Ma abbiamo bisogno di una casa della salute o di un ospedale?

ospedale-cagli-angelo-celli-420x315Cagli – Focus sull’ospedale. E’ la richiesta che i sei sindaci dell’Unione Montana del Catria e Nerone rivolgeranno domani martedì alla commissione sulla sanità e le politiche sociali. Una deroga al decreto che, nel 2013, lo ha trasformato in una delle 13 case della salute. Quello che ha ripartito i posti letti ospedalieri senza tener conto dei bisogni, delle difficoltà dei loro venti mila concittadini che vivono tra monti e valli in un area grande 333 chilometri quadrati. Quello che non ha considerato quanto la popolazione è vecchia e sono aumentate le patologie croniche degenerative.

In testa, i sindaci di  Acqualagna, Apecchio, Cagli, Cantiano, Frontone, Serra Sant’Abbondio, hanno due  principi: il primo che la salute è un diritto costituzionale; l’altro che centrare la spesa pubblica si fa diminuendo costi e sprechi e non togliendo servizi sanitari che peggiorano i costi già alti di mobilità passiva extraregionale.  In tasca, dati e numeri che dimostrano che la manovra socio-sanitaria marchigiana non ha centrato i suoi obiettivi. Non ha diminuito la mobilità passiva, né le liste di attesa, né potenziato l’assistenza distrettuale, né rimodulato gli ospedali di polo. Quanto all’ospedale unico marche nord è ancora tutto da costruire e di conseguenza gli altri ospedali rimangono congestionati.

Poi, sono irritati – e molto – perché non sono stati coinvolti nel processo decisionale che ha stravolto l’asset sanitario del loro comprensorio ma hanno subito una nuova conflittualità acutizzata dallo sbilanciamento dei servizi pro costa che ha aumentato i divari e penalizzato l’entroterra.

Prima di chiedere hanno studiato le carta alla luce di quei nuovi parametri con cui si misura la fragilità – leggere le debolezze – dei territori.

foto generalePartono da una strategia operativa già attiva che ha fatto rientrare i loro sei comuni nel progetto pilota delle Aree interne gestito direttamente dalla presidenza del consiglio. Progetto finanziato che le riconosce come  territori svantaggiati poiché sprovvisti di servizi, periferici, spopolati, con residenti invecchiati ed un netto declino delle attività economiche. Trend che la strategia delle aree interne cerca di invertire riequilibrando  i servizi essenziali in particolare in materia di salute, istruzione ed accessibilità. Pertanto smantellare Cagli, polo di riferimento per quelli dell’unione Catria Nerone – ma anche di Piobbico – svuoterebbe d’efficacia  il preliminare strategico del progetto che  nella sanità punta all’uso di tecnologie di telemedicina e alla riorganizzazione dei percorsi di emergenza urgenza. Infine, c’è il decreto nazionale detto Balduzzi, quello del 2 aprile 2015 che prevede di conservare i presidi ospedalieri di base per zone disagiate, distanti più di 60 minuti dai presidi di pronto soccorso integrati nella rete ospedaliera di riferimento.

Ma cosa chiedono ? Il ripristino del day surgery in senologia, ortopedia, oculistica;  il mantenimento dei posti letto di lungodegenza post-acuzie, della piena funzionalità del punto di primo intervento con personale medico dipendente, di potes medicalizzata, dell’attività di riabilitazione intensiva, di emodialisi;  l’aggiornamento ed il potenziamento delle tecnologia di diagnostica per immagini, della guardia medica, delle attività diagnostica ambulatoriale specialistica, dell’assistenza domiciliare infermieristica, medica, riabilitativa anche nell’ottica dell’estensione dell’ambito ai comuni di Serra Sant’ Abbondio e Frontone.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

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