Arrestato al funerale del padre.

divorzio 4Pergola –  Aveva deciso di rifarsi una vita nel Regno Unito lasciando, nel 2008, moglie e figli in Italia, a Mondolfo (PU). L’ex moglie era finita più volte sulla cronaca locale per chiedere giustizia e sostegno economico per sé e per i suoi due figli. La giustizia aveva fatto il suo corso e le denunce dell’ex moglie per violazione degli obblighi di assistenza familiare avevano prodotto nel 2011 una sentenza definitiva.

Anche le istituzioni si erano interessate alla vicenda ed il sindaco in testa si era preoccupato di sostenere la donna ed i figli fino alla maggiore età. Nel frattempo l’uomo, convinto di non dover fare mai più ritorno in Italia,  non si era preoccupato di difendersi nelle aule dei tribunali. Uno dei figli, inoltre, lo aveva raggiunto ed era andato a vivere insieme a lui.

Purtroppo a fine novembre muore a Pergola l’anziano padre. I carabinieri della locale stazione ipotizzano la presenza dell’uomo alle esequie. Difatti, nonostante il concreto pericolo di finire in carcere, l’uomo si è presentato nella camera mortuaria dove era stata composta la salma. Quando ha visto i carabinieri ha capito la situazione. È bastato un cenno d’intesa. L’uomo è entrato, ha salutato per l’ultima volta il padre e, uscendo, si è consegnato ai militari che, silenziosamente, lo attendevano all’esterno. L.C. 58enne nativo di Pergola, residente anagraficamente a Mondolfo ma di fatto domiciliato da anni a Winchester (UK), è stato arrestato e condotto in carcere dovendo espiare la pena di 4 mesi di reclusione e pagare 400 euro di multa.

Comunicato Stampa della Compagnia dei Carabinieri di Fano

Per approfondire…
divorzio 5Mondolfo– Era il 2008 quando sul Corriere Adriatico scrivevo la storia di una mamma originaria di Pergola e dei suoi due figli e che collima con la cronaca dell’arresto.

Storie che non piace né scrivere, né leggere.  La storia di una mamma che si batte per riavere vicino a sé i suoi due figli di 16 e di 13 anni che il Tribunale dei minori di Ancona ad ottobre 2008 aveva affidato  a suo fratello e a sua sorella  lontani da lei, a Pergola. La storia di una donna innamorata e felicemente sposata. Fiera della sua bella casa, comprata a due passi dal nucleo storico; orgogliosa del suo lavoro, era un’impiegata dell’Aquater alla Snam Progetti di San Lorenzo in Campo; ambiziosa per i suoi figli, che aveva iscritto ad una scuola privata per favorire un futuro radioso. Poi, il buio.

divorzio 6Mio marito – raccontava Nadia – da un giorno all’altro se ne va e sono costretta a battermi nei tribunali per poter rimanere nella nostra casa ed avere la custodia dei bambini. Qualche tempo dopo, perdo il lavoro. La S. abbandona la sede di San Lorenzo, mi licenzia con grave ingiustizia, e di nuovo mi ritrovo davanti ai giudici, dove ottengo ragione ma non il mio impiego. In casa mancano i soldi e quando il mio ex-marito smette pure di inviarci il suo assegno mensile, sono in un attimo sul lastrico. Gli amici mi prestano soldi per fare la spesa, ma non riesco più a pagare le bollette, le fatture e nemmeno le rate. La mia macchina è pignorata e, per morosità, l’Enel e l’Aset mi sospendono l’erogazione dell’elettricità e dell’acqua a dispetto dei minimi che, per legge, devono garantire. Sono in ginocchio, ma ho con me i miei figli e tutti e tre, insieme, abbiamo una grande forza anche quando il loro papà annuncia a gran voce che deve vendere la nostra casa perché, afferma, la sua ditta sta fallendo. Dopo di che è tutto uno scivolone. I miei figli moltiplicano le assenze a scuola; H. fa una piccola fuga e la mia situazione d’indigenza gioca automaticamente contro di me”. Passano mesi, il lento scivolare continua. I suoi due figli perdono uno, due, dieci, venti giorni di scuola. I servizi sociali di Mondolfo tengono la situazione sotto controllo ed interpretano la fuga di poche ore del più piccolo, come il segnale di un disagio non solo economico ma anche psicologico, e tramite il tribunale le tolgono i figli e li affidano a suo fratello. “I servizi sociali di Mondolfo chiedono al tribunale d’intervenire: i miei ragazzi sono affidati ai miei parenti. Li vedo solo quando lo decide il giudice e ho passato il giorno di Natale, il giorno del compleanno di mia figlia e tutte le feste da sola. Terribilmente ed orribilmente sola. »

divorzio 3Lei allora bersaglia di lettere il sindaco di Mondolfo. Non chiede attenzione ma aiuto. Chiede un lavoro e chiede di vedere i suoi diritti rispettati. Donna istruita ed intelligente, non rimane con le mani in mano. Bussa sistematicamente a tutte le porte. Religiosa, coinvolge i vescovi di Senigallia e di Fano e si rivolge a rinomati neuropsichiatri, a cui chiede un’indagine accurata sul suo stato di salute mentale, premunendosi così contro eventuali attacchi, sia da parte di suo marito che da parte dei suoi parenti più stretti che parlano troppo spesso di problemi psicologici e psichiatrici.

Lettere, pareri – spiegava l’avvocato Dario Conti di Pergola, all’epoca il suo difensore  – tutti molto preziosi, ma che non potevano annullare la sentenza del tribunale che richiedeva a Lei e a suo marito di seguire un corso specifico presso l’Asur di Mondolfo. Una sorta di percorso di crescita nel quale si vuole valutare la capacità genitoriale di entrambi”.  Un corso che la donna, purtroppo – e si capisce -, viveva come un’offesa perché – affermava – “non devo dimostrare a nessuno che sono una buona mamma”.

Nadia però combatte e risponde alle accuse con altre accuse, alla carta bollata con altre carte. “Sono una mamma, e lotto come mamma per riavere con me i miei figli.” Bussa anche alle porte del prefetto di Pesaro Urbino perché vuole che il comune di Mondolfo riconosca tutti i suoi diritti.

Una storia, un caso, di una donna disperata che collima con la storia, il caso dell’arresto del comunicato stampa dell’Arma dei Carabinieri di Pergola di ieri, mercoledì 2 dicembre.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

 

Categorie correlate: