Da Pergola, parte una nuova crociata per la sanità pesarese

20160225_210204 (1)Pergola – È un peccato che la riunione pubblica a difesa del nosocomio pergolese, giovedì sera, non abbia lasciato spazio ad un dibattito. Eppure, nella sala gremita, c’era non solo chi aveva il diritto di difendersi dalle accuse – molto locali, personali, imbarazzanti per l’aggressività – lanciate a raffica dal sindaco Baldelli e dal fratello Antonio, capogruppo di maggioranza di “Pergola nel cuore”, ma chi anzitutto poteva fare il racconto storico e politico dei fatti e dei contatti, e rafforzare od indebolire il teorema che descrive una giunta regionale pronta a chiudere gli ospedali di Pergola, di Fano e di Urbino. Ossia una giunta che, con i suoi consiglieri ed esponenti sul territorio, promette ma non cede e prosegue imperterrita in una logica riformista non condivisa dai territori e, a dispetto, delle tante manifestazioni, dei ricorsi e degli esposti.  Qui il link del comunicato del Pd in reazione alla riunione del 25 febbraio

20160225_210222Una riunione che potrebbe dare il  via ad una nuova crociata a difesa non tanto degli ospedali ma della sanità pesarese. E proprio per quello avrebbe dovuto lasciare spazio ai dati obiettivi dei relatori come Fernanda Marotti del Forum provinciale per i beni comuni, gruppo di analisti intelligenti che dissecano i dati della sanità marchigiana per farne emergere ingiustizie e paradossi od ancora Alfredo Sadori di Articolo 32, cooperativa onlus che, tra i pochi, affronta la sanità relativamente all’aspetto dei ticket e dunque del portafoglio dei pazienti.

Per capire l’importanza dell’incontro, basta spiegare che quella diffida, quel “Giunta regionale giù le mani dall’ospedale”  si è sviluppata su un teorema con cui si sostiene che la sanità sia nelle mani di un’alleanza politica regionale che promette per calmare le anime, ma in realtà persegue obiettivi che non intercettano i bisogni e le richieste dei cittadini. Teorema che riposa su assiomi ben definiti.

Come la recente delibera della Giunta regionale delle Marche, quella del 22 febbraio, che riconverte i 13 nosocomi – tra cui Fossombrone, Cagli e Sassocorvaro – in ospedali di comunità. Una delibera votata senza tener conto delle contestazioni e che concede solo la deroga di un anno per il mantenimento dei punti di pronto intervento di Cagli e Sassocorvaro, pilastri con i Potes della rete di sicurezza e di emergenza. E non si parla nemmeno di trattative con il governo al fine di costruire delle eccezioni.

Oppure il fatto che il piano sanitario confina la provincia di Pesaro nel ruolo di parente povero della sanità marchigiana con un 2,9 posti letto ogni 1000 abitanti, di gran lunga inferiore a quelli assegnati alle altre province (la metà addirittura di quelli dati alla provincia di Ancona).

Insomma  per i fratelli Baldelli non ci si deve fidare anche perché “dove governa il Pd, gli ospedali chiudono” e guarda caso “chi dice che vuole il bene dell’ospedale di Pergola  sta al fianco di quelli che chiudono gli ospedali”.

20160225_210208Ragionamenti condivisi da una rosa di sindaci di tutte le estrazioni politiche presenti in sala. Il sindaco Cionna di Piagge, Fabrizioli di Petriano, il vice di Montecopiolo Silvi Marchini. Peserà – e molto – la testimonianza del sindaco di San Lorenzo in Campo, Dellonti, che racconterà come il governatore Ceriscioli, a Cagli, abbia dichiarato che un domani l’ospedale di Pergola chiuderà. Video dell’intervento di Dellonti

A dare un deciso spessore alla riunione è stato però il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini.

I sindaci in attesa davanti al palazzo della regioneQuando racconta le difficoltà nell’insediarsi come Presidente della Conferenza dei Sindaci dell’area Vasta 1, “ostacolato dal Pd che vede da sempre Urbino come uno sbarramento tra Costa ed Entroterra“. Che, come a Pergola, anche lui ha una minoranza che lo incalza sul perché scenda in difesa dei piccoli ospedali e non si occupi di quello di Urbino mentre lui “non vuole difendere un ospedale ma salvare la sanità della provincia e strappare qualcosa di buono alla regione”.

Ma quello che fa colpo è il suo ben articolato “J’accuse” che attacca il metodo di un partito, il Pd, che decide da solo nelle proprie sedi; si fonda su un sistema che esclude i sindaci dalle riforme; non spiega il ruolo dei poli, dell’ospedale unico, dell’integrazione dei reparti, dello spostamento del personale ed ignora i rischi della rete del pronto soccorso per la popolazione dell’entroterra”. Un crescendo che si chiude con una dichiarazione fondamentale, quella che, a breve, convocherà un’altra conferenza dei sindaci dove “chi viene viene e chi non viene si vedrà“. L’intervento di Gambini

Poi, le affermazioni del sindaco Baldelli che ripone tutti i suoi dubbi sul futuro della chirurgia, il numero dei posti letti tolti, promessi, del pronto soccorso trasformato in Ppi.

Insomma esiste un insieme di ragionamenti politici che fanno sì che, da Pergola, stia per partire una nuova crociata in difesa della sanità pesarese. E poi, gioca anche il peso della Storia. Dopo tutto i pergolesi sono spesso citati ad esempio nei comuni limitrofi, anche dal lato anconetano di Sassoferrato ed Arcevia. Si cita il loro coraggio perché “loro sì che si sono battuti per il loro ospedale“. Battuta che, di solito, si completa con un “Gente testarda che ha addirittura murato per conservare i bronzi“. Echi di battaglie lontane vinte dall’arte dell’assedio del Generale Alarico Albertini e che la giunta Baldelli I ha risvegliato in quella marcia del 2011 dove migliaia di persone hanno di nuovo manifestato a difesa dell’ospedale e che – a parere di Gambini – “è stata decisivo per mantenere quell’H di oggi sopra al Santi Donnino e Carlo”.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

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