Alfredo Pirri: memoria di un tempo perduto

Locandina mostra PirriMemoria di un tempo perduto. Opere 1976 – 2014, che si tiene in un luogo significativo per la città di Fabriano, lo storico Museo della Carta e della filigrana, evento che si colloca bene all’interno del tema generale del Premio, Cantieri di marca.
Non si può non sottolineare come l’opera scrupolosa e appassionata di Pirri, poliedrico artista fermano, sia veramente riconducibile ad un vero e proprio cantiere di lavoro. Risaltano, nel Catalogo, le sue lunghe e minuziose ricerche visive, sviluppate in un quarantennio di silenzioso e appartato impegno creativo, centrato sulla variegata rappresentazione del vissuto quotidiano di quella realtà rurale che tanto lo affascinava e che ha ampliato in una dimensione utopica, quasi onirica. Pirri si sofferma con insistenza sull’aia, la laboriosissima piazza di famiglia della vita agreste dove tutto avveniva. Lì si contrattava, si faceva mercato, si radunavano i raccolti, lì i giovani si dichiaravano amore. Ma la scena è ancora più ampia. Vi sono gli edifici, i campi, la vegetazione, gli animali domestici e gli uccelli, tutti riportati ad una ‘descrizione’ attenta e geometricamente articolata, riprodotti in una mirabile simbiosi collettiva. Carlo Bo, parlando della “città dell’anima”, così aveva definito le Marche, come lui sapeva magistralmente fare, ha scritto: “In questo mondo tutto sembra fatto a posta per conciliare l’uomo con la natura attraverso un processo di scambi e di echi, di qui l’impressione di teatro, del miglior teatro possibile che sia stato concesso all’uomo di ieri. Per il fatto stesso di essere una terra separata, la sua storia ha seguito un ritmo ridotto rispetto al resto dell’Italia, ma è stato un ritmo che le ha consentito di durare più a lungo e in un modo più composto. Che è poi il ritmo della campagna e di conseguenza della civiltà contadina”. Civiltà che oggi ha lasciato il posto ad un teatro ben diverso, dove tutto sembra rispondere alle esigenze di una diversa economia e vita sociale, dove la fabbrica ha imposto le sue esigenze e le sue regole. Ed ha portato ad un’inarrestabile urbanizzazione, ad un quasi generale esodo dalla campagna alla città, dalla montagna e dalle aree collinari verso la costa e il mare. E’ lo sconvolgimento prodotto dall’industrializzazione, che ha modificato il paesaggio rurale e reso del tutto marginale la cultura contadina. Allora, le opere immaginifiche di Pirri ci ricordano quel mondo e quella cultura, mettendone a disposizione, soprattutto delle nuove generazioni, alcuni dei tratti e degli elementi essenziali.
Galliano Crinella
Alfredo, un cavaliere rusticano
Alfredo PirriAlfredo Pirri, uomo dalla personalità duttile e dall’aspetto elegante, si offre a noi con la sua“pittura naif”, arte non colta ma estremamente raffinata, dove il pittore, attraverso il suo bisogno di esprimersi, ci racconta di sé e del suo amore per i luoghi dove è sempre vissuto.
Dalla sua mano nascono opere dall’atmosfera di sogno dipinte con ricchezza di particolari, cariche di estrema sensibilità e freschezza di colore. Il paesaggio marchigiano e le attività che segnano il ritmo della vita contadina, spaccato di un tempo ormai scomparso e forse mai più ripetibile, sono i soggetti preferiti da questo artista versatile ed eclettico che si fa conoscere ed apprezzare principalmente attraverso le tecniche dell’olio, dell’acquerello e dell’incisione. Paladino di un tempo che fu, con caparbietà ripropone alle nuove generazioni aspetti di vita rusticana ormai vivi solo nel ricordo di pochi. Egli realizza opere dove le azioni della vita agreste e contadina erompono in una ricca gamma coloristica, espressione di eventi ora sobri ora squillanti, raffigurati con grande gusto artistico. Le sue opere, disegnate con una precisione prospettica e un gusto del dettaglio stupefacenti, sono la rappresentazione di un mondo rurale rimasto fermo nel tempo, l’istantanea di un ambiente che non ha conosciuto modernizzazione.
Il ritmo delle stagioni che inesorabilmente si alternano scandisce i lavori sull’aia; gli utensili e gli attrezzi del lavoro campestre, ormai visibili solo nei musei, riprendono vita nel lavoro dei contadini; gli uomini e le donne animano la scena con gesti antichi, mentre sembra di udire gli uccelli cantare sui rami o sbattere le ali in volo, le galline razzolare e le oche starnazzare nello stagno. Dettagli che il pittore rende con dovizia di particolari e che, nello scenario proposto, perdono la fatica dell’uso quotidiano, acquistano la piacevolezza del gioco raggiungendo un incanto quasi rituale.
Altrettanto efficace è il segno di Pirri incisore, che, con la stessa grazia, ripropone nelle acqueforti il suo mondo e che, con la mano sicura dell’artigiano dalla lunga pratica, sa rendere accurato, oltre che poetico, il suo fare.
Lycia Antognozzi