Da Albacina a Trieste: i caduti nella Grande Guerra

bild 4 (1)Domenica 10 gennaio ultimo scorso, alle ore 16 e 30, ad Albacina di Fabriano, presso la casa parrocchiale Chiesa San Carlo, è stata inaugurata un’interessantissima mostra sulla Grande Guerra 1915-1918, dal titolo “Da Albacina a Trieste. La storia dei caduti di Albacina nella Grande Guerra”.

Il curatore ed allestitore della rassegna storico-documentaria è stato il valente Parroco locale Don Pierleopoldo Paloni, Professore in pensione e massimo esperto di questo periodo storico a Fabriano. Don Leopoldo
è stato, però, validamente coadiuvato, soprattutto, da Enrico Agostinelli, Claudio Zampetti, Benvenuto Mezzanotte, Maurizio Stroppa ed Alessandro Sampaoli. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Fabriano, è venuta a suggellare, degnamente, la chiusura dell’anno di rievocazioni e celebrazioni, intese a solennizzare il primo centenario della discesa in campo dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Il percorso di visita, benché non molto lungo, è stato appositamente pensato e realizzato per ripercorrere, in maniera articolata e bild 3ragionata, le tappe salienti dell’“l’inutile strage”, dall’attentato di Sarajevo sino all’armistizio di Villa Giusti, passando per tutti quei fatti, apparentemente minori, che coinvolsero, tragicamente, ben ventuno figli di Albacina, il cui fiore di giovinezza fu reciso sui venti, massimo trent’anni d’età. Il raro e prezioso materiale documentario (di Don Paloni, Francesco Mogiani, Antonio Ciarabalà e Davide Grillini) è stato sapientemente suddiviso tra testimonianze materiali, come elmetti, fasce mollettiere, residuati bellici, ecc., e carte d’archivio
originali, quali cartoline postali in franchigia, lettere dal fronte, comunicati, dispacci, giornali dell’epoca e fotografie, alcune delle quali messe gentilmente a disposizione, assieme a taluni oggetti, dai discendenti dei caduti di Albacina. Da segnalare la corale, appassionata e massiccia presenza e collaborazione degli abitanti di quest’ultima, bellissima ed attivissima frazione fabrianese.

bild 2 (1)Subito dopo l’inaugurazione, il taglio del cui nastro, tenuto significativamente, da due bambini, è stato affidato al Presidente provinciale dei Bersaglieri, Signor Franco Morresi, si è passati, quindi, alle ore 17 e 45, nell’ annessa chiesa di San Venanzio Vescovo, dove ha avuto luogo la vera e propria cerimonia rievocativa e commemorativa. Apertasi con la canzone “Dolce sentire”, eseguita, dietro accompagnamento dell’organo, da due bravissimi cantanti, dopo i saluti introduttivi e le considerazioni generali del Sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola, ha preso, finalmente, la parola il vero e proprio protagonista dell’evento, Don Leopoldo, il quale, da abile moderatore, ha ripercorso le vicende belliche intercorse tra il 24 maggio 1915 ed il 4 novembre 1918. La narrazione, puntuale ed efficace, è stata intercalata e scandita da musiche e canti, eseguiti, rispettivamente, dalla banda musicale di San Paolo di Jesi, magistralmente diretta dal Maestro Luciano Merli e dal suo cantante lirico, il quale, dalla voce possente e poderosa, ha intonato, a gola spiegata, le più belle, significative e toccanti canzoni del periodo della Grande Guerra, da “’O sordato nnammurato” alla Canzone del Piave, per finire con l’Inno nazionale Fratelli d’Italia, arie risorgimentali e romantiche che hanno ricreato l’atmosfera di trasporto patriottico dell’epoca e generato non poca commozione fra gli astanti. Tra parole, musiche e canti si è inserita un’appropriatissima carrellata di immagini dei 21 fanti albacinesi, con l’accompagnamento delle generalità di ciascun caduto e dei fatti salienti che portarono alla sua morte violenta al fronte, per ferita di guerra o per sua conseguenza postuma, al termine di più o meno lunga e tormentosa malattia. Ne sono emerse figure di grande spessore militare, ma soprattutto umano, come quella del fante Omar Violoni, emblema vivente della sofferenza oscura dei soldati, sempre prigioniero dal 18 maggio 1915 e, poi, una volta liberato, morto, per malattia, il 26 ottobre 1918, a pochi giorni dalla fine vittoriosa del conflitto, o del diciannovenne ardito fiamme nere Mario Lasconi, militante nel 13° reparto d’assalto, che, ancorché giovanissimo, ottenne di entrare a far parte del corpo speciale degli Arditi, concludendo eroicamente, nella sua militanza, la propria vita. Alla pronuncia del nome d’ogni caduto, da parte del Presidente dei Bersaglieri, i membri dell’associazione bersaglieresca hanno levato alto il grido: “Presente!”, quasi a ristabilire, con essi, un contatto diretto.

bild 3 (1)La chiusura della manifestazione è stata riaffidata al Sindaco, il quale ha detto che la serata ha ridato vita a questi ventenni fabrianesi, cui non fu data la possibilità di poter prolungare, oltre la prima giovinezza, la loro nascente esistenza. Belli ed opportuni anche gli allestimenti all’interno della chiesa, imbandierata di vessilli tricolori e resa ancor più solenne da una grande bandiera italiana, con lo stemma sabaudo dell’epoca, sulla quale, all’interno d’un quadro, erano esposti tutti i volti, i nomi ed i fatti d’arme dei 21 d’Albacina, testimoni muti degli altri quasi 700mila commilitoni italiani che condivisero, con essi, la medesima, tragica sorte ed anche dei circa 10 milioni di persone che pagarono con la vita, il prezzo dell’arrogante follia di pochi.                                                                                                                                     Euro Puletti@riproduzione riservata

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