i sindaci del Montefeltro occupano l’ospedale civile Lanciarini. L’evento è stato pure inaugurato con un vero e proprio “incatenamento” tra di loro dei Primi Cittadini o dei loro rappresentanti. Il tempo di qualche foto e poi si sono organizzati con turni in cui si alternano sindaci, amministratori, comitati e cittadini. Ristoranti del luogo contribuiscono a fornire gratis i pasti. Andranno ad oltranza. Intanto, la prima tappa sarà sabato ad Urbino quando il presidente Luca Ceriscioli finalmente si presenterà alla conferenza dei sindaci per spiegare obiettivi e ragioni di questa sanità marchigiana che il pesarese, e non solo, si rifiuta di applicare. Finalmente, perché è dal mese di novembre che gli si chiede di incontrare in assemblea i sindaci dell’area vasta. Ma lui ha preferito incontrare a tu per tu i sindaci o gruppi di sindaci.

AmC0HbKQfHkndc2ZO3ceA_FiH_w6XnBMKpn20Orp_MGwIn ogni caso, il sindaco Daniele Grossi non è solo. Alle spalle, ha il suo entroterra. Quello dell’altro lato di Urbino. Auditore, Tavoleto, Carpegna, Frontino, Belforte, Borgo Pace, Mercatello, Montecoppiolo, Sant’Angelo in Vado, Montecalvo in Foglia, Pian di Meleto. Paesaggi stupendi, che risvegliano il senso di una volta. Si scarrozza in strade con tanto di buche e frane, dal tracciato antico, rigorosamente fedele ad ogni piega delle dolci colline e degli aspri pendii dove nessun governo si è mai preso la briga di creare una strada a scorrimento veloce. Il che, in parte, ha anche motivato l’emigrazione in Romagna dei sette dell’Alta Valmarecchia, ossia di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello. Che – dicono – sono pentiti ma pare non sul piano della sanità!

Grossi gode pure dell’appoggio del sindaco Marco Renzi di Sestino. Toscano come il suo omonimo di cognome ma che fa Matteo di nome. Marco però è della provincia di Arezzo. Vive in un’enclave e il suo borgo guarda verso le Marche. Recentemente l’istituto delle statistiche che analizza i servizi lo ha per sbaglio messo nella lista dei comuni marchigiani. Conferma che il Lanciarini è un punto di assistenza ospedaliera e sanitaria fondamentale per una parte della Valtiberina. “L’ottanta per cento della nostra comunità va a Sassocorvaro. Dista solo 20 chilometri mentre San Sepolcro è lontano più del doppio“.

Conferenza dei sindaciNell’occupare l’ospedale, il sindaco Grossi si è direttamente incatenato al sindaco di Urbino, Maurizio Gambini. Un sindaco di una città importante che è anche il Presidente della Conferenza dei Sindaci dell’area vasta 1. Conferenza che, sabato 9 gennaio, ha approvato un documento che boccia la riforma sanitaria ideata dal precedente governo regionale guidato da Spacca e tutte le delibere e determine del suo successore Ceriscioli. Un documento che pesa quanto le 55 firme dei sindaci che hanno aderito. Pertanto Daniele Grossi sa anche che ha le spalle coperte da tutti i 12465787_10153394379034227_6803250851997565646_osindaci della Provincia Bella. Certo manca la firma di Vallefoglia, quel nuovo comune nato della fusione di Colbordolo e di Sant’Angelo in Lizzola, ma non è facile per il suo sindaco, Palmiro Ucchielli, accodarsi a chi boccia la politica di Ceriscioli e dunque dello suo stesso partito. Dopo tutto, oltre ad aver guidato la provincia di Pesaro come presidente per dieci anni, è stato fino al 2014 il segretario regionale del partito democratico.

Insomma il sindaco Grossi ha, alle sue spalle, i monti e pure la Costa. E anche l’immensa simpatia dei sindaci che nelle province di Ancona e Macerata, ossia nelle città di Fabriano, Osimo e San Severino Marche, si battono contro la chiusura dei punti nascita.

Grossi ha anche un altro enorme vantaggio. La protesta non ha un colore politico ma ha una comune indignazione e sfiducia.

12493447_10153394375094227_1143061336409463163_oPesa la non concertazione, l’imposizione, le promesse fatte, poi corrette, poi negate. Le delibere dell’Asur trovate sotto l’albero alla vigilia di Natale che chiudono tre punti nascita, modificano la rete di emergenza-urgenza, trasformano le case della salute, che erano già costate lacrime e sangue, in ospedale di comunità tagliando i posti di lunga degenza ed introducendo le cure intermedie. Ma ad aver incendiato l’ira è stata la IV commissione. Quella sulla sanità che, lunedì 11 gennaio, si è riunita nel Palazzo delle Marche in IMG_8866Ancona e nonostante i pullman venuti da Matelica, Fabriano, Cagli, insomma dalla zona del Catria Nerone, non solo volevano ricevere i sindaci dei territori  a votazione avvenuta ma hanno pure provato a dichiarare irricevibile lo storico documento pesarese. Atteggiamenti in linea con quel modo di fare della giunta Ceriscioli che imperterrita ha applicato alla sanità dei comprensori delle modifiche senza dialogare con chi rappresenta le comunità. Un voto nel quale – è vero – i consiglieri regionali hanno inserito prescrizioni proprio per gli ospedali del pesarese (sui punti di pronto intervento, sui posti di lunga degenza) ma che i sindaci hanno subito battezzato “piatti di lenticchie”.

12496292_10153394376089227_5926179130812012201_oIo – ha dichiarato uscendo dal Palazzo quel lunedì il Sindaco di Osimo, Simone Pugnalone, sono un uomo che vive tra la gente. In campagna elettorale, avevo presentato il futuro governatore come il presidente all’ascolto della gente e che aveva garantito che il mio ospedale sarebbe stato ingrandito. Oggi faccio fatica a spiegare ai miei concittadini quello che sta succedendo. Chiude il mio Punto Nascita”. Sulla scia, le dichiazioni del sindaco di Sassocorvaro.  “Non ci fidiamo più – rincara Daniele GrossiIl Lanciarini serve un comprensorio di 30.000 persone e non possiamo accettare l’impoverimento e lo smantellamento dei servizi. Vogliamo il punto di pronto intervento H24,  il ripristino della medicina, dei 30 posti letto di lungodegenza e la presenza di medici ospedalieri e non di guardie mediche. Non vogliamo le cure intermedie. Inoltre, esigiamo l’applicazione del decreto Balduzzi che misura con il tempo la distanza tra cittadini e pronto soccorso.” Quel decreto che il presidente Ceriscioli, in una recente intervista, afferma che non si applica a nessun paese delle Marche, in quanto ognuno dista meno di 60 minuti dai pronto soccorso.

12496492_10153394383819227_2162163809994848055_oDi sicuro, se il governatore misura le distanze come ha misurato quelle tra Valleremita di Fabriano e l’ospedale di Jesi, per convalidare la chiusura del Punto Nascita dell’Engles Profili di Fabriano, forse vale la pena di soffermarsi sul metodo. Ha vanificato il problema delle distanze sulla base della propria esperienza personale. Prendendo spunto da una domenica di luglio quando era andato in visita ufficiale all’eremo e ha visto che in soli venti minuti aveva raggiunto Jesi. Scordandosi che l’ospedale sta al di là della città e non all’uscita Jesi ovest e scordandosi pure che Valleremita sfocia sì, sulla superstrada, ma oltre le undici gallerie che collegano Fabriano alla Vallesina. Pertanto pecca d’ottimismo.

12496267_10153394386234227_5699585296269915326_oAbbiamo iniziato con bugie e menzogne, finiamo con altre bugie e menzogne” ha affermato lunedì sera Alberto Alessandri, il sindaco di Cagli, quando ha dovuto arrendersi al voto della IV commissione e ha commentato quelle prescrizioni.  Ecco il perché dell’occupazione fisica e morale dell’ospedale di Sassocorvaro da parte dei sindaci. Dietro alle prescrizioni temono ci siano inghippi e scuse legali per non concedere nemmeno quelle. Intanto, l’Udc regionale si muove e chiede di sospendere l’esecutività delle determine.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

 Foto di Luca Mengoni