Mia madre, un pacco postale:mancano posti letto nei reparti con medici ospedalieri…

Santità, è sempre tema caldo

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Urbania – È finita l’odissea di Gemma Zandonai di Fermignano, 76 anni. Ieri è morta nella residenza protetta di Urbania gestita dal gruppo sanitario privato Zaffiro. La sua storia illustra in tutta la sua cruda verità quanto la mappa concettuale organizzativa del sistema salute nel pesarese strida con i bisogni dei pazienti e delle loro famiglie. “Mia madre è stata trattata tale quale ad un pacco postale – denuncia Silvana Pascucci. Ci preoccupiamo di garantire assistenza dignitosa a Riina ma lei non ha avuto diritto all’assistenza sanitaria che le era più che dovuta.”

mappa marche sanitàDiabetica, cardiopatica, affetta da Alzheimer e colpita dal morbo di Parkinson, Gemma è morta poco dopo la mezzanotte “e per assisterla c’era solo un OSS – puntualizza Silvana –. La sua necessità di avere un’adeguata assistenza non è stata volutamente colta o, se lo è stata, ha prevalso la regola dei trenta giorni.”
Un principio sperimentato da Gemma già a gennaio quando fu ricoverata nel reparto di medicina post acuzie del nosocomio di Fossombrone per infarto. “La volevano dimettere il 19 gennaio anche se si sapeva che solo il 23 poteva essere accolta dalla RP privata di Urbania e dunque avrei dovuto gestire per 4 giorni, in pieno allarme neve, un’anziana allettata, con catetere, difficoltà di deglutizione, terapia insulinica per il diabete e farmaci per angioplastica delle coronarie.” La dimissione assomiglia ad un ordine di sgombero che tratta un’anziana malata tale quale ad un pacco da trasferire. Per fortuna, ordine scongiurato dopo una visita specialistica ospedaliera – non a caso – anticipata che funge da proroga.
sanità marchigianaPoi a metà maggio Gemma è ricoverata d’urgenza ad Urbino per broncopolmonite. L’assenza di febbre e lo scadere del 30esimo giorno fa scattare la dimissione dal reparto Medicina e il trasferimento ad Urbania dove la struttura privata s’interroga se sia in grado di curarla, soprattutto di notte. Pochi giorni fa Gemma peggiora. Il medico di famiglia chiede il ricovero in Residenza Sanitaria Assistita. “Ho chiesto almeno 5 o 6 volte ai medici del reparto di valutare mia madre per il ricovero in RSA – ribadisce Silvana – ma prima mi hanno detto che era in prognosi riservata, poi che era cambiata la procedura e che con i loro computer obsoleti non riuscivano ad avviare la domanda. Oggi mamma è morta – conclude – ma chiedo, a nome di tutti i pazienti e delle loro famiglie, se non sia il caso di rivedere la regola della dismissione a tutti i costi e soprattutto se non sia il caso di prevedere, nell’entroterra pesarese, più posti letto per acuti e post acuzie con medici ospedalieri.”
Véronique Angeletti@civetta.tv
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