Scipione Lapi, l’apecchiese all’origine del distretto “tipografico” nell’Alta Val Tiberina

s. lapilapiIl 23 maggio si sono celebrati i 170 anni della nascita di Scipione Lapi (1847-1903) nativo di Apecchio. Quando morì, non avendo figli, lasciò in eredità lo stabilimento, da lui definito “pensiero e faro della mia vita”, ad una cooperativa costituita dai suoi dipendenti ed ancora oggi, nel solco dell’esperienza di Scipione Lapi, l’Alta Val Tiberina costituisce uno dei maggiori poli tipografici italiani, con oltre 140 aziende che operano nel settore.

Cambiò più volte città seguendo il padre medico e quindi frequentò il liceo a Perugia, ma si laureò in ingegneria a Pisa, diventando subito dopo insegnante di matematica a Città di Castello. In quel periodo attese a molti progetti, fra cui la strada che va da Città di Castello ad Apecchio, la Villa Belvedere – ideata per essere la dimora estiva dello storico e senatore del Regno Raffaele De Cesare – e, insieme all’ingegnere Leopoldo Gigli, il tracciato della Ferrovia Appennino Centrale, che da Arezzo attraversava la valle in direzione di Fossato di Vico. Instancabile animatore della vita culturale della cittadina umbra fondò il Circolo Tifernate, tuttora esistente.
Nel 1872, con Girolamo Raschi e il collega Italiano Bezzi, fondò uno stabilimento tipografico-editoriale dotato di macchine per stereotipia, calcografia, tipografia. L’attività tipografica di Scipione Lapi fu sempre volta ad esaltare il lavoro artigianale e il lato estetico del prodotto librario, in un momento in cui l’industrializzazione della stampa e lo sviluppo del mercato inevitabilmente portavano ad una produzione copiosa ma spesso di basso livello. L’inizio dell’attività editoriale vera e propria iniziò nel 1878 con la pubblicazione della Guida storico-artistica di Città di Castello di Eugenio Mannucci, edita in occasione dell’Esposizione agricola industriale dell’Alta Valle del Tevere. villa belvedereNel 1879 Girolamo Raschi lasciò Città di Castello e i volumi editi successivamente furono contrassegnati dalle iniziali del solo Scipione Lapi e dal motto Fac et spera. Lapi diventò famoso per l’accuratezza delle pubblicazioni ma anche per il prezzo contenuto richiesto ai clienti, dovuto all’impiego di mano d’opera in gran parte femminile, meno costosa.via-Scipione-Lapi
L’impresa editoriale più impegnativa, che lo fece conoscere a livello nazionale, fu la ristampa dei Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori, la cui prefazione fu composta da Giosuè Carducci. Di quest’opera uscirono 21 fascicoli sino al 1903, perché proprio in quell’anno, il 3 settembre, Scipione Lapi morì all’improvviso.

Tiziana Gubbiotti @civettatv

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