Tenente degli Arditi “FIAMME NERE” nel X Reparto d’Assalto. Ettore Vivani: un eroe omerico tra Scheggia e Costacciaro

ImVivaniEttore00Ettore Giuseppe Giovanni Vivani nacque in Sicilia, lungo Via Collegio di Santa Margherita Belice (Agrigento), il 20 dicembre del 1893, dal Maresciallo dei Carabinieri Paolo, di Loreto (An) e dalla Maestra Elementare Evarista Brunamonti di Scheggia e Pascelupo (Pg) e morì, a Villa Col de’ Canali di Costacciaro (Pg), all’età di 29 anni, il 1° gennaio del 1923. Ardito “Fiamme Nere” nel X Reparto d’Assalto, fu decorato con tre medaglie d’argento ed una di bronzo al valor militare. Il 24 maggio del 1915 lo colse Sottotenente al 94° reggimento fanteria (brigata Messina) di stanza a Fano. In prima linea rifulsero subito le sue eccellenti qualità di strenuo combattente, le sue doti di coraggio ed il suo altissimo senso del dovere. Fin da principio conquistò, così, l’affetto e la stima dei suoi superiori. Il Colonnello Lorenzo Ferraro, comandante il suo reggimento d’appartenenza, lo definì “il mio occhio destro”. Egli, più volte decorato, aveva già compiuto, e fino in fondo, il proprio dovere. “Inabile alle fatiche di guerra”, avrebbe potuto attendere, con animo sereno, il corso degli eventi. Alla notizia della disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917), invece, si arruolò negli Arditi del X reparto d’assalto. Il 30 marzo del 1918, nel corso d’un violento scontro a fuoco, rimase nuovamente ferito e venne così insignito, per la terza volta, della medaglia d’argento al valor militare. Per lui, la guerra era definitivamente conclusa. Un anno intero lo passò, infatti, degente e sofferente, nel padiglione “Zonda” dell’Ospedale Maggiore di Milano, dove fu curato dalla nobildonna e crocerossina milanese Fanny Castiglioni, madre del famoso giornalista e scrittore italiano Saverio Tutino, la quale ne fece uno dei protagonisti assoluti dei suoi noti diari, ora conservati presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Ar). Doveva essere la primavera del 1919, quando Ettore fece ritorno a casa dei suoi genitori, a Villa Col de’ Canali, versando nel pietoso stato di grande invalido di guerra. Il Tenente Vivani fu decorato anche di altre nove medaglie, quali, ad esempio, la croce dell’Ordine di San Giorgio (conferita ai soldati più meritevoli di ogni divisione), una decorazione del governo inglese e una di quello francese, cioè la “croce di ferro con stella d’oro”. Ebbe anche taluni encomi, tra cui, pare, quello, solenne, del famoso Generale Enrico Caviglia. Si narra che Vivani sia stato anche sul punto di catturare il Tenente tedesco Erwin Rommel, la futura “Volpe del Deserto”, obiettivo privilegiato delle sue formidabili incursioni. Ridotto “l’ombra del guerriero”, Vivani si sforzava lo stesso, a volte, di passeggiare con gli ex combattenti e gli amici di sempre, molti dei quali, come “Baldin de la Carmela”, erano di Scheggia, ma la maggior parte della giornata era costretto a trascorrerla, tristemente, a letto. Nonostante ciò, il 28 ottobre 1922, ebbe la forza estrema di partecipare, con le stampelle, alla Marcia su Roma. Adorato dai suoi compaesani, il Tenente Vivani si dette scientemente la morte, per gli atroci ed insopportabili dolori di cui soffriva, e che i medici alleviavano con dosi di morfina ed eroina, esplodendosi un preciso colpo di pistola al cuore. Vivani morì, al numero civico 75, affacciato sul Largo III Gennaio del suo paese di Villa Col de’ Canali di Costacciaro, il 1° gennaio 1923, ad ore 10 e 25. Il giorno successivo, fu la famosa guardia comunale Curzio Bartoletti, allora 44enne, a testimoniarne, in Comune, di fronte all’Ufficiale dello Stato Civile, l’avvenuta e prematura scomparsa. Solenni, grandiose ed imponenti furono le esequie, tributategli dalle autorità civili e militari e dal popolo, intero ed unito, di Scheggia e Costacciaro. Sembra che ai solenni funerali pubblici, svoltisi, proprio a Scheggia, il 4 gennaio del 1923, funerali accompagnati da ben due bande musicali, oltre ad alte cariche militari, intervenisse anche il Prefetto di Perugia. Mai quei luoghi avevano avuto modo di assistere a tanta corale e commossa partecipazione. All’indomani della morte dell’Eroe, l’anima di Ettore Vivani venne affidata, dalla madre Evarista, alla Vergine Addolorata del Monte Calvario, cui la donna volle offrire le argentee spalline di gala dell’alta uniforme del figlio. Il 4 novembre 1936, il celebre Vescovo di Gubbio Monsignor Beniamino Ubaldi, alla presenza della madrina, Signora Vivani Evarista, consacrò la prima campana del Santuario del Calvario, “Maria Regina delle Vittorie”, con il nome di “Ettorina”. Giovane e bello, come tutti gli eroi debbono necessariamente essere, intelligente e sensibile, forte e ricco, cantante e suonatore di chitarra e mandolino, poeta di belle ed oniriche liriche intimiste, adorato dalle ragazze, di lui, eroe omerico, trovatosi a vivere tra Scheggia e Costacciaro, tra la vita e la morte, tra l’esaltazione e la disperazione, tra gioia estrema e spaventoso dolore, s’impadronirà, ben presto, la fantasia, la leggenda, il mito.
Euro Puletti, memore e riconoscente

Queste le motivazioni delle medaglie al valor militare guadagnate da Ettore Vivani:

1. Medaglia di bronzo. “Comandante di una pattuglia, con arditezza e coraggio, tentava di catturare una pattuglia avversaria superiore in forza. All’intimazione di resa, i nemici risposero facendo fuoco; però, dopo vivo scambio di fucilate, fuggivano: uno rimase sul terreno, e un ufficiale, un cadetto e sette militari di truppa vennero fatti prigionieri. Bosco Usnik, 13 marzo 1916”;

2. Prima medaglia d’argento. “Durante un violento scontro notturno, con soli dieci uomini, assaliva arditamente il fianco del nemico molto più numeroso, decidendo dell’esito favorevole del combattimento. Slanciatosi avanti a tutti all’assalto, lottava solo con due avversari, riuscendo a disarmarli. Confluenza del Rio Usnik col Rio del Mulino, 15-16 maggio 1916”;

3. Seconda medaglia d’argento. “Ettore Vivani, da Santa Margherita di Belice (Girgenti), sottotenente reggimento fanteria. – Durante un violento attacco del nemico che era penetrato fin nelle nostre trincee, concorreva, con esemplare ardire e coraggio, a ricacciare l’avversario, infliggendogli gravi perdite. Prendeva parte personalmente a viva lotta corpo a corpo, abbattendo un ufficiale. – Vertojba Inferiore, 3 marzo 1917”;

4. Terza medaglia d’argento. “Ettore Vivani, da Santa Margherita di Belice (Girgenti), tenente reparto assalto. – Incaricato di una ricognizione notturna, si portava arditamente sotto ai reticolati nemici, ove, vistosi scoperto, lanciò i suoi uomini all’assalto. Rimasto gravemente ferito al petto, mentre, in persona, stava tagliando i reticolati, non desisteva dall’attacco, ed incitava continuamente i suoi uomini ad avanzare. Trasportato al posto di medicazione, conscio del suo grave stato, rivolgeva ai presenti parole degne del suo nobile cuore e del suo altissimo amore di patria. – Case Castellani – Val Posina, 30 marzo 1918”.

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