Vietato consumare l’acqua ma chi controlla l’applicazione dell’ordinanza?

spreco acquaOrdinanze a raffica nei comuni del pesarese ma anche sulla fascia umbra dell’Appennino. Da Fossato di Vico a Costacciaro passando per Scheggia e Sigillo. In previsione della siccità, l’acqua è riservata ai bisogni alimentari domestici e all’igiene personale. Condiviso l consiglio di Umbra Acque ma in particolare più che ben recepito, l’appello del presidente dell’AATO Marche Nord, Daniele Tagliolini. Assemblea di ambito territoriale ottimale che svolge le funzioni di programmazione e controllo sulla gestione del servizio idrico integrato. In quasi tutta la Provincia Bella è scattato il divieto di irrigare ed annaffiare giardini, orti, prati, lavare cortili e piazzali, moto, macchine e camion, riempire piscine, fontane e vasche. Nelle grandi città turistiche come Pesaro, Fano, Gradara fino ai borghi arroccati sull’Appennino od adagiati sulle dolci colline. “Iniziativa giusta e necessaria – sostiene l’associazione “Lupus in Fabula” – ma che assomiglia ad una mera dichiarazione d’intenti.
logo-lupus in fabulaPer gli attivisti pesaresi dell’ambiente il problema “è chi realmente eseguirà i controlli e farà rispettare le ordinanze” tenendo conto che “i vigili urbani, d’estate sono impegnati negli eventi di intrattenimento ed accoglienza; gli ex forestali, ora confluiti nei Carabinieri, sono ancora alle prese con la riorganizzazione interna e le guardie provinciali sono quasi scomparse.” Insomma per Lupus in Fabula, “come negli scorsi anni, il rispetto delle ordinanze sarà lasciato alla sensibilità dei singoli cittadini” mentre le Istituzioni dovrebbero “sensibilizzare al risparmio delle risorse idriche con una politica educativa continua, coinvolgendo media, scuole, associazioni di volontariato e imprese.”
Nel ribadire la gravità e la serietà della situazione, gli ambientalisti mettono il dito sulle piaghe. Su quello spreco sistematico quantificato tra il 35 e il 40 % delle risorse provocato da un sistema acquedotto obsoleto e quella logica di cercare, con una nuova legge regionale, “di captare ed usare le falde profonde piuttosto che avviare politiche di risanamento delle infrastrutture.
Una legge che Lupus in Fabula con tanti comitati civici a difesa dell’acqua considerata un bene comune accusano di introdurre cambiamenti sulle modalità di prelievo e sulla natura delle acque profonde. Ossia di voler svincolare l’uso di queste acque dall’emergenza idrica e consentirne l’uso idropotabile. Il che per i comitati riguarderebbe i pozzi di San Lazzaro e Sant’Anna del Furlo nel comune di Fossombrone e quello del Burano tra i comuni di Cagli e Cantiano. Fonti classificate però come “riserve strategiche”, tipologia che l’emendamento della legge marchigiana dovrebbero escludere dalla categoria “acque profonde”, come sembra esclude tutte le fonti non autorigenerative.
In ogni caso la pre-allerta vige anche nei comuni della fascia umbra dell’Appennino. Il risparmio idrico obbedisce agli stessi avvertimenti dell’Aato “ sulle scarse precipitazioni nel periodo invernale e primaverile ed i bassi livelli delle riserve accumulate negli invasi di approvvigionamento idropotabile che dimostrando un’evidente carenza nelle portate uscenti dalle fonti appenniniche e nei livelli delle riserve negli invasi sul Metauro.
Il divieto vige fino al 30 settembre.
Véronique Angeletti@civetta.tv
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