Breve storia del Monastero Santa Chiara a Sassoferrato

Chiesa di Santa Chiara

Chiesa di Santa Chiara

SassoferratoIntorno agli inizi del XIII secolo, il bisogno di un cambiamento nella Chiesa aveva portato alla creazione di nuovi movimenti spirituali che ben presto vennero accettati e istituzionalizzati al suo interno; i cosiddetti “ordini mendicanti” (domenicani, francescani, carmelitani e agostiniani), così definiti perché postulavano la necessità di vivere secondo ideali di povertà, traendo sostentamento dalla questua e non da rendite fondiarie come avveniva per gli altri ordini monastici.
L’ordine dei minori o dei francescani trasse ispirazione da Francesco d’Assisi, il quale abbandonati i cospicui beni materiali della sua famiglia, scelse di vivere secondo i principi della povertà, della penitenza e della predicazione itineranti.

Santa Chiara, particolare in un affresco di Simone Martini. Basilica inferiore di Assisi

Santa Chiara, particolare in un affresco di Simone Martini. Basilica inferiore di Assisi

Nel segno dei principi portati avanti da Francesco, una donna, Chiara d’Assisi, guidata dal suo esempio e dalle sue predicazioni decise di vivere secondo la regola francescana dando vita ad un ordine femminile che si basasse sulla povertà, sul lavoro manuale, sulla questua e soprattutto sulla preghiera.
Sorsero così numerosi conventi legati alla Santa d’Assisi. Nelle Marche l’insediamento più antico sarà quello di San Severino, sorto nel 1212.
Poco dopo la morte di Chiara, avvenuta nel 1253, una nobildonna di Genga abbandonò la sua vita agiata, il suo titolo nobiliare e le sue ricchezze per andare a Sassoferrato ed essere accolta dai francescani che già avevano fondato una loro chiesa nella città sentinate.
In breve la sua semplicità, la sua capacità di vivere serenamente con il poco che riusciva ad ottenere dalla carità altrui, il suo prodigarsi verso i bisognosi attirarono altre giovani che volevano vivere seguendo il suo esempio e quello della Santa di Assisi.
Inizialmente vissero presso l’Oratorio dei SS. Nicolò ed Agnese (oggi non più esistente) ma successivamente ci fu la necessità di uno spazio maggiore; venne in loro soccorso Francesco Roccioli che donò loro una grande casa di fianco all’Oratorio, a condizione che venisse lì costruita una nuova chiesa e che sia lui sia i suoi eredi potessero ottenere l’indulgenza plenaria. La nuova chiesa venne intitolata a Santa Chiara.
Nel 1810 il monastero fu chiuso a seguito delle soppressioni napoleoniche e successivamente nuovamente soppresso nel 1861: le Clarisse rimasero nel monastero ma questo passò in mano al Regio Demanio. Solamente nel 1902 il monastero tornò in loro possesso e nel 1932 la confraternita tornò sotto la giurisdizione dei frati minori.
Nel 1943, al passaggio del fronte, il monastero ospitò gli abitanti di Sassoferrato dal momento che, ritenuto luogo sacro, venne risparmiato dagli attacchi.
Luogo profondamente mistico, è anche un contenitore d’arte; all’interno delle sue mura sono conservate due splendide Madonne del grande artista Giovan Battista Salvi detto “Il Sassoferrato” (Mater dolorosa e Mater amabilis) ed anche una sua opera giovanile, l’Annunciazione.

Pamela Damiani@riproduzione riservata

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