S’arena il Patto di Piagge, emergono le richieste di Fossombrone, Cagli e Sassocorvaro
Urbino – “Ite Missa est” sentenzia il sindaco di Monteciccardo, Elvine Del Bene. Tanto per dire che la riforma è un pezzo avanti e non c’è più nulla da fare. Il Patto di Piagge, la proposta nel pesarese di un modello omogeneo di assistenza ospedaliera per acuti su più presidi, quella firmata dai sindaci di Barchi, Cartoceto, Fossombrone, Mondolfo, Montecopiolo, Montefelcino, Montelabbate, Orciano, Pergola, Piagge, San Giorgio, San Lorenzo in Campo e Sant’Ippolito si è arenata mercoledì 22 febbraio nell’assemblea dei sindaci dell’area vasta1.
Per i 13 è la cronaca di una bocciatura annunciata che, però, analizzata nelle sue varie sfumature, brucia. Già il fatto di aver incassato solo sei voti favorevoli sui 13 firmatari dà da pensare. Va sottolineato che il Patto si è presentato indebolito dall’assenza dei quattro comuni convogliati nel nuovo comune Terre Roveresche commissariato ma anche dall’uscita, prima del voto, di Mondolfo e Montefelcino e pure dal fatto che non era presente Cartoceto.
Infastidisce la scelta di una ventina di sindaci di non spostarsi – seppur l’assemblea accoglieva l’audizione del Presidente Ceriscioli sulla riforma in atto -. Ma ad indicare che qualcosa non ha funzionato non sono i 18 “no” votati dai sindaci a mano alzata ma quelli dei 10 sindaci che si sono espressi con il voto di astensione.
La prova che i tredici del Patto di Piagge in questi ultimi tre mesi non sono riusciti a scalfire il fronte dei sindaci che “accettano la riforma con il mal di pancia”. Eppure giocavano con il vantaggio di un sistema sanitaria con un pronto soccorso al collasso, che poggia su servizi tuttora da attivare, regolato da comunicazioni in totale contrasto con quello sostenuto dalla politica e dove esiste ancora nell’entroterra troppi posti ancora da colmare.
Sindaci che spiegano come hanno volutamente adattato le loro richieste nei parametri imposti dal governo. Il che non lascia molto margine di manovra alla Regione Marche per spiegare il perché non viene incontro alle loro richieste.
“Abbiamo tolto la medicina per acuti, la geriatria, la senologia – afferma il cagliese Alberto Alessandri – per essere coerenti con la riforma. E quello che finora non avete accettato sta creando i casini che si vedono nei posti letto che mancano in medicina e l’intasamento del pronto soccorso di Urbino.” Poi cambia registro: accusa alcuni dirigenti e tecnici di spadroneggiare, di aver svilito l’indirizzo dato dalla politica con atti che dicono il contrario di quanto annunciato un ora prima. “Non ci sono candidati a partecipare a concorsi per lavorare nei presidi dell’entroterra perché si è sparsa sfiducia, la voce di fuggire perché ci sono troppe incoerenze e troppe responsabilità.”
Dall’assemblea arrivano racconti di Pat che dovevano essere tale quale al PPI negli uomini e negli obiettivi ma che non lo sono. Unità attivate venerdì 17 febbraio addirittura alle ore 20 ed hanno provocato il collasso del pronto soccorso di Urbino nel fine settimana. “Mi aspetto che si intervenga con atti seri e che la giunta regionale parli non con chi vive il sistema sanitario in un modo marginale ma con chi ci lavora. Infine, chiedo al Presidente Ceriscioli di chiedere a Roma qualcosa di concreto per le aree interne come un ambulanza medicalizzata in più.”Il video dell’intervento del sindaco di Cagli
Daniele Grossi, il sindaco di Sassocorvaro fa allora la domanda a brucia pelo: “c’è la volontà politica di rivedere con i sindaci l’impatto della riforma sul sistema dell’emergenza urgenza, di dare un PPI H24 e la lunga degenza?” Domanda a cui risponde Ceriscioli con un sibillino “esiste un divario tra parametri e desideri.” Qui il video dell’intervento del sindaco di Sassocorvaro
Véronique Angeletti@civetta.tv
Dilettanti, dilettanti, dilettanti. E qualcuno anche presuntuoso fino all’eccesso. I piccoli Comuni sempre più dimenticati.