Cibi da evitare per ridurre il rischio di cancro. Le informazioni del sito Farmamente

Ci si interroga spesso sul “perchè” il cancro, in tutte le sue forme, si presenti con sempre maggiore insistenza nella popolazione. Risulta infatti evidente anche ai non esperti che attualmete vi sia, rispetto al passato, un innegabile aumento di varie forme tumorali, sia nella tipologia che nella frequenza. Una crescita statistica così ampia dei casi di tumore può essere spiegata solo introducendo come agente eziologico un fattore di inquinamento ambientale, fattore che non si circoscrive unicamente alla classica contaminazione industriale, che pur esiste, ma coinvolge anche la sfera alimentare.
Questa ipotesi, che ormai è una certezza, pone le basi per la domanda che tutti noi ci facciamo: “come posso prevenire o ridurre il rischio di sviluppare il cancro?”
 
Consapevoli della presa emotiva che tale dilemma ha sulla popolazione, riviste specializzate, programmi televisivi tematici e pubblicità d’ogni genere ci bombardano con informazioni sulla corretta alimentazione da seguire per rimanere in salute. Pochi sanno però che le minacce possono venire non solo da uno scorretto stile alimentare, ma anche da una cattiva conservazione dei cibi.
Secondo l’ American Cancer Society quasi 4 casi di tumore su 10 hanno origine alimentare (il 40%!!!), un dato questo che non si può certamente trascurare.
Andiamo quindi a vedere alcune semplici informazioni che ci possono aiutare nella vita di tutti i giorni per ridurre il rischio di contrarre questa terribile malattia.
I CIBI DA EVITARE E LE ATTENZIONI DA AVERE PER PREVENIRE IL CANCRO in 6 punti
La doverosa premessa da fare prima di leggere l’articolo è che il buon senso deve sempre guidare il nostro giudizio. Un “alimento con probabile attività cancerogena” non è certo paragonabile ad un veleno mortale, non ne basta sicuramente un piatto per uccidere un uomo. La definizione appena citata ha infatti un valore puramente “statistico” e sta ad indicare la probabilità che l’uso ABITUALE di quell’alimento può avere nel favorire lo sviluppo di neoplasie.
Vediamo quali sono i 5 alimenti principali di cui evitare l’uso frequente.
1) ALIMENTI CARBONIZZATI, TROPPO COTTI E ALIMENTI AFFUMICATI
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Un alimento, se viene cotto a temperature troppo elevate fino al punto da presentare alcune zone carbonizzate, può contenere sostanze cancerogene. La carbonizzazione infatti indica che in quelle aree la temperatura ha raggiunto almeno i 700°C e che quasi sicuramente si sono prodotti localmente IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI (IPA o PAH in inglese), come ad esempio il Benzopirene, dal noto potere cancerogeno e immunosoppressore.
Gli IPA vengono prodotti soprattutto durante i trattamenti termici ad alta temperatura. Si trovano quindi soprattutto nei cibi affumicati (carni, pesci, bevande) e negli alimenti bruciacchiati (carni alla griglia, pane tostato, ecc)
Gli IPA si sono rivelati responsabili di vari tumori come quello del POLMONE, della VESCICA e dell’ESOFAGO.
Risulta pertanto quanto mai opportuno evitare di cuocere i cibi a temperature troppo elevate o, eventualmente, scartare successivamente le parti carbonizzate.
 
2)PRODOTTI LAVORATI DELLA CARNE: INSACCATI PRECOFEZIONATI
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Gli insaccati e i salumi preconfezionati contengono NITRITI (NO2) e NITRATI (NO3) come agenti antimicrobici e antisettici. Essi sono responsabili della colorazione rossa della carne lavorata (wurstel, mortadella, insaccati in genere). Nitriti e nitrati, nell’ambiente acido dello stomaco formano delle NITROSAMINE, dei potenti cancerogeni responsabili dei tumori allo STOMACO e all’ ESOFAGO. Nelle donne in gravidanza queste sostanze tossiche contribuiscono all’insorgenza di malformazioni nel feto fino a causare l’aborto se l’esposizione, in alte dosi, avviene nei primi mesi di gravidanza.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato i nitrati e i nitriti come sostanze probabilmente cancerogene per gli esseri umani.
L’ente Americano FDA ha definito le nitrosamine come “…uno dei più potenti gruppi di sostanze cancerogene mai scoperto”
Nonostante ciò questi conservanti continuano ad essere addizionati ai prodotti lavorati della carne perché sono essenziali per impedire lo sviluppo di microorganismi patogeni molto  pericolosi, tra cui il Clostridium botulinum che causa il botulino.
Le  attuali normative di legge che regolano l’uso dei nitriti/nitrati, come additivi  alimentari, sono basate sul principio che consente il loro utilizzo in piccole quantità per  i cibi in cui il rischio di una possibile contaminazione  da botulino è molto maggiore del rischio di contrarre un tumore. In ogni caso, il limite massimo di nitrito ammissibile per la  legge italiana è di 150 milligrammi per chilogrammo di prodotto  alimentare.
Quindi niente più salumi preconfezionati?
 
Ovviamente no, basta però non esagerare nelle quantità. Un utile metodo per prevenire la formazione delle nitrosamine dagli alimenti preconfezionati è aumentare l’assunzione quotidiana di VITAMINA C ,presente soprattutto in frutta e verdura.
La vitamina C infatti ha la proprietà di neutralizzare la formazione delle nitrosammine e non a caso essa viene spesso  aggiunta ai prodotti lavorati della carne proprio a tal scopo.
 
3) ALIMENTI A CONTATTO COL PVC (polivinilcloruro)
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La comune pellicola alimentare, la più diffusa, è fatta in PVC (polivinilcloruro),  una materia plastica molto versatile e largamente utilizzata, identificabile dal simbolo:

Alla pellicola di PVC vengono spesso aggiunti agenti plastificanti, gli FTALATI,  per renderla più flessibile e aderente. Queste sostanze però, essendo affini ai grassi presenti negli alimenti, possono migrare nei cibi a seguito del contatto con essi, specie se prolungato.
Gli ftalati sono classificati dalla IARC come possibili cancerogeni per l’uomo” e mostrano anche un’attività interferente endocrina causando problemi nella genesi degli spermatozoi. Possono quindi aggravare l’infertilità maschile.
La pericolosità del PVC non è dovuta soltanto agli additivi in esso contenuti, ma anche a molecole tossiche da lui rilasciate direttamente come il MONOCLORURO DI VINILE, un cancerogeno che favorisce l’insorgenza di forme tumorali al FEGATO, di LEUCEMIE, di LINFOMI e di neoplasie POLMONARI.
Il grado di tossicità indotto dal PVC a carico dell’alimento è determinato da diverse variabili:
      • il tempo di contatto con l’alimento
      • la temperatura ambientale
      • il tipo di cibo (abbiamo detto che gli alimenti grassi assorbono meglio i composti clorurati ceduti dal PVC).
4) ALIMENTI VENUTI A CONTATTO CON L’ALLUMINIO
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Che siano cotti o crudi non importa, gli alimenti venuti a contatto con l’ALLUMINIO vanno evitati. Leghe di questo metallo vengono comunemente impiegate per produrre tantissimi articoli di uso quotidiano, alcuni anche in campo alimentare come pentole, caffettiere, vaschette di cottura/conservazione per alimenti e, non ultima per importanza, la comune “carta alluminio” con cui tutti noi avvolgiamo i cibi per conservarli meglio.
L’alluminio di fatto è il metallo più impiegato grazie alle sue doti di leggerezza, resistenza e capacità di trasmissione uniforme del calore su tutte le superfici, evitando il rischio di bruciatura del cibo.
Si è visto tuttavia che l’alluminio può essere assorbito dagli alimenti, specie dopo tempi di contatto prolungati, ed essere di conseguenza ingerito con essi. L’alluminio è in grado di interferire negativamente sul nostro Sistema Nervoso Centrale, addirittura rientra nella lista di sostanze che si sospettano (non c’è ancora la certezza) essere una delle cause della Sindrome di Alzheimer.
In un parere del 3 maggio 2017 espresso sull’argomento dal nostro Ministero della Salute (ecco il link) si legge:
“Le  più  recenti  pubblicazioni non  hanno  prodotto dati  a  sostegno del diretto  coinvolgimento  dell’alluminio  nella  genesi  dell’Alzheimer. Per contro l’alluminio può aumentare la morte neuronale e lo stress ossidativo a livello cerebrale; per cui non va escluso  un  ruolo nell’aggravare  o  accelerare  i  sintomi e  l’insorgenza  di  patologie neurodegenerative umane”.
 
5) ALIMENTI CHE CONTENGONO ASPARTAME
L’ aspartame, come tutti noi sappiamo, è un dolcificante artificiale. E’ utilizzato in oltre 6000 prodotti dietetici fra i quali bevande,  gomme da masticare, dolciumi, caramelle, yogurt, farmaci, in particolare  sciroppi e antibiotici per bambini.
La quantità giornaliera di assunzione di aspartame permessa dalle normative vigenti è di 50 e 40 mg/Kg di peso corporeo, rispettivamente negli USA ed l’UE.
Da uno studio sistematico effettuato dall’Istituto Ramazzini (ecco il link), un centro di ricerca d’eccellenza tutto italiano, su gruppi di ratti da laboratorio a cui sono state somministrate dosi crescenti di aspartame, è risultato che:
      • l’aspartame induce un aumento dose-dipendente, statisticamente significativo, dell’incidenza di LINFOMI e LEUCEMIE nelle femmine di ratto.
      • l’integrazione della dieta con aspartame non induce alcuna riduzione del peso corporeo degli animali trattati  rispetto ai non trattati.
 
6) ALIMENTI CON ELEVATO INDICE GLICEMICO
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L’ “indice glicemico” esprime la capacità che ha un alimento di rilasciare gli zuccheri in esso contenuti in funzione del tempo. Si tratta quindi di una misura “cinetica” che valuta il variare della concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia) in funzione del tempo.
Ponendo il tempo a 0 (zero) in coincidenza col pasto, alcuni alimenti rilasciano gli zuccheri, in essi contenuti, tutti e subito nel circolo ematico (es. pane bianco, alimenti da forno prodotti con farine raffinate doppio zero, bibite gassate come cole, gazzose, aranciate, ecc..) generando una rapida impennata della glicemia [alto indice glicemico] (curva 1 nella fig. seguente), altri invece li cedono con maggiore gradualità nel tempo producendo un picco glicemico di minore entità (es. farine integrali, frutta, verdura ecc…) in questo secondo caso gli zuccheri circolaranno nel sangue per più tempo [basso indice glicemico] (curva 2 nella fig. seguente):
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Perchè questo indicatore è importante?
 
Tutte le cellule si nutrono di zuccheri semplici (glucosio) per ottenere l’energia di cui necessitano per vivere e le cellule tumorali, avendo un metabolismo accelerato, ne hanno bisogno in quantità maggiore delle sane. Da ciò risulta intuitivo capire come una grande disponibilità di zuccheri nel sangue possa agevolare la proliferazione proprio delle cellule neoplastiche. Tuttavia, dagli ultimi studi effettuati, non sembra essere solo questo il motivo che dovrebbe indurre tutti noi ad evitare di consumare cibi al alto indice glicemico; occorre infatti rivolgere l’attenzione anche all’altro attore che interviene in questo quadro: l’INSULINA.
L’insulina è l’ormone che permette a tutte le cellule di assorbire il glucosio circolante dal sangue. Essa viene prodotta dal pancreas proprio come risposta all’aumento della glicemia, ma la sua funzione non si esaurisce solo nell’ “aprire le porte” cellulari al glucosio; l’insulina infatti, parallelamente, stimola anche la produzione di un fattore di crescita (chiamato IGF-1) che è un vero “fertilizzante” per le cellule in generale e per quelle cancerose in particolare che accelerano, in tal modo, la loro proliferazione.
Da qui la raccomandazione di evitare di consumare cibi ad alto indice glicemico.
Ecco una tabella da cui potrete trarre le vostre conclusioni:
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Le farine integrali e i suoi derivati sono alimenti con un minor indice glicemico rispetto agli corrispettivi prodotti fatti con farine raffinate (“zero” e soprattutto “doppio-zero”). Anche per questo mangiare integrale è molto più salutare.
CONCLUSIONI
Per rimanere in salute occorrono poche accortezze e tanto buon senso. Conviene seguire con assiduità poche norme alimentari e di comportamento dal valore universalmente riconosciuto piuttosto che adottare regimi alimentari di difficile applicazione sul lungo periodo.
Sottolineo il concetto di “lungo periodo” perchè la prevenzione produce i suoi frutti solo se diventa una filosofia di vita da applicare tutti i giorni, risulterebbe inutile quindi porre l’asticella degli obiettivi più in alto delle proprie possibilità o delle nostre reali intenzioni.
Dott. Stefano Teodori