Je suis Civetta e tu non sei il nostro Charlie!

cliche_food_1280.jpg-20101022-154609Che c’entra Civetta.tv con Charlie Hebdo. C’entra eccome. Civetta è un online a servizio di chi abita e di chi ama l’Appennino centrale e, da alcuni giorni, cerca di capire quale può essere il messaggio di un disegno che sbeffeggia chi ha perso tutto nel terremoto del 24 agosto e schernisce chi, tuttora, ne subisce le sue infinite scosse.

Essendo caricature, le opinioni espresse dai giornalisti sono libere. Il disegno di Charlie Hebdo non rappresenta la posizione della Francia” afferma da Roma nel suo comunicato l’ambasciata francese e dunque a chi s’interroga risponde con il “vive la liberté d’expression et d’opinion” che però non toglie l’imbarazzo.

Di fatto, nessuno nega a Charlie Hebdo di usare diritti fondamentali come la libertà di espressione e di stampa. Ma perché parlare di giornalisti. La vignetta fa parte è vero di un giornale, ma non è cronaca dei fatti e non racconta una comunità. “Perché si tratta di giornalismo visuale” mi si risponde e dunque di “giornalisti che percepiscono i lati ridicoli del nostro mondo attuale“.

Sarà per quello che a noi Italiani brucia questa vignetta. Perché ci ridicolizza, ci assimila alla pasta e ci segrega a quei “maccaroni” che accompagnarono intere generazioni d’emigrati provando – senza riuscirci – ad offuscare  che l’impalcatura dell’arte, della letteratura, dell’economia e anche della politica dell’Hexagone, nel corso dei secoli e tuttora, è costruita dal genio, dalla creatività e dall’operosità degli italiani. E tanto per stare nel tema, mi prude ricordare che i papà del gallissimo Asterix non sono altro che l’italiano Albert Uderzo e l’ebreo polacco René Goscinny naturalizzato francese.

Comunque va detto che il vignettista di Charlie Hebdo ostenta una buona cultura gastronomica. Tutto sommato non siamo semplicemente pastasciutta ma “penne all’arrabbiata”, un popolo reso furente dalle sue ferite “sangue pomodoro”, “gratinato” dalle piaghe dei crolli, con morti schiacciati dalla propria casa come “lasagne“.

Connotazioni e denotazioni nelle quali tuttavia non riesco a vedere quel “lato ridicolo del mondo attuale” di quel “giornalista visuale” preso a prestito dal bravissimo e pluripremiato vignettista canadese Andre Pijet.

Altri invece sostengono che la vignetta è aggressiva poiché arguta e mira a provocare un dibattito denunciando con una caricatura il modo assassino di edificare nei nostri paesi. Tesi avallata dalla seconda vignetta di Charlie Hebdo che attribuisce a costruttori mafiosi – altro luogo comune che ci accompagna ovunque andiamo – la costruzione delle case di Arquata e Pescara del Tronto, di Accumoli e di Amatrice. Malavita sconosciuta nel nostro Appennino che spiega come non abbiamo potuto cogliere il riferimento. Certo non possiamo negare che stiamo indagando sul nostro modo di costruire e di autorizzare ampliamenti e modifiche, ma dobbiamo anche aggiungere che chi vive le scosse dal 24 agosto sull’intera dorsale, è consapevole che questo terremoto sta scrivendo a colpi di faglie sul terreno un suo capitolo della geologia degli Appennini. La città di Amatrice è scesa di 20 cm, un versante del Monte Vettore è scivolato di 10 e la parte occidentale della Piana di Castelluccio si è abbassata di 18 cm.

Comunque al dunque qualcosa Charlie Hebdo ha provocato. Ha incassato rumori, attenzioni che forse diventeranno vendite nel calme plat delle sue ultime tirature, risollevate in edicola a gennaio scorso con l’edizione speciale del primo anniversario della strage dei suoi fondatori. Opinionisti a difesa della laicità e dunque irriverenti che di sicuro avrebbero valutato prima di lucrare sbeffeggiando una popolazione annientata da una catastrofe naturale tuttora in corso, ed avrebbero tenuto in considerazione che, a differenza della Francia, l’Italia, scrigno  di quasi 70% dei beni artistici e monumentali del mondo, paga anche il conto di una vitalità che occupa cime e colline e non è confinata solo nelle sue grandi città.

Ecco perché sono convinta che la vignetta di Charlie Hebdo non sia giornalismo e non vada nemmeno difesa scomodando la libertà d’espressione. Innanzitutto perché non è cronaca di fatti, non sfida poteri potenti e spregiudicati, e nello stato delle scosse non è ancora nemmeno denuncia. La vignetta di Charlie Hebdo  si presenta tale quale è: ossia un disegno di cattivo gusto, una meschina metafora zeppa di pregiudizi. In sintesi un oltraggio a mezzo stampa agli italiani e a chi vive negli Appennini centrali e che trasforma lo splendido motto che ha reso grande la Francia in un inutile #LibertéEgalitéStupidité.

Véronique Angeletti@civetta.tv

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