Da Urbino fino ai Sibillini, tutte le Unioni Montane candidate a Riserva della Biosfera Unesco

Fascia appenninica marchigiana candidata a Biosfera Unesco (2)Marche – L’appuntamento è a Parigi e per settembre 2020 ma per chi vive veramente nell’entroterra marchigiana, nel suo appennino, la notizia è fondamentale. La Regione candida la fascia Appenninica marchigiana e i Monti Sibillini a Riserva della Biosfera, nell’ambito del Programma Unesco Mab – Man and the Biosphere. Il dossier approderà nella capitale francese per la valutazione finale nel settembre del 2020.

Il programma è un riconoscimento internazionale avviato dall’Unesco sin dagli anni ’70 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e l’iniziativa è stata presentata lunedì 22 ottobre durante una conferenza stampa organizzata dall’assessore all’Ambiente Angelo Sciapichetti e dal presidente della seconda commissione consiliare, Gino Traversini.

Lo scopo della proclamazione delle Riserve – ha detto Traversini – è promuovere una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creando siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l’educazione ambientale, oltre che poli di sperimentazione di politiche mirate di sviluppo sostenibile e responsabilità sociale. Il tutto a vantaggio delle popolazioni locali e dell’attrattività turistica per promuovere nuove politiche economiche e contrastare lo spopolamento delle aree interne già in atto da diversi anni. Questo percorso potrà essere più forte con la partecipazione della Regione Umbria con cui stiamo prendendo contatti”.

APPENNINO MARCHIGIANOScopo della proclamazione delle Riserve è promuovere una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi e creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l’educazione ambientale, oltre che poli di sperimentazione di politiche mirate di sviluppo e pianificazione territoriale. La Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera conta attualmente più di 670 Riserve della Biosfera sparse in tutto il mondo, ciascuna suddivisa in tre zone: una zona centrale in cui viene preservata la biodiversità vegetale e animale, destinata alla ricerca (Core Area); una zona cuscinetto di gestione ecologica per le attività a basso impatto in termini di silvicoltura, agricoltura ecologica ed ecoturismo (Buffer Zone); una zona di sviluppo sostenibile delle risorse per l’artigianato, i servizi e le attività agro-silvo-pastorali più estensive (Transition Area).

La futura Riserva, attraverso le tre aree che la caratterizzano, ovvero core zone, buffer zone e transition area, costituirà un’occasione di messa in rete delle risorse, di valorizzazione dei punti di forza e di risoluzione – almeno in parte – delle problematiche radicate sul territorio.

E’ sempre più urgente – ha detto Sciapichetti – lavorare sull’integrazione tra tutela delle risorse naturali e sviluppo socioeconomico di un territorio, nella convinzione che solo così si possano perseguire gli obiettivi di sostenibilità e ridurre la perdita di biodiversità. Il riconoscimento a cui ci candidiamo è un’occasione storica per valorizzare a livello internazionale le aree interne marchigiane e le loro eccellenze e consolidare il rilancio post sisma, con il coinvolgimento di istituzioni e privati attivi sul territorio. La perimetrazione coinvolge tutto il territorio marchigiano da Urbino ad Ascoli nell’ambito delle aree delle 13 Unioni montane”.

Candidatura che ha comportato l’elaborazione di una dichiarazione d’intenti da sottoporre al comitato tecnico nazionale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare e del Territorio, come previsto dalle “Linee guida Nazionali per la Riserve Mab”. A questo fine è stato realizzato un approfondito studio effettuato da un gruppo di lavoro tecnico, che ha preso in esame punti di forza e di debolezza della situazione socio economica e ambientale della fascia appenninica marchigiana, con un’attenzione particolare alle conseguenze dei terremoti registrati negli ultimi decenni.

“Quello marchigiano è un progetto eccezionale – ha commentato Roberto Cerrato esperto della Commissione Unesco – : è il progetto del riscatto  che ci vede impegnati con entusiasmo e la “resilienza” di chi vive nei territori è un elemento essenziale. Sono circa 300mila le persone residenti coinvolte e nei prossimi mesi cercheremo di spiegare al meglio l’iniziativa con gli enti Parco e le associazioni per creare un substrato compatto su cui lavorare. Ci sono tutti i presupposti e un dossier che raccoglie il meglio di questo territorio. Il valore c’è e l’auspicio è un esito positivo”.

Le motivazioni alla base della Candidatura si basano sul fatto che il  territorio candidato presenta numerose caratteristiche di tipo ambientale, sociale e culturale che lo rendono particolarmente interessante da un punto di vista degli obiettivi delle Riserve MAB.

Le tre funzioni a cui la Riserva dovrà aderire fanno riferimento alle seguenti indicazioni: conservazione dei paesaggi, degli habitat, degli ecosistemi, così come delle specie e della diversità genetica; sviluppo economico e umano (generando non solo reddito, ma sostenibilità socio‐culturale ed ambientale nel lungo periodo); funzione logistica e di supporto al fine di far avanzare la comprensione dello sviluppo sostenibile, per assicurare sostegno alla ricerca, monitoraggio e formazione a livello locale, oltre i confini della riserva della biosfera e attraverso lo scambio globale di buone pratiche.

In particolare, l’aspetto che più si ritiene interessante, è la caratterizzazione quali Aree Interne di gran parte del territorio candidato, da interpretarsi come occasione di sviluppo e non come fattore screditante. Le aree interne si definiscono come quei territori comunali caratterizzati da una distanza temporale significativa rispetto ai poli urbani di attrazione, ovvero quei centri in grado di ospitare un certo paniere di servizi essenziali (mobilità, istruzione, sanità).

Secondo tale interpretazione, si vede la futura Riserva come un laboratorio per la sperimentazione e l’implementazione di pratiche di attivazione del concetto di resilienza, soprattutto in ottica sociale.

Da qui l’opportunità di diventare Riserva come occasione per interrogarsi su temi quali ad esempio: Quale il futuro di queste aree? Quali gli ostacoli alla protezione e valorizzazione di queste aree? Quale il modello di gestione più adatto a questi territori?

L’idea concettuale alla base del percorso di candidatura – ovvero la necessità di lavorare sul concetto di resilienza – sintetizza le caratteristiche del territorio e le relazioni presenti tra esse: un territorio con una valenza naturalistica elevata, frammentato a livello amministrativo, che vede da un lato grandi potenzialità di sviluppo e dall’altro insormontabili ostacoli dovuti alla recente storia.

Fonte Comunicato Stampa della Regione Marche