Le Grotte sono grandi e pure belle… ma ci vuole altro per essere una zona turistica!

Inizio Grotte di Frasassi

Inizio Grotte di Frasassi

Genga – Nel fine settimana, si celebra il 45 esimo anniversario della scoperta del complesso ipogeo più bello del mondo. Giochiamo in caso pertanto non ci sembra esagerare! Le Grotte fanno parte del nostro paesaggio ambientale ed economico gestito dal Consorzio Frasassi. Però è bene ricordare che questo Ente ha affrontato tante sfide importanti. Come quella di essere il custode di un ambiente prezioso e delicato e quella di lavorare in un mercato globale, complesso, in perenne trasformazione in cui il turista sempre più informato ha molte pretese. Sfide a cui l’ente ha saputo rispondere con una rara capacità di crescita e di rinnovamento e che pone Frasassi al giorno d’oggi,  capitale del turismo didattico e scolastico e, da luglio 2016, fa del Consorzio il capofila del Distretto turistico dell’Appennino Umbro Marchigiano. Un distretto istituito dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, a fine giugno 2016, che affida all’Ente gengarino il ruolo di motore di un’economia ultraregionale.  Oltre a Genga, il distretta ingloba i paesi di Sassoferrato, Nocera Umbra e le città di Gubbio e Fabriano.

E non a caso, il Consorzio fa da capofila. Cifre alla mano, è un vero e proprio colosso. Circa dodici milioni di persone hanno finora visitato il complesso ipogeo. Con mosse strategiche studiate a tavolino, presenza in tutte le fiere di settore, un marketing specifico ad ogni borse turistiche, educational a tour operator e responsabili di agenzie e una comunicazione innovativa e dinamica – non a caso Frasassi per Trip Advisor è il secondo appuntamento per chi visita le Marche – negli ultimi tre anni, il numero annuale dei visitatori è cresciuto del 25 % e il 2016, secondo le proiezioni, dovrebbe chiudersi con oltre 240.000 visite. Ma l’aspetto fondamentale è che 3 visite su 10 riguardano ragazzi e scuole. Un dato importante che conferma come la proposta Frasassi sia di qualità ed investe sulle nuove generazioni. Una proposta che gioca sull’educazione e il rispetto dell’ambiente, valori su cui si fonda la gestione di un Ente che pone come unico principio la conservazione e la tutela di un bene che la natura ha impiegato milioni di anni a costruire.

Insomma Genga è una macchina imponente e fondamentale per il turismo negli Appennini Centrali su cui però non furono in tanti a scommettere quando giovani speleologi, quel fatidico 25 settembre 1971, scoprirono l’Abisso Ancona.

grottedifrasassi-candelineSono grandi e belle ma ci vuole altro per essere una zona turistica!

Adesso l’economia del turismo è una solida realtà. Ieri non era proprio così. Anzi chi credeva in un entroterra montano vocato all’escursione e al tempo libero era considerato un visionario. Allora nei piani di fabbricazione, le zone turistiche erano più che altro aree riservate all’edilizia delle seconde case piuttosto che pensate come poli di sviluppo.

Fu merito di un pugno di uomini, eletti in consiglio comunale, se i gengarini, divisi da sempre da una gola stretta e friabile, intuirono che la scoperta delle Grotte nel Monte Frasassi avrebbe potuto dare una svolta al paese. Pochi nomi, simboli dell’azione di tanti: Coriolano Bruffa, Armando Filipponi, Sante e Rino Romanini.

La storia racconta che per coinvolgere gli altri comuni limitrofi bussarono ovunque senza trovare riscontri, ma va ricordato che in quegli anni il comprensorio correva a perdifiato dietro a scaldabagni, frigoriferi, bombole, cappe per soddisfare l’appetito consumistico del “miracolo” economico italiano. E poi quelle Grotte, certo sono grandi, e pure belle ma, di sicuro, avrebbero presto smesso di essere un polo d’attrazione, pertanto solo il produrre sarebbe stato in grado di dare concretezza al futuro.

Però concreti – e molto – a modo loro furono quelli di Genga e anche coloro che amministravano la Provincia di Ancona, che subito s’interessarono a quella sensazionale scoperta. Forte di un avallo così importante, il consiglio comunale si mosse con una rapidità, un’efficacia ed un’efficienza che oggi ci fa veramente sognare.

foto-storica-grotte-di-frasassi-bPrima di tutto rintracciarono i proprietari dei terreni intorno all’entrata della Grotta andando perfino in Francia. Poi, organizzarono incontri con chi già aveva un polo turistico similare, come quelli delle Grotte di Castellana, e appena un anno dopo, nel 1972, crearono il Consorzio Frasassi, un ente di gestione che affidò alla ditta di Ubaldo Tacconi di Serra San Quirico la realizzazione della Galleria di accesso. Impresa che accettò di essere pagata a rate con la vendita dei biglietti. Insomma il project financing è stato tenuto a battesimo a Genga.

La logica del concreto era tale che, per non pesare sui conti del Consorzio, i dipendenti furono assunti il primo giorno di apertura del complesso ipogeo con un contratto mensile rinnovabile. Perché al dunque nessuno poteva garantire che le grotte avrebbero generato un flusso di visite continuo e costante.

Il primo giorno di lavoro, il 1 settembre 1974, gli 11 dipendenti staccarono biglietti ed organizzarono la visita per 3mila persone. I nomi hanno la loro importanza: Giulio Scuppa, Rino Lenci, Giovanni Barbarosso, Antonio Bruffa, Giancarlo e Gabrio Marinelli, Gianfranco e Graziano Morettini, Vittorio Fioranelli, Vincenzo Conti e Vincenzo Gattucci che si ricorda : “Il biglietto era di colore verde, costava 500 lire, ed era unico. Il numero uno nessuno si ricorda bene chi lo ebbe ma il biglietto con la matrice numero 2 lo comprò un fotografo di Sassoferrato. Si chiamava Fazio Ciocci. Lavoravamo sette giorni su sette, in due turni, dalle 8 della mattina alle 18 della sera, e quando il flusso era importante tutti diventavano guide: noi, i dipendenti del comune, il presidente ed il direttore del Consorzio e pure alcuni consiglieri comunali. Dal conto della serva, alla fine dell’anno, dopo quattro mesi di operatività avevamo staccato 117.000 biglietti”.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata civetta.tv

 

 

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