Si addormentò con la sigaretta accesa, Antonio Presciutti è morto

antonio presciuttiAntonio Presciutti non c’è l’ha fatto. L’imprenditore edile, 71 anni, è deceduto giovedì 26 febbraio alle ore 18 all’ospedale M. Bufalini di Cesena. Nemmeno i medici della superstruttura ospedaliera di assistenza intensiva ai grandi ustionati hanno potuto salvarlo. Era stato trasferito cinque giorni prima in eliambulanza dall’ospedale Engles Profili di Fabriano dove era in cura da otto giorni. Da quel maledetto sabato 14 febbraio, quando, seduto in cucina, nella sua bella casa di Via Rossini, si era addormentato, e, vittima di un colpo di sonno e anche della lentezza dei suoi movimenti – Antonio Presciutti era affetto di una malattia neurodegenerativa da un anno e mezzo – si è dato fuoco con la propria sigaretta. Un fuoco lampo distruttivo e reso fatale dal sintetico del suo maglione che lo ha trasformato in una torcia vivente. E’ morto sedato, in coma farmacologico, poco dopo le ore 18 circondato dall’affetto di sua moglie Lina, dei suoi figli Andrea e Sabrina e die suoi nipoti Rodolfo ed il piccolo Leonardo. Un’uomo dal carattere tenace Andrea Presciutti. Un geometra intelligente e lungimirante. Della stirpa di quei imprenditori edili di una volta. Più con la voce e le mani accanto ai loro operai sui cantieri che seduti nei studi. Non si contano le sue costruzioni nel comprensorio. Così tante che è facile dire che più di un centinaia di famiglie tuttora vivono all’interno delle mura che ha progettato e costruito come impresa. Nativo di Mergo, aveva studiato all’Istituto Pietro Cuppari di Jesi, ed appena diplomato trovato lavoro presso una ditta di Recanati. Una ditta importante che investiva sul litorale abruzzese e costruiva palazzi ad Alba Adriatica. E’ lì, ai confini delle sue Marche, che incontra Lina, originaria di Giulianova, che 48 anni fa, diventa sua moglie. Dopo con la famiglia, si trasferisce ad Angeli di Rosora ed è assunto alla ECIC dei fratelli Nino di Fabriano. Poi, il salto di qualità. Decide di mettersi in proprio nel 1970 e di stabilirsi a Sassoferrato. Scorrendo il suo cursus honorum di geometra, tra i tanti suoi lavori, emergono incarichi ancora più speciali degli altri. Come quando ha seguito i lavori di restauro e di valorizzazione di una parte della splendida casa nobiliaria del poeta Giacomo Leopardi a Recanati, od anche la costruzione della cartiera di Gaville di Sassoferrato o contribuito con i suoi uomini all’apertura dell’ultimo tratto del percorso turistico all’interno delle Grotte di Frasassi. Tanti i suoi palazzi, in via Rossini, in via Leopardi, al Piano di Frassineta, in via Crocefisso. “Babbo era un grande tecnico –aggiunge il figlio Andrea” . La data dei funerali è ancora in forse perché, come da normale prassi, si deve aspettare il nullaosta per il ritorno della salma a Sassoferrato.

Ve. An.