Il Sindaco di Pergola : dobbiamo decidere del modello della sanità regionale!

L’intervento del Sindaco di Pergola all’Assemblea dell’Area Vasta1 del 17 ottore 2016

Foto di Paolo Guarducci

Foto di Paolo Guarducci

“La competenza sulla sanità è della Regione; l’ordinamento giuridico italiano, la nostra Costituzione, con le riforme che si sono succedute, conferiscono il potere dell’organizzazione sanitaria alla Regione. Ciò non toglie che i sindaci, che sono la massima autorità sanitaria sui territori, non esprimano il proprio parere sull’organizzazione sanitaria, altrimenti sarebbe troppo facile dire ai cittadini «tutto va male ma la colpa è dell’altro». Almeno facciano conoscere alla Regione qual è il nostro parere, la nostra opinione sull’organizzazione sanitaria all’interno della nostra provincia. Questo Perché? Perché diamo un suggerimento al presidente Ceriscioli. Nell’ultima conferenza dei sindaci, senza equivoci, io ho detto «questo piano nazionale non ci piace, cambiamolo. Ascoltaci, e poi sarà tua la responsabilità di avere recepito le nostre istanze o di averle rigettate». Ma questa discussione non ci sta, questa convocazione, questa discussione sui criteri, sui parametri da adottare per l’individuazione dell’ospedale unico non la condividiamo, perché prima questa conferenza dei sindaci deve esprimere la propria opinione sul modello sanitario di organizzazione ospedaliera che noi vogliamo sul nostro territorio. Poi se questa conferenza, che dà un parere consultivo – perché non spetta a noi individuare i siti né dire cosa debba esserci in quel contenitore, ma la competenza, come dice la Costituzione, è della Regione – ma se la conferenza è consultiva significa che noi dobbiamo esprimere un nostro parere, un nostro giudizio. E il nostro giudizio non è soltanto sui criteri di individuazione di un ospedale unico, se prima non abbiamo valutato che tipo di organizzazione sanitaria noi vogliamo sul nostro territorio. Se poi questa conferenza decide che vogliamo – adesso va di moda – un’organizzazione sanitaria baricentrica, questa conferenza dà questo parere alla Regione Marche. Questa conferenza crede che sia necessaria un’organizzazione sanitaria e ospedaliera di tipo policentrico – perché anche questa parola è di moda – ossia più strutture ospedaliere che facciano da filtro verso anche una nuova struttura di cui può aver diritto Pesaro, nessuno lo nega, verso una nuova struttura di cui può aver diritto Fano, nessuno lo nega, però non lo chiamate – come tutti i sindaci qui dentro lo hanno chiamato – “ospedale unico”, perché in italiano “ospedale unico” ha un solo significato: UNICO, UNO. E il presidente della Regione non ha smentito questa posizione, perché ha chiaramente detto «Avete mai visto più specialisti sparsi in tanti ospedali? No, devono essere concentrati in un’unica struttura». Ora, io ho difficoltà a recepire questo ragionamento per la nostra Regione, ma l’ho non solo perché qualche comitato ci dice che in Emilia Romagna c’è una struttura policentrica, che in Umbria c’è una struttura policentrica. Non c’è bisogno di andare in Romagna e in Umbria, basta affacciarsi al di là di alcuni comuni della nostra provincia e vedere ad Ancona la realizzazione di una struttura policentrica. 4,6 posti letto per ogni 1000 abitanti contro i 2,6 posti letto ogni 1000 abitanti della nostra provincia, una forte disparità. Io ho chiesto anche ad altri colleghi, in modo particolare al sindaco di Pesaro che ho ascoltato attentamente, visto che è il sindaco del capoluogo di provincia, di ascoltare anche gli altri. Detto questo, la rete policentrica che abbiamo nella provincia di Ancona – Senigallia, Ancona, Osimo, Fabriano e Jesi – è una struttura composta da più ospedali che fanno da filtro verso gli ospedali che garantiscono poi l’eccellenza. Perché a me non interessa – insieme ad altri colleghi – una sanità di tipo privatistico? Il privato ben venga, in funzione concorrenziale al pubblico, ma con investimenti suoi, non con investimenti della nostra regione o in sostituzione al pubblico, perché il privato ci tiene moltissimo a fare per esempio una cataratta – cataratta, vorrei informare, che secondo le disposizioni nazionali potrebbe non rientrare più nei livelli essenziali di assistenza -. È chiaro che è un grosso business. Ma i pronto soccorso, che salvano la vita ai nostri cittadini, dove li avremo, visto che sono stati tutti smantellati progressivamente? Quei reparti che salvano la vita quando c’è un incidente, che ti stabilizzano e poi ti portano all’ospedale dove fanno le operazioni di eccellenza, dove li avremo? Allora oggi non si può discutere sui criteri, oltretutto con questa segretezza sulla decisione della regione. La regione, con il suo algoritmo, ha identificato questo sito, che segreto dobbiamo mantenere? Poi ognuno di noi assumerà le sue posizioni. Non siamo favorevoli all’individuazione dei criteri per l’ospedale unico perché, come definito dal piano sanitario regionale, che è l’unica legge in vigore sulla sanità – non esistono altre fantasie che ci vengono a raccontare – l’unica legge è sull’ospedale unico a pagina 225 del piano sanitario, ormai superato (approvato a Natale 2011) perché riguarda il piano 2012-2014: non è un ospedale di eccellenza ma è il consolidamento, a nord della regione, dell’Azienda Ospedaliera Ospedali riuniti Marche Nord ad integrazione delle realtà di Pesaro e Fano. Nessuno mette in discussione la possibilità che i sindaci di Pesaro e Fano decidano di costruire una nuova struttura: chi ha mai detto no a un nuovo ospedale? Però poi c’è una riga che mette in discussione tutto quello che ci hanno raccontato fino ad oggi: con la realizzazione di una struttura unica per la copertura del bisogno di cura e assistenza al livello minimo – minimo! E minimo non sono le specialità, le eccellenze – di area vasta, quindi non di Pesaro e Fano, ma di tutta la provincia di Pesaro e Urbino. Questa è la legge della nostra regione. Questa conferenza, presidente, le dà mandato di convocare una nuova conferenza dei sindaci dove si discuta del modello organizzativo che noi vogliamo nella nostra provincia. Potrebbe essere anche quello che attualmente è inserito nel piano sanitario regionale, perché io esprimo il parere della mia amministrazione, della mia comunità, e non del resto dei sindaci di questa provincia eletti democraticamente. A quel punto, quando avremo scelto il modello organizzativo baricentrico o policentrico, potremo dire dove deve stare questo ospedale. Ma questa conferenza dei sindaci non ha mai deciso il modello organizzativo. Da ultimo, caro presidente, è la stessa regione a dirci che nel momento in cui approva il piano sanitario regionale ci deve essere, raccomandandola alla regione stessa, un’analisi costi-benefici prima della scelta o dell’individuazione di qualsiasi sito per l’ospedale unico. Io non so se la regione Marche abbia fatto questa analisi, ma so una cosa per certo, che a questa conferenza dei sindaci mai è stata presentata un’analisi costi-benefici. Aggiungo di più, che l’analisi costi-benefici non deve essere soltanto rivolta all’ospedale unico, ma deve essere un’analisi costi-benefici complessiva su più strutture ospedaliere della nostra organizzazione assistenza ospedaliera, un’analisi costi-benefici sulla ristrutturazione dei vari plessi di Pesaro e di Fano per potenziare quelle strutture ospedaliere. Inoltre, per quanto riguarda la mobilità passiva, ci deve dire perché nel 2011 la mobilità passiva era di 26 milioni e 600.000 euro e la mobilità passiva nel 2014 – dati AGENAS – ha raggiunto i 46 milioni e 146mila euro. E volete sapere quando è scoppiata la mobilità passiva? Quando è stata inserita nel piano sanitario regionale l’idea – non la realizzazione, soltanto l’idea dell’ospedale unico -, soltanto con quell’idea e lo smantellamento di tutti gli altri ospedali, da ultimo anche quello di Fano, la mobilità passiva è schizzata verso l’alto. Ai miei colleghi che dicono che i pazienti di Sassocorvaro vengono trasferiti a Pergola, dico – e lo do per certezza – che i pazienti di Pergola vengono trasferiti a Sassocorvaro. Questa è l’organizzazione sanitaria nel nostro territorio, dopo aver chiuso in questi giorni la chirurgia perché non abbiamo più medici nemmeno in chirurgia. Se solo l’idea dell’ospedale unico ha chiuso tutte le nostre strutture, pensate una volta che avranno costruito l’ospedale unico e saranno arrivati i privati, che tipo di assistenza ospedaliera avremo.Questa è la strategia usata: ti assicuri che le cose non funzionino, la gente si arrabbia e tu consegni al privato. Questo è quello che sta accadendo nella nostra provincia”.