Il magico flauto di Mario Caroli

Mario Caroli

Da destra: il Maestro Mario Caroli, il pianista Aniello Iaccarino e il flautista Catello Coppola

Gubbio – Davvero magico il flauto di Mario Caroli. Questo giovane e straordinario artista, che ha letteralmente incantato il folto pubblico riunito la sera del 2 agosto nel suggestivo complesso di San Pietro, trae dal suo strumento note di un lirismo e di un pathos davvero eccezionali. Nelle sue mani il flauto ride, piange, urla, sussurra, gioisce, esulta, soffre, e l’artista lo accompagna con una fluida, elegante gestualità che rende l’uomo e il flauto uno l’estensione dell’altro.

Molto si è scritto su Mario Caroli, che alcuni chiamano “il Paganini del flauto” e certamente moltissimo ancora si scriverà per definire un musicista estremamente versatile, il cui repertorio spazia attraverso tutto il vasto mondo delle musiche per flauto, da quelle più antiche che egli stesso trascrive e adatta, alle composizioni contemporanee in cui eccelle. Non è soltanto la tecnica virtuosistica a fare del Maestro Caroli un “fenomeno”, come è stato correttamente definito dalla critica, ma anche il suo rapporto con lo strumento, talmente simbiotico da trasfigurare in identificazione. Ascoltarlo suscita un’emozione straordinaria, la sua interpretazione degli spartiti è così profondamente partecipata da sollecitare nell’ascoltatore le corde più intime e sensibili dell’anima. Per descrivere la sua straordinaria presenza scenica, la più importante rivista musicale ungherese, Muzsika, così si è espressa: “Alto ed elegante, sembra una figura uscita da un quadro di El Greco, dotato di un dominio assoluto del suo strumento” e, si può doverosamente aggiungere, dotato di un fascino anche personale davvero unico.

Tiziana Gubbiotti@civetta.tv

Pubblicato il 07 mar 2016

Franz Schubert: Introduction and Variations on “TROCKNE BLUMEN” from Die schöne Müllerin Op.160, D.802

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