Acqualagna, Gola del Furlo: Ristorante regala al Premier Giuseppe Conte la sua licenza

Acqualagna – Bussa alla porta del Premier Giuseppe Conte, Marina Giacomel. Appartiene ad una famiglia di ristoratori che, al Furlo, ha fondato il ristorante La Ginestra e, a Sant’Ippolito, riportato al suo splendore Palazzina Sabatelli. Lo invita dal notaio per regalarle la sua licenza e la proprietà. Il suo non è un “J’accuse” ma la confessione di sentirsi impotente davanti ad uno Stato che nemmeno con super esperti capisce i vizi dell’economia reale. Come quella della ristorazione che paga tasse e contributi che prendono fino al 70 % dell’incasso e o e supporta le spese fisse, le rate dei mutui, dei fidi, degli afitti. Di uno Stato che non si rende conto «che esiste la concorrenza a volte sleale, come gli agriturismi che ormai preparano anche il pesce e ora, dopo aver goduto di agevolazioni a fondo perduto, possono fare anche il takeaway e il delivery, come i ristoranti, alla differenza che sono stati creati con un fondo perduto, senza pagare le tasse in percentuale come noi». Ricorda che « l’unica proposta d’aiuto che lo Stato fa è concedere un indebitamento di 25mila euro al tasso quasi del 2% e una regolamentazione così restrittiva che non produrrà economia». E poi il problema della sicurezza sanitaria e della responsabilità nei confronti del dipendente, del cliente. «Come i fedeli lo fanno alla Chiesa», sostiene, «da fedele allo Stato, faccio la mia donazione». Aspetta notizie per fissare l’appuntamento dal notaio.

Ecco la lettera consegnata al Premier

Alla cortese attenzione dell’Avv. Conte
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370
00198 Roma

Presidente Conte,
mi presento, mi chiamo Marina Giacomel e risiedo al Passo del Furlo, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, dove gestisco l’attività di famiglia nel settore della ristorazione.
Sono consapevole degli sforzi che sta facendo e mi dispiace distoglierla anche se solo per poco dai suoi impegni, capisco le difficoltà che sta vivendo in un momento così straordinario che comporta l’affrontare questa pandemia, sarò quindi il più possibile breve.

Vorrei ringraziarla per l’ultimo decreto di 464 pagine, ci fa capire quanto ognuno di voi si sia impegnato, tutti 464.

Naturalmente lungi da me l’intento, con questa lettera, di dare consigli presuntuosi: non sono esperta in materia di pandemie o questioni di Stato, mi permetta una sola riflessione: in questa task force di esperti a contratto a tempo indeterminato , perché non avete previsto consiglieri con partita iva dei principali settori?

Proverò a raccontarle cosa comporta, ad esempio, gestire un ristorante di famiglia da oltre 50 anni, quindi mi consenta di farle uno spaccato a partire dal pagamento delle tasse, che puntualmente lo Stato, Comune, Regione, ci chiedono e che vi diamo e abbiamo sempre dato. A volte è stato difficile pagarle ma lo abbiamo fatto lo stesso e con sacrificio. Come l’Iva, che invece a me e a tantissimi altri – quelli che nel frattempo non si sono suicidati per questo – non restituite se non dopo mesi e mesi di continue richieste e di inutili invii degli stessi documenti: del resto, il nostro Paese è fondato sulla Burocrazia e questo è importante che resti immutato, perché è lo Stato ad averne i vantaggi.

Presidente Conte, Lei ha mai avuto una partita iva in generale o in particolare nella ristorazione? Può immaginare cosa significa pagare le tasse e i contributi che sfiorano il 70%? Senza contare le utenze, e qui parliamo di 3 mila euro di luce e 2000 di gas bimestrali. Più pagare il personale, i fornitori, la manutenzione? E il pagamento dei mutui, dei fidi, gli affitti. Senza contare gli eventi, sempre possibili, come le calamità naturali, terremoti, esondazioni, eventi meteorologici straordinari e, non in ultimo, le varie crisi economiche che abbiamo attraversato come, nelle Marche, quella del terziario.

I ristoranti non sono tutti piccini e a conduzione familiare, non sono tutti a Roma e a Milano dove le città traboccano di gente, ci sono anche quelli nelle periferie, nelle campagne, in piccoli centri turistici dove il lavoro si sviluppa nel fine settimana e quindi le entrate spesso non giustificano le uscite. Dove si combatte con la concorrenza a volte sleale, come quella degli agriturismi che ormai preparano anche il pesce (i famosi scampi di campagna!) e ora con le nuove delibere, dopo aver goduto di agevolazioni a fondo perduto, possono fare anche il delivery ed il takeaway. Insomma proprio come noi, veri ristoranti, ma creati con finanziamenti a fondo perduto, senza pagare le tasse in percentuale come noi, senza seguire le normative come noi, senza strumentazioni a norma come noi.

Visto che lei di conti ne capisce, immagino che saprà quanto utile resta dopo tutto ciò che le ho descritto; avrà chiaro quanta liquidità c’è in cassa normalmente. Il personale infatti, spesso e volentieri, percepisce più soldi di me che sono il gestore, senza contare che lavoriamo 7 giorni su 7 almeno 16/18 ore al giorno e la notte non dormiamo per tutti questi pensieri.
E adesso, la pandemia, il colpo di grazia per le attività come la mia, nel settore turistico-ristorativo.

Negli ultimi dieci anni ho combattuto contro tutto quello che le ho sopra elencato, ma adesso ho deciso di dire basta. Basta di mantenere Lei e tutto il carrozzone.

Innanzitutto perché non c’è un aiuto concreto, non una cosa detta da Lei è stata mantenuta, non una tassa si è abbassata o c’è l’intenzione di farlo. Noi delle partita iva se non lavoriamo non ricaviamo denaro, non so se le è sfuggito questo particolare. E invece i pagamenti continuano ad arrivare, in particolare le utenze i cui costi fissi rappresentano il 70% , il consumo è irrisorio!
L’unica proposta d’aiuto che lo Stato mi fa è quella di concedermi un indebitamento di 25mila euro al tasso quasi del 2%, a fronte di una regolamentazione così restrittiva che non produrrà economia. E comunque magari arrivassero, perché naturalmente questa ‘pioggia di fuoco di denaro’ da Lei annunciata non si vede ancora.

Come pensa che posso fare una gestione con i tavoli ridotti?
Pensa che si sopravvive con il solo asporto o delivery che, tra l’altro, da noi nell’entroterra è totalmente fuori dalla mentalità?
Capisco i cambiamenti ma sono un ristorante, ciò implica una cultura ed una filosofia ben definita legate al territorio, agli ingredienti e che vorrei mantenere tale se possibile.
E poi i wedding e gli eventi, come troverò i numeri per far sopravvivere l’attività e mantenere il personale?

Senza parlare della sicurezza, delle garanzie per noi titolari. Siamo responsabili se si ammala un dipendente o un cliente ma per noi chi è responsabile!
Se un cliente si ammala e a domanda risponde che quel giorno è stato anche nel mio locale, quali saranno le procedure? Chiuderò in attesa dei controlli dai quali magari poi si verificherà che il contagio non è avvenuto mio locale, ma sarà troppo tardi, perché dalla gente il mio locale sarà “bollato” per sempre?
O peggio, in caso di denunce? Come posso tutelarmi, non ho alcuna garanzia da parte di nessuno, neanche assicurativa anzi, a detta delle compagnie assicurative non creano profitti perché sarebbe un bagno di sangue, a detta loro.

Capisco che queste situazioni, e i relativi relativi, non sono facili da comprendere per chi ha un contratto a tempo indeterminato, e soprattutto per chi ha doppi o tripli stipendi, indennizzi, benefit, privilegi, pensioni d’oro, vitalizi, esoneri fiscali ed immunità varie, come voi, i politici che ci rappresentano e governano. Ma questa è purtroppo la mia, la realtà di tanti.

Alla luce, sconfortante, di tutto ciò che ho vissuto, che sto vivendo e che sicuramente vivrò, ho deciso di fare una donazione.
In fondo, tanti fedeli fanno la stessa cosa con la Chiesa.

Io invece, da fedele di questo Stato che ‘mi ha così tanto a cuore’, desidero donare la mia attività.
La dono a questo Stato, mio socio parassita, che ha sempre voluto e non è mai stato in grado di aiutarmi una volta nella vita.
A Lei, invece, Onorevole Primo Ministro, Le regalo la licenza dell’attività, la invito a mandare avanti l’azienda a tutte queste condizioni.

In allegato troverà l’atto di proprietà e la licenza della mia bellissima azienda, in un posto meraviglioso, puro e incontaminato, il Passo del Furlo in provincia di Pesaro e Urbino.

È un prezzo adeguato per liberarmi di voi.

Resto in attesa di un appuntamento con il notaio per procedere alla definizione per la definizione del passaggio di proprietà.

Cordialità
Marina Giacomel

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