Natale Severini, il sigillano, sacerdote, scrittore e poeta

sigilloIngegno pronto, ferrea memoria, vivissimo amore allo studio”, Natale Severini fu sacerdote, predicatore, scrittore e poeta, dottore in sacra teologia, professore di eloquenza e teologia dogmatica, teologo mariano (scrisse, ad esempio, I misteri della vita e delle virtù di Maria Vergine). Nonostante tutto il suo ingegno ed impegno, profusi lungo la sua novantaquattrenne vita, tuttavia, Don Severini morì in assoluta povertà.

Nell’ultima parte della sua vita, diceva, infatti, che gli erano rimasti solamente gli occhi per piangere. Dopo la morte, di lui si perdono, improvvisamente, le tracce e non sappiamo, perciò, neppure dove sia stato sepolto. Fratello d’un altro sacerdote, Giovanni (o Giovanni Battista), anch’egli, pare, impegnato nel movimento risorgimentale, Natale ebbe anche un terzo fratello, Marcello Severini, patriota militante, morto combattendo per la repubblica romana e, sembra, pure una sorella: Taide.

Alto di statura, magro, fronte spaziosa, occhio guizzante ed intelligente, di carattere inquieto, irrequieto e stravagante, Natale Severini venne al mondo, a Sigillo, nel Gennaio del 1808, da agiati genitori (alcuni Severini dovettero essere notai), Andrea e Caterina Bartolomei (Sigillo, Gennaio 1808 – ivi, 12 Maggio 1902)

Studiò, dapprima, presso il Pievano di Sant’Andrea in Sigillo, quindi al Seminario diocesano di Nocera Umbra, dove, notato, dal Vescovo Piervissani, che gli volle affidare la scuola di retorica, fu successivamente destinato all’incarico di Vicario generale del Presule di Terracina: Monsignor Sillani.

Predicò, quindi, il Mese di Maggio a Roma, nella chiesa di Santa Maria in Via Lata. A Torino, insieme a Guglielmo Audisio, si mise a disposizione di Luigi D’Azeglio e vi compose un trattato sul matrimonio. Ritornato in Umbria, insegnò Lettere nel rinomato Collegio della Sapienza di Perugia. Nutrito di studi classici e, soprattutto, d’Orazio, che bene tradusse in Italiano, egli restò, comunque, sempre un poeta, essenzialmente, romantico.

Scrisse numerose odi di esaltazione dei personaggi storici protagonisti del nostro Risorgimento, una fra le più riuscite delle quali, fu quella dedicata a Giuseppe Garibaldi. Di forma, a volte, ampollosa, arcaica ed involuta, i suoi versi, sebbene pubblicati in fogli volanti ed in molti periodici dell’epoca, risultano, tuttavia, piuttosto ostici all’orecchio ed al gusto contemporaneo.

Benché, talora, criticato, osteggiato ed attaccato, quasi come un eretico, quale “prete maledetto” o “sacerdote anticlericale”, egli, in verità, cercò sempre di conciliare gli ideali risorgimentali e patriottici con gli insegnamenti biblici (trovando una loro coincidenza, ad esempio, nel biblico Libro dei Re e nei due dei Maccabei), i principi cristiani e la dottrina della Chiesa.

Sarebbe veramente il caso, a mio parere, di ricordare, singolarmente (perché una piazzetta dedicata a tutti i fratelli Severini già esiste), questa peculiare figura, di grande spessore, morale e culturale, dedicando, ad essa, una via, una piazzetta di Sigillo od un’istituzione sigillana a carattere storico e culturale. Ringrazio Monsignor Piero Vergari e Luciano Tognoloni per tutte le informazioni fornitemi su Don Natale.

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