La Crescia di Frontone, piatto tipico nell’albo delle De.Co

Frontone - La crescia di Frontone è De.Co. Ha ottenuto la denominazione comunale di origine. Un'invenzione del critico enogastronomico Veronelli per rendere esclusive le produzioni di nicchia di un comune. Un potente strumento di promozione del comprensorio soprattutto se si fa scrigno di un infinità di prodotti agricoli.  Ad annunciarlo è stato il sindaco di Frontone, Francesco Passetti che, nel talk-cooking show presentato dal direttore di Tipicità, Angelo Serri, alla “Festa della Crescia e dello Spignolo” organizzata dalla Pro loco questo fine settimana, ha anche presentato il suo logo.   A far ottenere il prezioso riconoscimento voluto dal Comune perché «cristallizza una ricetta e la consegna al futuro» - spiega il sindaco Passetti - è stato lo storico dell'enogastronomia Piergiorgio Angelini su incarico del Comune. Le sue ricerche hanno codificato questo “antico pane azzimo schiacciato” usato dagli eserciti, dai popoli nomadi, dai ceti più poveri perché si cuoceva nel focolare. Per meritare il titolo deve avere una consistenza morbida, leggermente friabile, un diametro tra i 20 e i 25 centimetri ed essere spessa tra i 3 e i 5 millimetri.   «L’aggiunta all’impasto di condimenti come strutto, uova, sale, pepe e, a volte, anche elementi dolcificanti – commenta - distingue le cresce dalle semplici piade fatte con farina, acqua, poco sale e fa pensare alle focacce sacrificali offerte agli dei pagani.» Cresce rituali citate nelle tavole di bronzo eugubine (sec. VII a.C.), in cerimoniali religiosi degli antichi popoli Safini o Paleoumbri gestiti dal collegio sacerdotale dei “Fratres Atiedii”, che avevano il loro più antico santuario presso Montefano o sopra Attidium vicino a Fabriano. «Personalmente – conclude lo storico - credo che l'etimologia derivi dalla dea romana delle messi, Cerere, da cui deriva il termine cereali e quindi le cresce sono le focacce sacre a Cerere, cui venivano anche offerte ritualmente.»    Comunque, che Frontone sia il feudo della crescia è cosa risaputa. Attira oltre 20mila golosi ogni anno nei due locali storici nel borgo medievale del Castello. «È solo farina, uova, strutto e sale» precisa la cuoca Catia della “Taverna della Rocca” -. «Il segreto è nella cottura – aggiungono  Fausto e Marta del “Ristorante Amabile” -. Niente testo, teglia, padella. Si cuoce sulla graticola, a pochi centimetri dalle braci e la legna proviene dal Monte Catria donandole quel profumo che la contraddistingue.» Tempi di attesa ridotti al minimo, si porta ovunque ed è farcita di salsiccia, salumi, formaggi, erbe di campo. La crescia di Frontone, il “fast good” De.Co. che fa la differenzaFrontone – La crescia di Frontone è De.Co. Ha ottenuto la denominazione comunale di origine. Un’invenzione del critico enogastronomico Veronelli per rendere esclusive le produzioni di nicchia di un comune. Un potente strumento di promozione del comprensorio soprattutto se si fa scrigno di un infinità di prodotti agricoli.
Ad annunciarlo è stato il sindaco di Frontone, Francesco Passetti che, nel talk-cooking show presentato dal direttore di Tipicità, Angelo Serri, alla “Festa della Crescia e dello Spignolo” organizzata dalla Pro loco questo fine settimana, ha anche presentato il suo logo.
Grand Tour delle Marche - Festa della Crescia e dello Spignolo di Frontone - Crescia decoA far ottenere il prezioso riconoscimento voluto dal Comune perché «cristallizza una ricetta e la consegna al futuro» – spiega il sindaco Passetti – è stato lo storico dell’enogastronomia Piergiorgio Angelini su incarico del Comune. Le sue ricerche hanno codificato questo “antico pane azzimo schiacciato” usato dagli eserciti, dai popoli nomadi, dai ceti più poveri perché si cuoceva nel focolare. Per meritare il titolo deve avere una consistenza morbida, leggermente friabile, un diametro tra i 20 e i 25 centimetri ed essere spessa tra i 3 e i 5 millimetri.
«L’aggiunta all’impasto di condimenti come strutto, uova, sale, pepe e, a volte, anche elementi dolcificanti – commenta – distingue le cresce dalle semplici piade fatte con farina, acqua, poco sale e fa pensare alle focacce sacrificali offerte agli dei pagani.» Frontone - La crescia di Frontone è De.Co. Ha ottenuto la denominazione comunale di origine. Un'invenzione del critico enogastronomico Veronelli per rendere esclusive le produzioni di nicchia di un comune. Un potente strumento di promozione del comprensorio soprattutto se si fa scrigno di un infinità di prodotti agricoli.  Ad annunciarlo è stato il sindaco di Frontone, Francesco Passetti che, nel talk-cooking show presentato dal direttore di Tipicità, Angelo Serri, alla “Festa della Crescia e dello Spignolo” organizzata dalla Pro loco questo fine settimana, ha anche presentato il suo logo.   A far ottenere il prezioso riconoscimento voluto dal Comune perché «cristallizza una ricetta e la consegna al futuro» - spiega il sindaco Passetti - è stato lo storico dell'enogastronomia Piergiorgio Angelini su incarico del Comune. Le sue ricerche hanno codificato questo “antico pane azzimo schiacciato” usato dagli eserciti, dai popoli nomadi, dai ceti più poveri perché si cuoceva nel focolare. Per meritare il titolo deve avere una consistenza morbida, leggermente friabile, un diametro tra i 20 e i 25 centimetri ed essere spessa tra i 3 e i 5 millimetri.   «L’aggiunta all’impasto di condimenti come strutto, uova, sale, pepe e, a volte, anche elementi dolcificanti – commenta - distingue le cresce dalle semplici piade fatte con farina, acqua, poco sale e fa pensare alle focacce sacrificali offerte agli dei pagani.» Cresce rituali citate nelle tavole di bronzo eugubine (sec. VII a.C.), in cerimoniali religiosi degli antichi popoli Safini o Paleoumbri gestiti dal collegio sacerdotale dei “Fratres Atiedii”, che avevano il loro più antico santuario presso Montefano o sopra Attidium vicino a Fabriano. «Personalmente – conclude lo storico - credo che l'etimologia derivi dalla dea romana delle messi, Cerere, da cui deriva il termine cereali e quindi le cresce sono le focacce sacre a Cerere, cui venivano anche offerte ritualmente.»    Comunque, che Frontone sia il feudo della crescia è cosa risaputa. Attira oltre 20mila golosi ogni anno nei due locali storici nel borgo medievale del Castello. «È solo farina, uova, strutto e sale» precisa la cuoca Catia della “Taverna della Rocca” -. «Il segreto è nella cottura – aggiungono  Fausto e Marta del “Ristorante Amabile” -. Niente testo, teglia, padella. Si cuoce sulla graticola, a pochi centimetri dalle braci e la legna proviene dal Monte Catria donandole quel profumo che la contraddistingue.» Tempi di attesa ridotti al minimo, si porta ovunque ed è farcita di salsiccia, salumi, formaggi, erbe di campo. La crescia di Frontone, il “fast good” De.Co. che fa la differenzaCresce rituali citate nelle tavole di bronzo eugubine (sec. VII a.C.), in cerimoniali religiosi degli antichi popoli Safini o Paleoumbri gestiti dal collegio sacerdotale dei “Fratres Atiedii”, che avevano il loro più antico santuario presso Montefano o sopra Attidium vicino a Fabriano. «Personalmente – conclude lo storico – credo che l’etimologia derivi dalla dea romana delle messi, Cerere, da cui deriva il termine cereali e quindi le cresce sono le focacce sacre a Cerere, cui venivano anche offerte ritualmente.» 
Comunque, che Frontone sia il feudo della crescia è cosa risaputa. Attira oltre 20mila golosi ogni anno nei due locali storici nel borgo medievale del Castello. «È solo farina, uova, strutto e sale» precisa la cuoca Catia della “Taverna della Rocca” -. «Il segreto è nella cottura – aggiungono  Fausto e Marta del “Ristorante Amabile” -. Niente testo, teglia, padella. Si cuoce sulla graticola, a pochi centimetri dalle braci e la legna proviene dal Monte Catria donandole quel profumo che la contraddistingue.»
Frontone - La crescia di Frontone è De.Co. Ha ottenuto la denominazione comunale di origine. Un'invenzione del critico enogastronomico Veronelli per rendere esclusive le produzioni di nicchia di un comune. Un potente strumento di promozione del comprensorio soprattutto se si fa scrigno di un infinità di prodotti agricoli.  Ad annunciarlo è stato il sindaco di Frontone, Francesco Passetti che, nel talk-cooking show presentato dal direttore di Tipicità, Angelo Serri, alla “Festa della Crescia e dello Spignolo” organizzata dalla Pro loco questo fine settimana, ha anche presentato il suo logo.   A far ottenere il prezioso riconoscimento voluto dal Comune perché «cristallizza una ricetta e la consegna al futuro» - spiega il sindaco Passetti - è stato lo storico dell'enogastronomia Piergiorgio Angelini su incarico del Comune. Le sue ricerche hanno codificato questo “antico pane azzimo schiacciato” usato dagli eserciti, dai popoli nomadi, dai ceti più poveri perché si cuoceva nel focolare. Per meritare il titolo deve avere una consistenza morbida, leggermente friabile, un diametro tra i 20 e i 25 centimetri ed essere spessa tra i 3 e i 5 millimetri.   «L’aggiunta all’impasto di condimenti come strutto, uova, sale, pepe e, a volte, anche elementi dolcificanti – commenta - distingue le cresce dalle semplici piade fatte con farina, acqua, poco sale e fa pensare alle focacce sacrificali offerte agli dei pagani.» Cresce rituali citate nelle tavole di bronzo eugubine (sec. VII a.C.), in cerimoniali religiosi degli antichi popoli Safini o Paleoumbri gestiti dal collegio sacerdotale dei “Fratres Atiedii”, che avevano il loro più antico santuario presso Montefano o sopra Attidium vicino a Fabriano. «Personalmente – conclude lo storico - credo che l'etimologia derivi dalla dea romana delle messi, Cerere, da cui deriva il termine cereali e quindi le cresce sono le focacce sacre a Cerere, cui venivano anche offerte ritualmente.»    Comunque, che Frontone sia il feudo della crescia è cosa risaputa. Attira oltre 20mila golosi ogni anno nei due locali storici nel borgo medievale del Castello. «È solo farina, uova, strutto e sale» precisa la cuoca Catia della “Taverna della Rocca” -. «Il segreto è nella cottura – aggiungono  Fausto e Marta del “Ristorante Amabile” -. Niente testo, teglia, padella. Si cuoce sulla graticola, a pochi centimetri dalle braci e la legna proviene dal Monte Catria donandole quel profumo che la contraddistingue.» Tempi di attesa ridotti al minimo, si porta ovunque ed è farcita di salsiccia, salumi, formaggi, erbe di campo. La crescia di Frontone, il “fast good” De.Co. che fa la differenzaTempi di attesa ridotti al minimo, si porta ovunque ed è farcita di salsiccia, salumi, formaggi, erbe di campo. La crescia di Frontone, il “fast good” De.Co. che fa la differenza.
Véronique Angeletti@civetta.tv
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