Sette fabrianesi illustri

 

12483802_981384845240875_966699067_nFabriano, si sa, è il luogo che vide la morte e custodisce le spoglie di San Romualdo Abate, fondatore dei Camaldolesi e di taluni loro “luoghi”, Valdicastro in primis, storicamente dislocati nel Fabrianese e dintorni. Non tutti, invece, sono a conoscenza del fatto che numerosi, meritevoli figli di Fabriano contribuirono, notevolmente, alla diffusione della spiritualità romualdino-camaldolese riformata, vale a dire a quella che ebbe, quale ideatore, propugnatore e diffusore, a partire dagli anni Venti del XVI secolo, il nobile Beato Paolo Giustiniani di Venezia. Il polo d’irradiazione locale di tale nuova spiritualità fu, senza dubbio alcuno, l’Eremo di San Girolamo di Monte Cucco, per il quale passarono, praticamente, tutti, con vari incarichi e cariche (specie cellerari e priori), i Montecoronesi Fabrianesi. Questa, ad esempio, la cronotassi dei Priori Fabrianesi all’Eremo di Monte Cucco: 1561 e 1564: D. Romualdo (Nanni?) da Fabriano. 1718-20: D. Doroteo Zùccari da Fabriano. 1720-22 e 1724-26: D. Romualdo Maria da Fabriano. 1729-32: D. Celestino da Fabriano. 1780-81: D. Eusebio da Fabriano. 1884-88 e 1896-1900: D. Ambrogio da Cerèsola.

Il primo Fabrianese a seguire il fondatore dei Montecoronesi fu, tuttavia, Frà Tomaso di Bartolomeo da Fabriano (XV-XVI secolo). Tomaso fabrianese, del terz’ordine francescano, fu, infatti, nel 1520, proprio il primo compagno d’eremitaggio che il Beato Paolo Giustiniani ed il converso Olivo incontrassero tra l’Umbria e le Marche ed è ricordato, soprattutto, per la Santità di vita e lo Spirito di Profezia. “Mentre il P. Paolo Giustiniani in compagnia di Tommaso Eremita del terz’ordine di S. Francesco, e di certo Converso per nome Olivo, s’incamminavano verso la solitudine nella Montagna dell’Appennino, per dove dal Piceno si passa all’Umbria, trovarono quivi una valle sovrastata da smisurata rupe, sotto la quale in vasta spelonca rinvennero una Cappella sacra a S. Girolamo (Eremo di Monte Cucco, N.d.A) interamente abbandonata a ricovero dei lupi, per cui ora conserva il nome di Pascelupo, ad una con il limitrofo 12483885_981385135240846_2093777884_nvillaggio”. Contemporaneo, o di poco successivo, a Tomaso di Bartolomeo fu Frà Romualdo Nanni da Fabriano (1489 ca. – 1579), il quale, come ebbe a scrivere, di lui, Romualdo Sassi, fu “uno dei primi eremiti di Montecorona (1523); mite, puro di costumi, non dotto, laboriosissimo, pazientissimo, nelle tribolazioni, sempre lieto ma senza mai ridere”. Nel Seicento, spicca, invece, la figura di Padre Don Salvatore da Fabriano (XVII secolo – dopo il 1669), Ministro Generale della Congregazione, nell’anno 1669. Il contributo fabrianese alla Congregazione Giustinianea nel Settecento fu, quindi, incarnato da due grandi monaci: Padre Don Emiliano e Padre Don Doroteo Zùccari. Padre Don Emiliano da Fabriano (1701 – 1779), al secolo Annibale Piergentili, monaco recluso volontario, ricordato, da una bella memoria epigrafica, nella Sagrestia della Cattedrale di San Venanzio, fu Superiore dell’Eremo Tuscolano di Frascati (oggi Casa Generalizia della Congregazione), poi Priore della Badia di San Salvatore di Montecorona e, infine, Superiore dell’Eremo di San Benedetto del Monte Cònero. Padre Don Doroteo Zùccari da Fabriano (1733 – 1783), Cellerario e Priore dell’Eremo di Monte Cucco, morto, in odore di grande Santità, nel convento dei Cappuccini di Sassoferrato, poi tumulato nella chiesa dell’Abbazia di Santa Croce dei Conti, già nobile per natali, dopo la morte fu considerato e chiamato Venerabile. Nell’Ottocento, come nel Settecento, furono ben due i monaci fabrianesi di spicco nella Congregazione della croce sopra i tre monti: Padre Don Ambrogio da Cerèsola (1822 – 1900), al secolo Nicolò Bonera, e Padre Don Martino da Campodiégoli (1834 – 1906), al secolo Pietro Omiccioli. D’origine milanese, Padre Don Ambrogio “modello di ogni osservanza, uomo di preghiera, amante straordinario del ritiro, del silenzio, usò verso tutti la più squisita carità”. Priore degli eremi di Todi, Rua e Monte Cucco (nel qual ultimo romitorio morì, in fama di straordinaria Santità), Don Ambrogio fu sepolto nel cimitero di Pascelupo o Perticano, in un’urna (mai più ritrovata), inserita nel muro d’ingresso allo stesso camposanto. Padre Don Martino da Campodiégoli fu, invece, Visitatore Generale della Congregazione.                                                                 Euro Puletti@riproduzione riservata

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