Man and the Biosfere, l’Unesco e lo sviluppo dell’Appennino umbro-marchigiano

Dorsale Catria NeroneCagli – Lo Strega, il Catria e il Nerone, come tutta la fascia dell’Appennino marchigiano, diventeranno una “Riserva della biosfera Unesco”. Il progetto è della regione Marche che il 30 settembre si è candidata al programma Mab, “Man and the Biosphere”, un club esclusivo di cui fanno parte solo 17 siti in Italia e 686 nel mondo. L’obiettivo: sperimentare e realizzare nuove idee per lo sviluppo sostenibile partendo proprio dalle pratiche che finora hanno fatto crescere il territorio. Insomma è un riconoscimento delle pratiche ancestrali, una valorizzazione del passato e del presente con un occhio verso il futuro, alla ricerca di uno sviluppo sostenibile dal punto di visto culturale, umano, economico dei comprensori.
Un progetto che nelle terre alte del pesarese ha provocato dubbi. Tutta colpa del termine italiano “riserva” che al contrario dell’accezione anglosassone non include le nozioni di “capitale” o di “patrimonio”. Un riferimento ad un luogo chiuso,inaccessibile con un corredo di vincoli. Prescrizioni che i tecnici che seguono la pratica assicurano che non esistano: il Mab prende atto della situazione di fatto e non aggiunge altre limitazioni. L’adesione è facoltativa e a breve, il 22 novembre, l’assessore regionale all’ambiente Angelo Sciapichetti ha in programma di convocare tutti i presidenti delle UM marchigiane per presentare il progetto e gli step propedeutici al “dossier” da completare entro due anni.
monti sibillini«Il progetto della regione Marche non a caso porta il nome dei Monti Sibillini – spiega il consigliere regionale Gino Traversini, presidente delle commissioni delle attività economiche e di quelle delle aree interne – anche se ingloba tutti i territori delle nove unioni montane marchigiane. Dedicarlo a queste terre martoriate era tuttavia più che dovuto. Questo riconoscimento – procede – ci consente di portare tutto l’Appennino marchigiano alla ribalta nazionale soprattutto oggi che più che mai c’è bisogno di una politica nazionale per tutta la montagna italiana».
E si scopre che per un territorio essere riconosciuto Mab significa aderire ai tre obiettivi della Riserva Unesco. «Lavorare per conservare i paesaggi, gli habitat, gli ecosistemi – incalza Traversini – favorire lo sviluppo economico e umano generando reddito e garantendo sostenibilità socio-culturale e ambientale nel lungo periodo. Sostenere la ricerca, la formazione e lo scambio delle buone pratiche. Essere candidato Mab Unesco – precisa – significa interrogarsi sul futuro di un territorio, di un patrimonio che rischiamo se non interveniamo di perdere tra venti anni con la decrescita della popolazione in corso. Inoltre – conclude – con il Mab Unesco ci si rende conto che essere considerati un’area interna non è screditante ma diventa occasione di sviluppo».
Dorsale Catria NeroneCrescita che nelle nostre aree cosiddette marginali ha già due bracci operativi: la Strategia Nazionale delle Aree interne che nella fascia appenninica marchigiana ha ben 4 aree pilota e la carta di Fonte Avellana che parte dal monastero di Serra Sant’Abbondio e lavora per creare lo sviluppo di un’economia dell’Appennino.
Intanto questo progetto MaB è aperto anche alla fascia umbra dell’Appennino. Si punta all’unità ambientale e a mettere in campo idee, talenti, imprese, attività che nel rispetto del territorio garantiscano lavoro e un futuro alle comunità.
In Italia, sono Mab dal 1977, Collemeluccio-Montedimezzo Alto Molise e il Circeo; dal 79, Miramare: dal 97 il Cilento e Valle di Diano ma anche Somma Vesuvio e Miglio d’oro; dal 2002 il Ticino, Val Grande Verbano; dal 2003 le Isole di Toscana; dal 2004, le Selve Costiere di Toscana: dal 2013 l’area della Biosfera del Monviso; dal 2014 la Sila: dal  2015, l’Appennino Tosco-emiliano, il Delta del Po e le Alpi Ledrensi e Judicaria; dal 2016 Collina Po e dal 2017 Tepilora, Rio Posada e Montalbo. Quest’anno, nel 2018, lo sono diventati Valle Camonica –  Alto Sebino e Monte Peglia.
Véronique Angeletti @civetta.tv