“Storie di terra”, la Mostra di Mario Giacomelli

giac.Sassoferrato – Si terrà dal 30 giugno al 23 luglio 2017, presso la Chiesa San Giuseppe (Piazza Matteotti) la Mostra di Mario Giacomelli, “Storie di terra”, in cui saranno esposte trentatrè opere fotografiche tra le più suggestive dedicate dal grande artista senigalliese al paesaggio e alla campagna marchigiana. L’inaugurazione si terrà all’apertura del noto Festival della fotografia che si tiene annualmente a Sassoferrato, “Face Photo News”, curato da Massimo Bardelli, venerdì 30 giugno alle ore 18. Giacomelli era molto legato a Sassoferrato, veniva spesso nella città sentinate negli anni ottanta – novanta ad incontrare la figlia Rita, ed ha dedicato alla nostra città una bella serie fotografica pubblicata nel volumetto “I muri del borgo. Giacomelli a Sassoferrato” (2009). La Mostra, promossa dall’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato” in collaborazione con Face Photo News, Comune di Sassoferrato e Fondazione Carifac, si inscrive all’interno delle iniziative collegate con la Mostra di Giovan Battista Salvi “La Devota Bellezza. Il Sassoferrato con i disegni della Collezione Reale Britannica”, inaugurata il 17 giugno e che resterà aperta, a Palazzo degli Scalzi, fino al 5 novembre 2017.
A seguire il breve testo di presentazione della Mostra di Mario Giacomelli del curatore Prof. Galliano Crinella

Terra viva
“La Mostra “Storie di terra” presenta trentatré opere fotografiche per riportarci ad un aspetto cruciale del lungo e prolifico racconto poetico di Mario Giacomelli, protagonista, nella seconda metà del Novecento, di una fra le più belle pagine della ricerca fotografica italiana ed europea. Le foto di terra e i paesaggi lo vedono creativamente impegnato per oltre un quarantennio e attraverso molteplici serie. Qui l’intelligenza visiva del fotografo senigalliese si esprime nella sua straordinaria carica di libertà creativa e si sposa con un sentimento lirico tra i più alti della fotografia mondiale. “Cerco i segni nella terra, cerco la materia e i segni – afferma Giacomelli – come può fare un incisore”. E ancora: “Attraverso le foto di terra io tento di uccidere la natura, cerco di togliere quella vita distrutta dal passaggio dell’uomo, per ridare ad essa una vita nuova, per ricrearla secondo la mia visione del mondo”. Così, egli rompe il classico schema prospettico con una radicale revisione della percezione tradizionale del paesaggio, cancellando ogni riferimento ad un vedutismo da cartolina illustrata. L’apice di questa visione sembra raggiunto nella serie Presa di coscienza sulla natura. Le sue complesse investigazioni e ricerche centrate sull’universo del naturale hanno ad oggetto la campagna delle Marche, che grazie a lui ha assunto una rilevanza quasi cosmica. Già Guido Piovene (Viaggio in Italia, 1957) aveva sostenuto che quello delle Marche è il paesaggio italiano più tipico: “Con i suoi paesaggi l’Italia è un distillato del mondo, le Marche dell’Italia. Qui abbiamo l’esempio più integro di quel paesaggio medio, dolce, senza mollezza, equilibrato, moderato, quasi che l’uomo stesso ne avesse fornito il disegno”. Tullio Pericoli ha scritto che chi conosce le foto di terra di Giacomelli, la sua rappresentazione del paesaggio marchigiano non potrà più vedere quest’ultimo come lo vedeva prima, ma lo vedrà sempre filtrato dai suoi occhi e dalle sue immagini”.

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