Cabernardi: storia di una miniera #7

Tessera Cgil
Se il 1950 fu l’anno di maggior produzione di zolfo, il periodo 1951-1952 rappresenta anni di agitazioni e di proteste che culmineranno con l’occupazione della miniera di Cabernardi per 40 giorni.
Quando la Montecatini inizia a manifestare la sua volontà di procedere alla smobilitazione del bacino minerario le più importanti sigle sindacali si schierano dalla parte dei lavoratori; in particolar modo la FILIE (Federazione Italiana Lavoratori Industrie Estrattive), aderente alla Cgil, propone all’azienda di rendere più moderni gli impianti e soprattutto di procedere ad una serie di studi e sondaggi che possano verificare la consistenza delle risorse solfifere. La FILIE si pone anche in contrasto con l’allora governo De Gasperi sia per quello che riguardava la revisione del sistema statale dei permessi rilasciati ai privati per ricerca e coltivazione dei minerali, che andava a favorire situazioni di sfruttamento massivo dei filoni, sia per la scelta portata avanti dal governo di guardare all’industria solfifera solo nell’ottica delle esportazioni, non curandosi del fatto che in questo modo il mercato solfifero italiano sarebbe stato completamente sopraffatto da quello americano, molto più competitivo.
Le proteste dei minatori, non trovando attenzione da parte della Montecatini, sfociano nella cosiddetta “lotta dei cento giorni”, l’agitazione che inizia a metà marzo e termina a metà luglio del 1951. Accanto ai minatori di Cabernardi e Percozzone si schierano quelli di Ribolla, Perticara e Formignano: iniziano a verificarsi astensioni dal lavoro per alcune ore, si discute e si portano avanti rivendicazioni sindacali in occasione del rinnovo del contratto di lavoro nazionale. Il 12 luglio 1951 terminano, almeno per il momento, le agitazioni, e i sindacati hanno la meglio sull’azienda ottenendo aumenti salariali e revisione dei turni di lavoro; non riescono tuttavia ad ottenere l’impegno della Montecatini a modernizzare la miniera  o a riprendere le ricerche.
L’unica conquista in tal senso sarà l’apertura a Pergola nel dicembre 1951 dell’EZI (Ente Zolfi Italiani) che verrà incaricato di effettuare rilevamenti geologici, che avrebbero dovuto precedere le ricerche vere e proprie.
La piccola vittoria ottenuta grazie alla lotta dei cento giorni è destinata a non durare a lungo e infatti il 1952 si apre con nuove proteste da parte dei minatori; l’occasione è fornita da una serie di incidenti, due dei quali mortali, causati dagli impianti vecchi e obsoleti, segno che la Montecatini si sta ormai disinteressando e non ha nessuna intenzione di investire nella miniera, anzi redige un rapporto in cui sostiene che le miniere di Cabernardi e Percozzone sono ormai in esaurimento per cui si dovrà procedere ad un taglio netto dei lavoratori: ai primi di maggio del 1952 arriva il preavviso di licenziamento per 860 operai

Pamela Damiani

IMG_0320[1]

Documento attestante gli interventi delle autorità. Aprile 1952 (Da La miniera di Cabernardi e Percozzone, p. 67)

IMG_0321[1]

Comunicato del Sindaco di Pergola relativo alle nuove indagini programmate per la ricerca di zolfo nelle Marche. Aprile 1954 (Da La miniera di Cabernardi e Percozzone, p. 72)