Caro Prefetto, ti scrivo: siamo zona montana disagiata e pretendiamo un nostro punto nascite

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Fabriano – Mentre nel mondo, da duemila anni, il 24 dicembre è il giorno che annuncia la nascita del bambino Gesù, il 24 dicembre 2015 è stato per Fabriano il giorno della chiusura del suo punto nascita. Alla stregua di quelli degli ospedali di Osimo e San Severino Marche. Una determina, la 913, ha declassato i tre reparti da “percorso gravidanza e parto” a “ percorso di presa in carico della gravidanza fisiologica”. Il che tradotto dal punto di vista operativo significa che rimangono gli ambulatori ostetrico-ginecologici ma chi aspetta un bambino nell’entroterra anconetano, un mese prima, dovrà d’ora in poi organizzarsi con il Carlo Urbani di Jesi od il Salesi di Ancona.

Una determina che porta in calce le tre firme dei vertici dell’Asur, quella del direttore generale Alessandro Marini, quella del direttore sanitario Nadia Storti, quella del direttore amministrativo Pierluigi Gigliucci e poggia la riorganizzazione del sistema marchigiano delle nascite sulle valutazioni del comitato percorso nascita Asur che forte “dei dati dei parti del 2014, le norme di accreditamento e le linee di indirizzo delle società scientifiche” afferma di aver individuato i punti nascita da cassare con minori volumi di attività e con requisiti minori rispetto allo standard.

Ceriscioli e MariniInsomma la Determina parla chiaro. È solo una questione di numeri. Fabriano con i suoi 400 parti effettivi, SS Severino Marche con i suoi 581 ed Osimo con i suoi 644 non ce l’hanno fatta. Si salvano invece Fermo (849), Senigallia (781) , Jesi (770), San Benedetto (756), Civitanova Marche (749), Urbino (714), Ascoli Piceno (728) . Sono tutti sotto la famosa soglia dei mille nel mirino della Giunta Regionale. Solo Macerata, con i  suoi 1200 parti non teme nessuno.

Una delibera però che per i quadrumviri Sagramola-Pesciarelli-Medardoni e Borri, rispettivamente Sindaci di Fabriano, Sassoferrato, Genga e Serra San Quirico, è carta da stracciare.

Regione 5In primis, perché questa Delibera va letta con altre chiavi di lettura. Una prettamente politica, che descrive Ceriscioli come un governatore che decide di qualcosa che non era nel suo programma quando nella sua corsa alla presidenza delle Marche cercava consensi; un governatore che con la sua giunta non ha né discusso, né condiviso la sua decisione con la propria maggioranza e con chi rappresenta con la fascia tricolore il territorio e i cittadini a cui si stanno togliendo i servizi.

Poi, per risvegliare i principi del buon governo, e costringere la politica a ritrovare un suo baricentro, in 18 hanno sospeso le loro tessere. In dieci del Pd e in otto dell’Udc e hanno colpito a suon di istituzioni chiedendo oggi 28 dicembre un intervento diretto del Prefetto. “Ossia di convocare il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica affinché valuti le attuali condizioni della viabilità che non consentono un accesso certo e sicuro al punto nascita di Jesi e affinché la Regione Marche conceda una proroga alla chiusura del punto nascite fino al termine dei lavori della SS 76”.

La lettera inviata al Prefetto parla anche il linguaggio dei numeri. Cifre però che illustrano quanto Fabriano e il comprensorio che gravita intorno ai servizi della città del Gentile siano zona montana disagiata.

IMG_6395Racconta di un territorio grande 677 km², su cui vivono quasi 48.000 abitanti con una densità di 78 abitanti al km²; elenca le frazioni, 60 per Fabriano, 47 per Sassoferrato, 13 per SS Quirico e 36 per Genga; tiene conto delle altimetrie, dei dislivelli, dei chilometri che separano le periferie dai centri; riconosce quanto la viabilità interna sia difficile e quanto i cantieri della Quadrilatero pesino sulla superstrada che collega il comprensorio alla costa e dunque alla Vallesina.

Narra di undici gallerie monotubo a doppio senso di marcia che si bloccano continuamente. Di incidenti che hanno provocato la morte di cinque persone, 48 interruzioni solo negli ultimi sei mesi e che incrementeranno con lo step nel quale sono entrati i cantieri.

20151222_144721Poi attacca andando oltre i motivi geografici e di viabilità. Non parla che è il cuore industriale potenziale delle Marche, quello che continua a tirarea le classifiche verso l’alto,  rimane il maggior erogatore di Irpef e di Iva ma ricorda quanto sia stato fortemente colpito dalla crisi economica con tassi di disoccupazione più alti della media nazionale, condizione che crea “una disparità nell’accesso ai servizi, quali la sanità e alla nascita in condizioni di sicurezza”, menziona la qualità dei servizi del reparto nascita dell’ospedale Engles Profilil, il suo basso tasso di parti cesarei raggiunto già dal 1991 e sferra il colpo finale citando un’interrogazione in commissione degli affari sociali, il 1 luglio 2015, che autorizza la deroga “in caso di situazioni orografiche critiche, ovvero in presenza di aree geograficamente disagiate, a condizione che in tali strutture siano garantiti tutti gli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza previsti per le unità operative ostetriche e neonatologiche/pediatriche di primo livello e che vengano assicurate le soglie di qualità e di sicurezza stabilite dall’accordo Stato- Regione del dicembre 2010 e dai successi atti normativi e di regolamentazione statale e regionale che permettano il parto in condizioni di sicurezza”. E alla fine esibisce le deroghe concesse dal Ministero della Sanità, il 23 febbraio 2015, ai reparti di maternità di Barga (460) di Piombino (313), di Portoferraio (211) e Bibbiena (295).

Nell’Arte della Guerra, si afferma che “Se conosci il nemico e te stesso, di sicuro, vincerai”, che “si devono studiare i punti di forza e di debolezza dell’avversario mantenendo la consapevolezza dei propri limiti”, che è fondamentale “avere fiducia nelle proprie potenzialità”, “sorprendere continuamente il nemico” e “controllare le informazioni”. Pertanto, da come i quadrumviri Sagramola, Pesciarelli, Medardoni e Borri si stanno muovendo, per il più antico manuale strategico della storia sembrerebbe che abbiano le carte in regole per riuscire ad avvicinarsi alla vittoria. Quella che il riequilibrio tenga conto anche dell’entroterra.

CeriscioliMangialardiMenichelliRagion per cui Jesi, Senigallia, Civitanova Marche, San Benedetto del Tronto ed Urbino  non hanno mai smesso di fare la loro attività di lobbying presso la Regione. Con argomenti che fanno sorridere come quella volta, pochi giorni fa, il 23 dicembre, quando il sindaco di Senigallia Mangialardi, nonché presidente dell’associazione dei comuni marchigiani, ha affermato che “se la regola richiede una maternità per ogni area vasta, candido Senigallia. Non mi spaventa la vicinanza di Jesi da Fabriano. Tanto abbiamo il vantaggio dell’autostrada e di una complanare che arrivava direttamente al nostro ospedale“. E nell’entroterra tutti a interrogarsi su chi ha nascosto l’autostrada Fabriano-Senigallia svelata dal Sindaco Mangialardi!

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

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