Ospedali: a che punto siamo?

12552883_10205307354552145_1788950051062851282_nCagli – Fare il punto sulla sanità diventa sempre più semplice. Tra accordi di programma e “sintesi” di comunicati e dichiarazioni alla stampa, sappiamo che, entro febbraio, se la riforma sanitaria marchigiana non si fa, le Marche rischiano di perdere 110 milioni di euro dallo Stato. “I soldi – spiega il Pd Marche – premiano una regione virtuosa nella gestione delle risorse e nell’offerta dei servizi “. Inoltre, dall’incontro con il Ministro Lorenzin della settimana scorsa, sappiamo che se la riforma, entro febbraio, non è ad un buon punto non ci saranno soldi per le assunzioni. Il che metterà in crisi i turni e dunque si tradurrà in una riduzione automatica dei posti letto e dunque dei servizi.

FirmaOspedaleFermo_01In questo paesaggio sanitario regionale sappiamo inoltre che nascono ex novo quattro grandi ospedali. Uno nel Pesarese che si chiama Marche Nord di cui non sappiamo quale sarà la collocazione, come saranno i suoi reparti ma nell’attesa si modificano tutti gli altri poiché sono diventati di zona o territoriali; un altro sarà costruito a Fermo a cui si accederà con una nuova viabilità; il Salesi bis, prezioso presidio  pediatrico che nascerà a fianco alle Torrette, e dunque vicino all’ostetricia e alla maternità posizionate nell’ospedale regionale al quinto e al sesto piano; e si realizza il geriatrico, il nuovo Inrca, adesso che dovrebbe aver risolto tutti i suoi problemi.

Prima però di fare il punto sui “punti nascite” e anche sui presidi ospedalieri di  Cagli – Fossombrone e Sassocorvaro, va detto che se finora gran parte delle Marche erano rimaste al balcone del braccio di ferro tra regione e determinate comunità, altri ospedali, dall’altro ieri, hanno iniziato ad interrogarsi. Sembrerebbe che, in un prossimo futuro, si dovrà scegliere tra mantenere quello di Macerata o di Civitanova Marche.  Insomma un conflitto entroterra-costa che si prevede anche tra gli ospedali di Ascoli e di San Benedetto.

12496292_10153394376089227_5926179130812012201_oSui vecchi conflitti, il motto “dividere per governare” sembra aver avuto la meglio. Osimo ha in tasca una bella bocciatura del Tar. San Severino Marche ha iniziato lo sciopero della fame e Fabriano studia con la regione l’equipe unique, sul modello messo già a regime in Umbria. Modello su cui però pesa il dubbio che forse la nuova organizzazione sia la risposta al problema crudele della viabilità tra la città della carta e Jesi e quando Quadrilatero Spa, anzi adesso Anas, avrà ultimato trafori, corsie e manutenzione dei ponti, l’Afo potrebbe non aver più ragione d’esistere.

Intanto nel pesarese sono arrivati i medici. Il Ppi dell’Angelo Celli, del Lanciarini e dell’ospedale civile di via Fratelli Kennedy sono di nuovo operativi H24. L’Asur regionale ha trasferito i medici ospedalieri necessari a garantire il servizio diurno e notturno. Due medici sono stati assegnati a Cagli, uno a Sassocorvaro ed uno a Fossombrone.

IMG_8866Però l’organizzazione in questi giorni dimostra la sua grande carenza di personale. A Cagli, mentre l’Asur assegnava dal 25 gennaio all’Angelo Celli due medici, un chirurgo ed un internista di medicina generale per il PPI, nei fatti, per ragioni di servizio, leggere di personale, al medico chirurgo è stato dato l’ordine di prestare man forte all’ospedale di Urbino durante la mattina. Inoltre, coincidenza, sempre lunedì 25 gennaio all’Angelo Celli sono stati chiusi gli ambulatori del Ecodoppler e quello di chirurgia e i pazienti dirottati verso l’ospedale di Urbino già al collasso.

Sul piano operativo, comunque, l’insieme delle problematiche è già entrato nel focus della strategia delle aree interne. “Nel recentissimo e ristretto tavolo sulla sanità – spiega Francesco Passetti, sindaco di Frontone, presidente dell’UM Catria Nerone e Coordinatore di riferimento del “progetto pilota Basso pesarese, Alto anconetano” – il piano analitico ed operativo si è tradotto in azioni sulla sanità ed in particolare sulla questione della rete emergenza urgenza con pure una quantificazione economica”.

AtMcPLdkki_ZKNSruoNpkWkTnsdMP5I27jr2vvuT0ypUQuanto al Lanciarini di Sassocorvaro, è vero che conta un medico in più nel suo organigramma ed il suo Ppi ridiventa finalmente H 24, però in portineria le catene rimangono in bella vista. Finché la regione non passa agli atti ufficiali, l’ospedale rimane occupato da amministratori, cittadini e comitati.

A questo punto, abbiamo fatto il punto? No. Soffermiamoci un attimo sul Sant’Antonio Abate, la  Casa della Salute attiva da più di un anno e mezzo nel sentinate, Sassoferrato avendo anticipando i tempi. Sacrificando la sua riabilitazione, reparto fiore all’occhiello della struttura (il plesso contava una bella mobilità attiva dall’Umbria), il sentinate ha realizzato il suo destino fissato nella delibera 735 dalla Giunta Spacca nel 2013. In cambio, la garanzia che l‘Engles Profili di Fabriano avrebbe avuto tutti i servizi necessari alla popolazione. Un piccolo sacrificio insomma per un progetto di ampio respiro.

20151124_132509Il risultato: una struttura che funziona. Al suo interno integra le cure primarie con ambulatori dei medici di base, ha 20 posti letto – tutti occupati – per le Cure Intermedie, 20 di Residenza Sanitaria Assistenziale per anziani – tutti occupati -, 26 in Residenza Protetta- tutti occupati -, conta sulla presenza del medico di continuità assistenziale, ha attività specialistica di cardiologia, chirurgia, fisiatria, ecodoppler, dermatologia, neurologia, ginecologia, oculistica, otorino ed urologia.

Poi c’è l’ambulanza di soccorso avanzato H 24 ossia la presenza del medico, dell’infermiere e dell’autista soccorritore, e “la possibilità di erogare durante lo stand-by prestazioni ambulatoriali per patologie minori nella fascia diurna”. Il neo di tutto il plesso. Poiché non essendo previsto un locale ad uso del 118 per trattare i pazienti venuti direttamente alla postazione che, tra l’altro, sta al primo piano e a cui si accede con la scala di ferro, quella d’emergenza, sul lato dell’ospedale, sarà difficile concretizzare quest’opportunità. A questa lista vanno anche aggiunti gli 8 posti diurni per malati di Alzheimer; il reparto è pronto, manca solo la convenzione con la Regione.

20151124_132556Tutto bene dunque.

Si e ni.

Il si è che il fatto di sostituire il suo nome, Casa della Salute, con il nuovo appellativo di Ospedale di Comunità per il Sant’Antonio Abate non cambia nulla. Il suo destino firmato da Spacca è identico a quello firmato da Ceriscioli. Anche se tra novembre e dicembre, i sindaci di Sassoferrato e di Arcevia hanno dovuto lottare per il mantenimento dell’H24 del sistema emergenza urgenza.

Il ni sta nella notizia che, da ieri, rimbalza da un angolo all’altro della sanità regionale. Sono in arrivo sul Sant’Antonio Abate di Sassoferrato, ben quattrocentomila euro di cui nessuno sembra al corrente. Neanche l’amministrazione comunale sentinate. Il che preoccupa un po’ ma più di tanto non stupisce. Dopo tutto è una questione di coerenza e di pari opportunità. Il presidente Ceriscioli, si sa, i territori, sulla sanità, non li coinvolge né nelle cattive notizie e nemmeno nelle buone!

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

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