La profonda connessione tra Turba e Venerdì Santo

Una scena al Pretorio: Pilato se ne lava le mani

Una scena al Pretorio: Pilato se ne lava le mani

Cantiano – “… e non ci indurre in tentazione …”, una frase che da piccoli abbiamo tutti imparato, poi magari troppo in fretta dimenticata. Cosa c’entra con la Turba? Bè, un po’ c’entra, perché anche la Turba, quale espressione del sentimento popolare, soggiace a certe “tentazioni” in altre parole a quelle contaminazioni del mondo secolare che, se attuate, potrebbero condurre verso deviazioni discutibili. Il tema è alquanto delicato e richiederebbe maggiore spazio e tempo per gli approfondimenti necessari. Ma, pur in mancanza dell’uno e dell’altro, lo voglio accennare evitando di fare il solito articolo col rischio di ripetermi. Così ragionando parto da un dato di fatto, oggettivo, che è la profonda connessione tra il Venerdì Santo e la Turba. Sia la storia passata che quella recente ci sostengono appieno. Il Venerdì Santo non è un giorno qualsiasi; la Chiesa e con essa i credenti, ricordano il sacrificio patito dal Cristo, per il perdono dei peccati e per la nostra salvezza. La Turba non è altro che il racconto di quegli eventi, a noi pervenuto attraverso i Vangeli, messi in scena nello stesso giorno in cui la Chiesa li celebra. Per questo motivo e da molti anni, si è voluto ancor di più rafforzare questo legame autentico, proponendo una serie di iniziative, che oggi hanno acquistato pieno consenso sotto il titolo di “Percorsi Pasquali” (di cui si parla in queste pagine). Per questo si è sempre promossa la Turba in armonia con gli appuntamenti liturgici del Venerdì Santo, rinunciando a scelte anche allettanti, il cui unico scopo, sarebbe stato quello della promozione del territorio, o di un prodotto tipico, ma che sarebbero state prive di ogni contenuto vero. Qualche anno fa, fu nostro ospite Mons P. Jacobone, del Pontificio Consiglio della Cultura Vaticana il quale, ha proposito di “sacre rappresentazioni”, ci consegnò un messaggio ben chiaro così sintetizzato: il “teatro sacro” non può essere sganciato dalla fede e da quelle motivazioni che lo hanno prodotto. Mancando questi elementi, si trasforma in fenomeno esclusivamente folkloristico o turistico-commerciale con esiti che vanno dall’insignificanza al grottesco. Condivido appieno questo pensiero e allora quando il giorno del Venerdì Santo vedrò il mio amico fornaio vendere le ciambelle con il turbante in testa, o l’altro amico battere il ferro in un angolo di via Fiorucci trasformata in un mercatino di antichi mestieri e di vocianti taverne, vuol dire che la Turba, quella vera ed autentica, è finita. La mia è una provocazione perché so che questo non accadrà; se infatti è vero che la rievocazione di fatti storici, molti dei quali non autentici, ha trovato negli ultimi anni largo consenso, d’altra parte è pur vero che quella delle “sacre rappresentazioni” legate ai momenti liturgici, trova altrettante e più motivate partecipazioni, poiché sarà sempre continua e costante nelle persone la ricerca di quelle risposte intime che la vita ci pone e che solo la preghiera e il raccoglimento in talune circostanze possono dare. La Turba di oggi, per come è impostata nel suo rigore storico e partecipativo, ha il vanto e l’ambizione di poter conciliare entrambe le posizioni, essere cioè nel giorno del Venerdì Santo, momento di preghiera collettiva che fin dall’alba con la “Visita alle Sette Chiese” predispone la persona alla riflessione, e allo stesso tempo occasione per la scoperta di un paese senza che esso svenda nel ridicolo uno dei principali valori sui quali è stato fondato. Questo è stato in passato, questo avviene nel presente e lo sarà anche in futuro, ”e così continuare ad essere, finché la pietà per l’umanità sofferente albergherà nel cuore degli uomini” (D. Bianchi).

Maurizio Tanfulli – presidente associazione culturale Turba

Caifa interpretato da Giuseppe Alessandrini

Caifa interpretato da Giuseppe Alessandrini

Il programma del Venerdì Santo 

Alle ore 05.30 nella chiesa Collegiata parte la tradizionale visita delle sette chiese, alle 15.30 sempre in Collegiata c’è l’azione liturgica della Passione del Signore, alle 20 per le vie del paese è tempo di attesa con laudi e canti tradizionali sui sagrati delle chiese, alle 20.45 in piazza Luceoli in programma la cospirazione e il tradimento di Giuda, alle 21.00 al parco della Rimembranza L’ultima cena, mentre in piazza Luceoli è possibile assistere a un momento di vita ebraica. Alle 21:45 di nuovo in piazza Luceoli per il processo e la condanna di Gesù, poi alle 22:30 dalla piazza comincia l’ascesa al Calvario, infine alle 23 al colle di Sant’Ubaldo l’ora della resurrezione.