Siamo tutti figli degli Appennini, di Amatrice, di Arquata del Tronto

imageIl violento terremoto che sta scuotendo il nostro Appennino Centrale è catastrofico.

Stiamo contando i morti e vigili, protezione civile e volontari stanno correndo contro il tempo per salvare chi sotto le macerie vive ancora.

Purtroppo la natura ha la sua logica. L’Italia vive un processo di stiramento dal Tirreno all’Adriatico e i terremoti di Gubbio ed Abruzzo nel 1984, in Umbria e nelle Marche nel 1997, a L’Aquila nel 2009 e quello di oggi a cavallo tra Lazio, Marche, Umbria ed Abruzzo lo confermano. La nostra Penisola conquista millimetri ogni anno che la faranno più larga di qualche metro fra mille anni, di alcuni chilometri tra un milione di anni. Una conquista di spazio a cui l’Appennino centrale cede liberando energia con una violenza tale da cancellare i suoi paesi e spezzare vite. Un fenomeno complesso che si osserva ma che non si può image (1)controllare. Le sequenze sono  simili ma ognuna ha un suo comportamento particolare con la propria coda di repliche sismiche. “A Colfiorito nel 1997 tra Umbria e Marche passarono 9 ore tra la prima e la seconda scossa mentre in Friuli nel 1976 alcuni mesi, in Abruzzo a Val Comino nel 1984 quattro giorni”. Sito ingvterremoti per saperne di più

Nel comprensorio che corre dal Cucco al Catria e dal Nerone fino alle Alpi della Luna non ci sono danni. Ma la violenza delle scosse spaventa e fa riemergere le paure e le angosce che sono state le nostre ogni volta che la terra ha tremato. Ognuno di noi si sente parente di chi ha perso la vita sotto le macerie. Il cuore piange. Presto ci sarà un’altra notte e poi un altro giorno… ed è il caso di seguire i consigli della Protezione Civile sul cosa fare prima, durante e dopo in caso di terremoto.


IMG_3034Prima…

Individuiamo all’interno della casa e fuori posti sicuri:

  • capire quali sono i veri muri, quelli interni, i cosiddetti “portanti”;
  • verificare che siano lontani da vetri di finestre, di quadri, di specchi e da oggetti pesanti come una libreria che potrebbero cadere;
  • cercare un vano di porta inserita in un muro portante od un mobile robusto, un tavolo, una scrivania;
  • fuori, individuare uno spazio libero non circondato da edifici e senza linee elettriche.

Mentre…

Se sei in macchina non ti fermare sotto un ponte, vicino alberi, presso linee telefoniche ed elettriche o cavalcavia.

IMG_3037Se sei in casa, vai nei luoghi che nella tua indagine hai valutato come sicuri e non farti prendere del panico precipitandoti verso le scale o peggio l’ascensore.

Se sei fuori cerca uno spazio ampio e se sei su un marciapiede fai attenzione ai cornicioni, alle insegne, ai balconi. Cerca riparo sotto l’architrave di un portone.

Dopo…

Avverti i soccorsi solo ed esclusivamente se necessario. Lascia libere le linee telefoniche e le strade per non intralciare i soccorsi.

Screenshot_2016-08-24-18-57-14Il fatto che di solito tutti stiamo utilizzando i nostri cellulari in un momento di emergenza altera la capacità di trasmissione delle celle. Troppe chiamate nello stesso momento provocano una crisi del sistema con la conseguenza che nessuno riesce più a comunicare. Pertanto la protezione civile invita a togliere la password al router Wi.Fi di solito raggiungibile all’indirizzo http://192.168.1.1 o http://192.168.1.0 così ognuno riesce a utilizzare altri sistemi come Voip o Skype o WhatsApp per comunicare.

Infine su FaceBook esiste un sistema chiamato Safety Check. Questo servizio consente di segnalare a chi tiene a te, amici, parenti e soprattutto ai soccorsi dove ti trovi.

Digita nella ricerca SafetyCheck, ti appare un’icona verde e la dicitura “controllo di sicurezza”.

Véronique Angeletti@civetta.tv

Centoventi morti e la conta non è finita. Siamo tutti madre, padre, figli, fratelli e sorelle di chi è morto sotto le macerie di un Appennino in movimento. Ieri, ha vinto la logica della natura. Oggi le mani forti e il cuore grande dei volontari venuti da ogni dove. Domani, sarà il turno della solidarietà e della concretezza. #chipromettedevemantenere

La lunga storia dei “nostri” terremoti

Categorie correlate: