Un’area vasta montana dalla Carpegna fino ai Sibillini

12674262_10206948396642177_591370323_nFabriano – La miglior difesa è l’attacco. Dagli Stati Generali della Montagna marchigiana che, venerdì 5 febbraio, si sono tenuti nella città della carta, nasce l’idea di un’altra area vasta, quella montana. Il motto e la proposta sono del sindaco Giancarlo Sagramola, quale presidente dell’Um Esino Frasassi e fa da filigrana al convegno promosso dall’Uncem sul primo anno di vita delle Unioni Montane. Un tavolo politico-amministrativo dove per la politica regionale partecipava l’assessore Angelo Sciapichetti e per quella nazionale il presidente dell’Uncem, l’on. Enrico Borghi; mentre sul piano amministrativo riuniva tutte le U.M. delle Marche.

12665837_10206948397042187_1737143482_nDa Fabriano, insomma è partita la richiesta di una legge specifica a livello nazionale e regionale che “inquadri, dia sicurezza, smetta di lavorare a spot ma per step” ha commentato Romina Pierantoni, il sindaco di Borgo Pace, presidente dell’U.M. dell’Alta Valle del Metauro. Riflessioni condivise da chi amministra le Unioni dal Carpegna fino ai Sibillini.

Non si tratta di assistenza – commenta Sagramola – ma di ottenere quello che ci è dovuto perché la montagna dà già i suoi contributi all’economia e al benessere delle Marche in risorse ed in potenzialità”.

Un futuro su cui aleggia ansia confortata negativamente da una sanità regionale che per tanti sindaci è lo specchio di una politica che depotenzia le strutture, impoverisce la rete dei servizi. Pertanto reagiscono al fine di recuperare, e pure subito, spazi veri di manovra partendo anche delle risorse interne.

Come l’acqua, i funghi e i tartufi, la gestione del paesaggio e non solo, perché le Unioni Montane non sono banali custodi ma progettisti dello sviluppo e queste sono risorse che devono entrare nei loro bilanci.

12659716_10206948399762255_729706285_n - CopiaIl report sui problemi o le sfide della montagna lo fa Sagramola che trova consenso da parte di tutti presenti. Dai sindaci che hanno la presidenza delle U.M. e da quelli che i monti li vivono solo a margine. Come Tolentino o Cupramontana. Problemi affrontati per settori che però intersecandosi dimostrano come la montagna sia area disagiata con una sanità presente con «soli quattro ospedali a servizio del 55% del territorio mentre la costa ne ha nove»; abbia trasporti poco integrati ed oggetti di continui tagli dei servizi ferroviari; una popolazione invecchiata che vive in territori marginali; giostri con risorse sempre più ridotte per i servizi sociali nonostante i territori delle U.M. coincidano con gli Ambiti territoriali sociali.

Sfide che trovano in quella nuova area vasta tutta da costruire una nuova modalità di fare politica, di ripartire le risorse, di applicare strumenti come l’Accordo di programma ex Antonio Merloni e quello messo a disposizione dalla strategia delle aree Interne – la prima area pilota nazionale si trova nell’entroterra che corre da Sassoferrato fino a Piobbico -; il rilancio del servizio alle imprese sul modello meccano, dell’artigianato tipico e dell’agricoltura innovativa.

12659651_10206948398882233_1545626078_n - CopiaEsiste una questione politica spiega l’onorevole Enrico Borghi che condivide la posizione del vescovo Vecerrica che accusa la Costa di volersi accalappiare le risorse della montagna e soprattutto inquadra le sfide e i problemi della montagna attraverso l’enciclica di Papa Francesco Articolo sull’intervento del Vescovo Vecerricache affronta sfide mondiali come l’economia circolare delle risorse e dei rifiuti, la decartolarizzazione, il consumo dei suoli ed impone un nuovo modello. Scompaiono alcuni settori, ne emergono altri e si pone il problema della sovranità sui territori che hanno la peculiarità di poter rispondere a queste sfide. La montagna è la somma di genii loci e dunque di identità – conclude – che devono aggregarsi per non lasciare che le comunità affrontino da riserva indiana il trend attuale per il possesso e il governo delle risorse naturali e così continuare ad avere il pieno controllo del proprio sviluppo”.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

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