Aperta la Porta della Misericordia alla Madonna del Cerro

 

Sassoferrato – Emozionante, commovente, coinvolgente, l’apertura della Porta Santa nel piccolo Santuario della Madonna del Cerro, sabato 19 dicembre.

Emozionante per la rarità dell’evento, la solennità della Messa, la presenza di tutti i sacerdoti alla guida delle parrocchie di Sassoferrato e Genga con quel pensiero più speciale del solito per don Renzo e don Dario assenti per ragioni di salute.

Commovente  per le ragioni per cui Monsignor Vecerrica, nella sua qualità di Vescovo della Diocesi ha voluto che la Madonna del Cerro ospitasse una Porta della Misericordia quale meta di pellegrini.

Coinvolgente infine perché nel suo tradurre il profondo messaggio del Giubileo, don Giancarlo ha usato parole semplici che hanno fatto breccia nel cuore e seminato nella mente dei presenti tutta la bellezza della Misericordia che, nell’anno giubilare, deve impregnare ogni nostro pensiero ed azione.

Questa Porta – spiega Don Giancarlo  – non è altro che Gesù e come Vescovo ho voluto che il Santuario ospitasse una Porta perché è un luogo speciale che nonostante sia isolato attrae sempre tanta gente. Un faro sul monte per tutta la popolazione e per i gruppi di pellegrini. È una chiesa di accoglienza e di conversione. Inoltre, è dedicata ad una Madonna che protegge i bambini e le mamme. Una speciale protezione di cui abbiamo ancora più bisogno in questo momento difficile. In un momento in cui lottiamo per mantenere il punto nascita di Fabriano”. Poi, con semplicità, spiega che quella “Porta” è solo un inizio e ci sono opere corporali e  di misericordia spirituale da fare in tre passi. “Il primo è ascoltarsi, guardare la propria vita davanti a Dio misericordioso, ricominciare a confessarsi ed incoraggiare i giovani a farlo con regolarità. Il secondo, scegliere un proposito pratico. Il terzo: prendere sul serio impegni di amore, di perdono e di proposte di giustizia“.

L’indomani, domenica 20 dicembre, il primo gruppo ad aver varcato la Porta Santa del Cerro sono stati gli agricoltori affiliati alla Coldiretti locale. Era la domenica della benedizione dei trattori. “Un momento importante per riflettere sull’anno agrario passato e anche quello futuro” – ha sottolineato Luigi Busco, responsabile nel territorio sentinate. 

Un dono molto gradito quello concesso dal Vescovo Don Giancarlo che ha sempre dimostrato quanto è vicino alle comunità che vivono a margine della diocesi. Spesso, ama dichiarare che il Santuario è un luogo particolare. Forse perché fa parte di quei luoghi dove le leggende si diffondono a suon di verità e le verità sono così belle da diventare leggende. Perché questa chiesa che svetta su quel lato dolce del Monte Rotondo non è altro che la storia di un affresco della Madonna, di una fonte miracolosa e della devozione di un ciabattino, misero e gobbo. Il Santuario, che deve il proprio nome al fondo, ricco di Cerri, ospita l’immagine della Madonna che risponde alle preghiera di una madre. La mamma l’ha invocata per proteggere il suo bimbo perché, in un momento di ira, lo voleva consegnare al diavolo, simboleggiato da un mostro nel dipinto. Ma è soprattutto la storia di Angelo Bessi, un povero ciabattino analfabeta colpito da poliomielite che non smise mai di pregare l’affresco ed ottenne miracoli per la sua famiglia e anche per tanti altri e a forza di pellegrinaggi e sacrifici riuscì a ricostruire l’ex chiesa di Rotondo, ad ampliarla, fino ad edificare la chiesa come oggi la conosciamo. Lì, come dimostrano gli ex-voto, sono in tanti ad aver ricevuto una grazia e spesso si sentono racconti di mamme che ringraziano per il dono della gravidanza. Il che spiega perché il Santuario è meta incessante di pellegrini e di devoti. Ancora più oggi che si trova al centro di importanti mete turistiche. Come la Rocca di Rotondo (XIV sec.) recentemente restaurata, il Parco archeominerario dello zolfo di Cabernardi, una fitta rete di sentieri sul Monte Rotondo, montagna che ultimamente si è rivelata piene di sorprese geologiche, faunistiche e botaniche ed ospita anche il Doglio Park, paradiso di chi ama scarrozzare in mountain bike.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

Un grazie immenso a Franco Brescini per le sue foto e a Silvio Sabbatini per la sua disponibilità e la sua gentilezza.