“Il Sor Titta” Miliani tra Lavoro, Scienza ed Umanità, ad ottant’anni dalla morte

Fu uno fra gli uomini più aperti, lungimiranti e geniali della sua epoca

La Villa Miliani a Cancelli

Lo stemma della famiglia Miliani al Cimitero di Santa Maria

Il Venerdì Santo di quest’anno 2017, ricorre l’ottantesimo anniversario della morte del “Sor Titta” (14 Aprile 1937 – 14 Aprile 2017). Giambattista, primogenito dell’industriale della carta Giuseppe Miliani e della nobildonna Filomena Mazzariggi, venne al mondo, a Fabriano, il 28 giugno dell’anno 1856. G.B. Miliani prenderà il nome del Santo Patrono di Fabriano, Giovanni Battista, celebrato, solennemente, dalla città, il 24 giugno di ogni anno.
Così è dato leggere nel suo atto di battesimo: “Giovanni Batta, Maria, Pietro Paolo, Luigi, Francesco, Stanislao, figlio dello Illmo Sig Cav. Giuseppe […] e della Illma Sig. Filomena […] Mazzariggi di Cellere, Diocesi di Acquapendente, nato ieri alle 5 a. ne., è stato battezzato […] dallo Illmo e Rmo Sig D. Francesco Can(oni)co Zonghi”.
1-2Giambattista verrà su, in maniera equilibrata, tra i princìpi liberali del padre Giuseppe e quelli, cattolici apostolici romani, della madre Filomena, entrambi filantropi e benefattori della città di Fabriano, come lo saranno, poi, anche le due sorelle dello stesso Giambattista: Anna e Prudenza.
Il senso, già innato in lui, dell’“osservazione partecipante”, della “discriminazione e comprensione dei diversi” sarà ulteriormente sviluppato da Giambattista medesimo che, sin da ragazzo, affianca il padre Giuseppe nella conduzione delle cartiere, fondate dal bisnonno Pietro, dove vede e sente il lavoro, condividendo, sin da sùbito, le sofferenze e le gioie dei propri operai e lavoranti. Giambattista, infatti, benché di condizione agiata, allena, tuttavia, ed assai per tempo, sulla palestra della dedizione al lavoro ed al sacrificio, il proprio senso di umanità e d’altruismo, sesto senso sociale, questo, che non gli verrà mai meno. Accanto alla scienza ed alla tecnica, inoltre, Giambattista coltiva, simmetricamente, anche il sentimento estetico, cominciando a notare ed apprezzare tutto il bello che gli rotea, caleidoscopicamente, attorno, quale una variopinta giostra. Giambattista, infatti, s’innamora degli Appennini intorno a Fabriano, delle lor storie, leggende ed enigmi e si sforza di rispondere a tutti i quesiti scientifici che essi, di volta in volta, gli sottopongono. 5Giambattista, quindi, inizia i propri viaggi di scoperta del mondo e dell’umanità che lo popola, partendo proprio dai luoghi più enigmatici e suggestivi intorno a Fabriano: il Monte Cucco, le Gole di Frasassi e della Rossa e così via. Durante questi primi viaggi, egli si sofferma, così, a parlare con la gente, semplice ed umile, che abita, da generazioni, questi “loci horridi”. Giambattista s’intrattiene, infatti, ed assai volentieri, a ragionare con pastori, boscaioli e carbonari del Monte Cucco, per apprendere, da essi, storie, leggende, tradizioni e superstizioni locali, ma, anche e soprattutto, per ritrovare ed esplorare le tante grotte della montagna: La Grotta o “Buga”, Bocca Nera, La Tana del Lupo, ecc., ecc.
Nel 1883, Giambattista inizia, inoltre, l’esplorazione, sistematica e scientifica, della Grotta di Monte Cucco, reiterata, per quasi un intero decennio, tanto e così bene da farlo diventare uno fra i primi speleologi d’Italia e d’Europa. Nell’Aprile del 1892, Giambattista accompagna, infine, nella Grotta del Cucco, la prima donna “che sia discesa ad aggirarsi tra il silenzio e le ombre di questa meravigliosa regione sotterranea”, la scienziata tedesco-italiana Margherita Mengarini, intitolando, al suo nome, il più bello e vasto ambiente della cavità: “La Sala Margherita”.
A Roma, G. B. Miliani, naturalista nato, s’iscrive ai corsi di Scienze naturali dell’Università della Sapienza, ma, troppo preso dalle preoccupazioni per la sua industria cartaria in tumultuoso sviluppo, dalla politica e dai suoi altri molteplici e variegati interessi, è costretto a rinunziare agli studi universitari. Giambattista Miliani, oltre che grande capitano d’industria (fece conoscere, apprezzare e commercializzare, a livello mondiale, la carta di Fabriano, apportando, ad essa, alcune, fondamentali, innovazioni tecniche), fu anche un precursore della teoria secondo la quale lo sviluppo economico doveva essere, prima di tutto, sostenibile da parte dell’ambiente naturale. Miliani fu, inoltre, senza dubbio alcuno, un antesignano dei progetti di natura socio-assistenziale, come l’apertura di scuole per gli operai, d’asili nido all’interno dell’azienda, l’istituzione di momenti di pausa, distensione e ricreazione per le madri impegnate nel lavoro, oltreché uno fra i primi e più convinti sostenitori del voto alle donne in Italia. Giambattista Miliani fu anche molto interessato all’educazione dei fanciulli, in quanto, secondo le sue ampie vedute, essa costituiva la colonna portante dell’avvenire delle giovani generazioni e dell’intiera società, precorrendo, così, anche qui, i tempi, col pensare, ad esempio, ad una formazione continua per i docenti.
Sulla vita da romanzo di questo Gigante, andrebbe, a mio parere, realizzato, quanto prima, da parte d’un grande, ispirato regista, un filmato documentario, poiché, raccontando la sua vita straordinaria, si potrebbe raccontare, in parallelo, quanto di meglio la città di Fabriano ha espresso, nei secoli, in termini di “genio creativo”. Miliani è stato, infatti, un puro Genio del Rinascimento italiano, trovatosi a vivere, per caso, a cavallo tra Ottocento e Novecento.
L’Istituto Scolastico Comprensivo Statale di Sigillo, che sta realizzando un progetto sul Grande Fabrianese e su Margherita Mengarini, lo ha recentemente commemorato a scuola e recherà un omaggio floreale presso la sua tomba.

Euro Puletti

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