Cristalli nella nebbia … la migrazione

Pontelagoscuro, veduta del villaggio “Orsera o dei marchigiani”, anni Sessanta. Fonte: Cristalli nella nebbia, minatori a zolfo dalle Marche a Ferrara, Ferrara, 1996.

Pontelagoscuro, veduta del villaggio “Orsera o dei marchigiani”, anni Sessanta.
Fonte: Cristalli nella nebbia, minatori a zolfo dalle Marche a Ferrara, Ferrara, 1996.

Emigrare è una decisione difficile. Ma emigrare perché costretti dal datore di lavoro è peggio. Non lascia nemmeno spazio all’idea che la decisione è propria. La chiusura dei poli estrattivi di Cabernardi e Vallotica, della raffineria di Bellisio Solfare ebbe gravi conseguenze sulla demografia e l’economia dell’entroterra tra le province di Ancona e Pesaro. La partenza dei lavoratori e delle loro famiglie dimezzò la popolazione dei comuni di Sassoferrato, Pergola, Arcevia. Si svuotarono frazioni di Serra Sant’Abbondio, di San Lorenzo in Campo, di Fratte Rosa, di Barchi e pure di Mondolfo. Chi fu trasferito dalla Montecatini in Sicilia, altri in Toscana, in Piemonte e in molti andarono a Pontelagoscuro, a Ferrara, un villaggio distrutto dalle bombe, per lavorare presso quello che diventerà il polo della Petrolchimica italiana. Chi scelse di andare in Belgio e nel Limburgo, guarda caso, spesso erano tra i “sepolti vivi” o quelli che, in superficie, avevano prestato man forte ai minatori che per 40 giorni avevano occupato la miniera.
La Montecatini si occupò di tutto. Prima trasferì a Ferrara, nei mesi di ottobre e novembre del 1952, operai con un certo grado di specializzazione in officina e falegnameria. Poi, nel mese di dicembre, altri 100 ed infine altri 250 nuclei familiari. Per ospitarli la Montecatini creò un quartiere operaio a Pontelagoscuro conosciuto tuttora come il villaggio dei marchigiani.
La storia dell’integrazione dei minatori marchigiani e delle loro famiglie con la società ferrarese è un capitolo su cui si è scritto e tuttora si sta scrivendo. Recentemente un’arceviese Lilith Verdini ha scritto una tesi che fa un’analisi interessante ed innovativa nelle sue varie sinapsi delle migrazioni tra Cabernardi verso Ferrara ed il Limburgo. Ma uno speciale merito va al comitato “Cristalli nella nebbia”.

Dove i cristalli sono i minatori e la nebbia quella di Ferrara. Un comitato nato con lo scopo di aiutare il centro etnografico Ferrarese nei suoi studi e che ha avuto l’intelligenza di registrare le testimonianze di minatori. Documenti emozionanti di verità. Dove si scopre che “i marchigiani che avevano un alto grado di sopportabilità di condizioni lavorative al limite della decenza – dopo tutto avevano lavorato nei pozzi di miniera –  erano concentrati nel reparto cosiddetto “azoto” . Il peggiore, dove veniva trattato l’urea e circolava una nebbia d’ammoniaca. Inoltre, erano moralmente avviliti dal fallimento dell’occupazione – scrive il Centro Etnografico di Ferrara – e dunque non avevano più la forza morale di mobilitarsi per chiedere un miglioramento delle proprie condizioni”.

 

Per approfondire …

http://storicamente.org/verdini