Made in Italy: l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti in etichetta

Foto articolo etichettaturaApprovato  l’emendamento ‘Made in Italy’ che dispone l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Ad oggi in Italia l’obbligo di indicazione d’origine esiste solo per pelati e concentrati di pomodoro, latte e derivati, riso, grano della pasta e pollo. A livello Ue riguarda invece anche la carne di pollo e i suoi derivati, la carne bovina, la frutta e la verdura fresche, le uova, il miele, l’olio extravergine di oliva e il pesce.

Ora, con l’emendamento approvato dalle Commissioni Lavori pubblici e Affari costituzionali del Senato, viene data la possibilità di estendere l’obbligo anche ad altri alimenti. Per ora, in attesa del decreto necessario, restano ancora senza l’etichetta d’origine i salumi, la carne di coniglio, la carne trasformata, le  marmellate e i succhi di frutta, i legumi in scatola, la frutta e la verdura essiccata, il pane, le insalate in busta e i sottoli.

Esulta la Coldiretti che da almeno 15 anni porta avanti questa battaglia. ” L’etichettatura di origine obbligatoria degli alimenti – spiega l’associazione – è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2001 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, ma resta l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero. Pertanto è positiva una legge a tutela della salute pubblica, della trasparenza nei confronti dei consumatori e in favore di chi produce cibo italiano di qualità grazie alla possibilità di distinguersi da prodotti che arrivano dall’estero, soprattutto da Paesi che hanno legislazioni molto più permissive su, ad esempio, l’uso di fitofarmaci dannosi alla salute o pratiche illegali come lo sfruttamento del lavoro minorile. Resta sempre aperto il fronte europeo dove Coldiretti, insieme ad altre associazioni agricole dei Paesi membri, chiede all’Ue di estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti nell’Unione Europea“.

FCS-etichette-alimentariServono 1 milione di firme da consegnare entro l’autunno di questo anno. Nelle Marche, Coldiretti, attraverso i suoi uffici di zona ma soprattutto i suoi agriturismi e i mercati di Campagna Amica ha già raccolto 13mila firme.

E’ un passaggio epocale che rende giustizia ai 15 anni di battaglia solitaria che Coldiretti ha fatto nella volontà di una maggiore trasparenza della filiera e al desiderio dei cittadini che esigono l’indicazione di origine di ciò che acquistano – commenta da Coldiretti Marche, la presidente Maria Letizia Gardoni – Questo posizionamento rende l’Italia pioniera in Europa ed è per questo che continuerà con ancora più fermezza la nostra raccolta firme affinché la Commissione europea prenda la decisione di rendere universalmente obbligatoria l’etichettatura di origine in tutti i paesi membri”.  

Mentre per Federalimentare, le norme che possono migliorare le informazioni per i consumatori sui prodotti alimentari sono fondamentali ma, in materia di etichettatura devono essere discusse e condivise a livello europeo e non solo italiano. La difesa della trasparenza dei prodotti e dell’informazione dei consumatori è sacrosanta a maggior ragione quando riguarda la difesa del nostro Made in Italy – precisa il presidente Vacondio – ma la questione dell’etichettatura è materia armonizzata a livello europeo; questo proprio per evitare di introdurre obblighi valevoli per le sole imprese nazionali che, in questo modo, sarebbero le uniche a sostenere l’aggravio dei relativi costi, trovandosi così in svantaggio competitivo rispetto alle altre imprese dell’Ue che non si vedrebbero applicare tale normativa. Fughe in avanti come la tendenza all’introduzione di norme nazionali su materie armonizzate a livello comunitario è penalizzante e nociva per il nostro Paese. Per questo – conclude – Federalimentare auspica una modifica della proposta attuale e una riapertura del dibattito in sede europea“.

Fonte Ufficio Coldiretti Marche e Ansa

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