A… come Arcevia; A…come Accoglienza

ArceviaArcevia – In questo periodo dell’anno in cui tutti si sforzano di essere più buoni, Arcevia ha scelto di essere umana. Nel senso più nobile del termine. Impresa non facile di questi tempi. Paradossale, no?

In questa piccola cittadina, che spesso paga le naturali conseguenze della sua posizione montana ma che anche grazie a questa geografia offre una qualità della vita molto alta, si è messa in pratica una di quelle parole che sta all’origine del Natale. No, non è “shopping” ma è “accoglienza”.

Arcevia ospita il Cara,  acronimo di Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo, che attualmente vede la presenza di circa 120 persone. La maggior parte proviene da Est. Uomini e ragazzi di nazionalità afgana o pakistana fuggiti dai conflitti e dai loro paesi. Il Centro poi gestisce anche una sorta di “prima emergenza”: ospita cioè quelle persone che arrivano in Italia su quei tristemente noti “barconi”. Queste ultime sono tendenzialmente africane e, anche se in numero minore, abitano anch’esse nel Cara di Arcevia.

Tutti loro sono qui con uno scopo e un desiderio comune: ottenere il permesso per rimanere in Italia (o in Europa), andare avanti con la propria vita, riappropriarsi della propria dignità di essere umano.

Attualmente i tempi delle pratiche per definire e regolarizzare lo status di queste persone sono passati da 1 anno a 6 mesi e si sta lavorando per ridurli, nel 2016, a 3 mesi. Nel frattempo però ad Arcevia, come sicuramente in tanti altri Cara d’Italia, ci sono ragazzi che sono arrivati da 9 o 10 mesi. E aspettano.

L’attesa di conoscere le sorti del proprio futuro unita all’inattività “forzata” e dovuta al fatto di essere come sospesi, al di fuori di ogni diritto e di ogni dovere, è alienante. Lo sarebbe per chiunque, di qualunque età, sesso, nazionalità o religione.

Ed è qui che ha agito Arcevia.

foto_addobbi_richiedenti_asiloDue sono le iniziative messe in atto, che coinvolgono gli ospiti del Centro: una prettamente natalizia, l’altra di più ampio respiro. La prima, seguita direttamente dall’Assessore Laura Coppa, riguarda gli addobbi per le festività di Natale. L’intero centro storico, gli edifici pubblici come il palazzo comunale e il centro culturale S. Francesco e gli esercizi commerciali sono stati addobbati con angeli (di tre diverse misure), stelle e alberi realizzati dai ragazzi del Cara. Impegnati per oltre un mese, hanno tagliato e dipinto più di mille pezzi che hanno poi donato alla comunità arceviese e che ora riempiono il corso, la piazza e i negozi. L’iniziativa, lanciata da Katia Vecchi e dalla nipote Elena, che gestiscono la struttura di Arcevia presso l’ex Hotel “Alle Terrazze”,  è stata accolta e supportata dall’Amministrazione Comunale unitamente ai commercianti.

La seconda riguarda la pulizia e il decoro urbano del centro storico e dell’intero territorio arceviese. Sette ragazzi del Centro di accoglienza hanno iniziato ad affiancare gli operai comunali nello svolgimento di questi lavori. Tre nigeriani, un senegalese, due afgani e un pakistano si sono offerti volontari per questo progetto messo in piedi grazie alla collaborazione tra Comune di Arcevia, l’Ambito sociale di Senigallia, la proprietà dell’ex Hotel “Alle Terrazze” e, naturalmente, la Prefettura di Ancona.

“Ci stavamo lavorando da tempo – dichiarano il sindaco Bomprezzi e il vicesindaco Quajani – e finalmente il progetto è partito. Vedere questi ragazzi sorridenti coadiuvare con entusiasmo i nostri operai per migliorare la qualità della nostra città è veramente emozionante. Da un lato la comunità di Arcevia riconosce l’utilità sociale degli ospiti del Cara, e dall’altro i richiedenti asilo si sentono meglio integrati all’interno della comunità”.

Con queste due iniziative Arcevia restituisce il suo vero significato a un’altra parola, anche questa molto natalizia: “dono”, che fa del bene sia a chi lo fa che a chi lo riceve.

Raffaela Cesaretti@riproduzione riservata

 

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