L’opera di Marco Cesandri che celebra il 70 esimo anniversario della “Lotta dei Sepolti Vivi” alza le mani al cielo

WhatsApp Image 2022-05-28 at 14.18.44Appassionato di metalli, gioca di ferro e di ruggine, Marco Cesandri, è fabbro-artigiano da tre generazioni a San Donnino. Una piccola frazione del Comune di Genga sulla strada che corre fino ad Arcevia. Immerso nel Parco naturale regionale della Gola della Rossa e della Gola di Frasassi, ad ore alterne, plasma le lastre e fa opere d’arte. Protagonisti, con o senza ruggine, sono gli ingranaggi, le chiavi, viti, lattine e bulloni. Niente da spartire con il riciclo. Marco non produce ma crea, non assembla ma compone. È un fabbricante d’emozioni.

Per capirlo, basta visitare la sua fucina-atelier. Le sue opere le costruisce con il filo del dono e tanto talento. Il raro dono di saper vedere tutt’altro in qualsiasi pezzo abbandonato di metallo; il talento del maestro che crea con scienza e coscienza. Con le conoscenze del fabbro e la sensibilità dell’uomo che lascia contaminare di buonumore, di positività ogni suo manufatto.

Una delle tante ragioni per cui gli è stato affidato di realizzare il Cippo commemorativo del “70esimo anniversario della lotta dei Sepolti Vivi” nel Parco Archeostorico della Miniera di Zolfo di Cabernardi. Info sull’evento

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«In questa mia scultura il corpo è realizzato con una bombola che rappresenta una realtà industriale tuttora operativa nel territorio. Il vagoncino fatto con un vecchio boiler sempre prodotto in zona. Mentre la chiave, appesa al collo, rappresenta la definitiva chiusura del polo estrattivo. Le mani tengono gli attrezzi alzati al cielo, verso quel paradiso negato nella vita terrena di tante povere anime».

Marco Cesandri robot

Spiega che è nato a Sassoferrato nel 1971 e «sin da bambino rimasto affascinato dall’operato degli anziani capaci di riutilizzare quel poco materiale a disposizione. Le nostre zone erano tanto meravigliose quanto povere fino a che la miniera di Cabernardi portò lavoro in tutto il comprensorio. Ricordo ancora i racconti di chi, come Domenico Calderigi, Silvestri Virgilio ed altri, partivano a piedi per affrontare turni di lavoro massacranti a temperature così impossibili, che lavoravano sottoterra quasi nudi. Realizzare quest’opera mi ha dato l’opportunità di omaggiare chi, con enormi sacrifici, anche al prezzo della propria vita, è riuscito a creare benessere per la propria famiglia».

 Marco Cesandri oggi lavora affiancato da suo padre che aprì l’officina nel 1963.

Marco Cesandri robot

È lo scultore di oggetti giganti, come il colorato pesce che, collocato in una radura di carpini neri, arricchisce la collezione del “Parco del Sojo Arte e Natura” di Lusiana Conco in Provincia di Vicenza. Uno dei parchi di arte contemporanea più importanti d’Italia.

Marco Cesandri lavori

Ha realizzato l’insegna del Parco Archeologico dell’antica città Sentinum ma è anche lo scultore che ha concretizzato l’arredo “industrial” ideato dallo stilista marchigiano Alessandro Marchesi, della “Compagnia del Denim”, per la “Bottega di Memory’s” a Sassoferrato.

Cesandri ha trasformato obsoleti tavoli di macchine da cucire, fusti e lastre e dato un effetto vintage special alla bella osteria-emporio. Come ha realizzato fioriere davvero particolari per l’Opera Pia di Senigallia. Le ha appositamente studiato per invitare e non ostacolare gli anziani ad accarezzare ed inebriarsi dei profumi delle piante.

Marco Cesandri robot

Anche se, i veri colpi di cuore, scattano per gli oggetti più piccoli. Catturano lo sguardo, attirano le mani e rimangono nella memoria. Come la roncola-uccello pronta a spiccare il volo. Marco ha lasciato il manico rattoppato con lo spago.

Marco Cesandri robot

Un omaggio a quel Dna del contadino marchigiano che porta materiali e attrezzi fino allo stremo. Difficile non innamorarsi dei suoi eterei mazzi di fiori bulloni, dei cagnolini con la testa fatta con un disco di una mola, i chiodi-baffi e faretti-occhi. In casa, ha uno zoo con delle molle-pinguini, delle api-ventola.

Marco Cesandri robot

Ma quelli a cui è impossibile resistere, sono i suoi robot. Perché nell’atelier di San Donnino, “Wall-E” è davvero di casa.

Marco Cesandri li costruisce con vecchi vasi d’espansione, lattine vuote, molle allungate. Sono così affascinanti, così intriganti che viene voglia di giocarci.
Véronique Angeletti

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