Il Duce risarcì gente che perse tutto in un incendio a Costacciaro

Costacciaro – La notizia storica con tanto di foto sale alla cronaca quasi inedita. Euro Puletti, docente e storico ha indagato intervistando testimoni. Un racconto documentato ed intenso forse sconosciuto agli storici o se conosciuto mai evidenziato.

Era un caldo pomeriggio di domenica 21 luglio 1935, Anno XIII dell’Era Fascista, quando un furibondo incendio, favorito dal vento e dall’arsura estiva, divorò, in breve tempo, il grano, l’orzo, l’avena, la paglia, il fieno ed i pagliai delle cosiddette “are” (aie) del Piedicolle di Costacciaro.

L’incendio si era sviluppato, forse per una scintilla partita dalla puleggia della trebbia, nelle aie poste ai piedi di Costacciaro, oltre il Torrione (oggi via Piedicolle) ed aveva bruciato, come accennato, su di un’estensione piuttosto vasta, l’intiero raccolto del grano, dell’orzo e diversi pagliai, di paglia e fieno, oltre ad una capanna agricola, per un totale di ben 400 quintali di granaglie.

12966700_1043915118987847_679830306_nIl Duce, che, d’estate, diretto verso la sua Romagna ed il Mare Adriatico, transitava spesso lungo la Flaminia, giunto in località San Rocco, fu implorato di fermarsi da un nutrito gruppo di Costacciaroli che, sciamando, invasero la sede stradale in entrambi i sensi di marcia. Fu, in particolare, il sempre ardimentoso Cardino Mattrella (classe 1901), il quale, sprezzante del pericolo cui andava certamente incontro, fermò l’autocolonna e la staffetta del Duce. Alla storica ed indimenticabile scena assistette, appena sopraggiunto da Gualdo Tadino, dove aveva da poco inaugurato la locale colonia elioterapica estiva, anche il Federale Ermanno di Marsciano.

Cardino, immediatamente bloccato dai camerati fascisti, i quali pensarono subito che questi dovesse essere un pericoloso sovversivo ed un attentatore, chiese, quindi, aiuto direttamente al Duce, per i poveri contadini che avevano perduto tutto quanto il loro raccolto, dura fatica e molle sudore d’un intiero anno. Udito il toccante racconto dell’incendio e del raccolto perso, e vedute scendere, copiose, le lacrime di ben 26 fra piccoli proprietari e contadini, il Duce, descritto in abiti marinareschi, diede perentorie disposizioni per l’immediato indennizzo, che, puntuale, ed ammontante a ben seimila lire, non tardò minimamente ad arrivare in Comune e ad essere riscosso nel locale ufficio postale.

Visita del duceQuesta storia, davvero fuori dell’ordinario, mi è stata narrata da una diretta spettatrice dell’evento che, all’epoca dei fatti, non era ancora che una bambina di sette anni: Concetta Gambucci di Costacciaro, classe 1928. La famiglia di Concetta fu una di quelle, prima colpite dalla calamità e, poi, risarcite dal Duce. A documentare la sosta del Duce a Costacciaro è, poi, recentemente apparsa una foto di straordinario ed unico valore storico. L’immagine, di piccolo formato, fu scattata dal signor Callisto Mannoni di Costacciaro, poi emigrato, per lavoro, negli Stati Uniti. E, negli Stati Uniti, questa, all’apparenza, insignificante immagine rimase dimenticata in un cassetto, fino a quando, essa, non fu donata ad una tale signora Assunta che volle, così, riportarla a Costacciaro. Lo scatto mostra la facciata della bellissima casa della Signora Lilia Cavalieri, esternamente gremita di gente. Gente che appare quasi in estatica contemplazione di due automobili scoperte, e di grossa cilindrata, anch’esse cariche di persone, sulla seconda delle quali, seduto al lato destro del guidatore, si intravede Benito Mussolini, vestito in giacca nera e camicia bianca e con il capo coperto da un cappello nero. Fra le autorità presenti, il già citato Federale Ermanno di Marsciano ed il Podestà di Costacciaro Umberto Fantozzi, nonché i noti personaggi locali Cardino Mattrella, Curzio Bartoletti e Guerrino Rafoni. Il lodevolissimo Presidente del Centro Socio Culturale Onlus “Le Fonti” di Costacciaro, Signor Angelo Galli, non appena vista la foto, e compresane immediatamente l’importanza, ne ha voluto subito fare una riproduzione, esponendola, quindi, insieme ad altre interessantissime vedute d’epoca del paese, alle pareti interne del centro da lui magistralmente diretto. Oltre ad Angelo Galli, ringrazio il Dottor Daniele Amoni di Gualdo Tadino per avermi fornito i dettagli della vicenda!

Euro Puletti@riproduzione riservata

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