In guerra, per difendere l’ospedale di Fabriano

IMG_5368Sanità  – Siamo di nuovo in guerra. In guerra per difendere diritti che pensavamo garantiti dall’articolo 32 della Costituzione. Quello che affida alla Repubblica “la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Quella che parla di eguaglianza su tutto il territorio nazionale.

Il peggio è che non è nemmeno la prima volta. Sa di ciclicità. Sappiamo che ogni riforma sanitaria regionale ha deliberatamente eroso i servizi nell’entroterra. Certo sempre a scopo di bene e con bei principi. Dopo tutto si è sempre trattato di organizzare, razionalizzare, ottimizzare. L’ultima riforma, quella del Decreto Regionale di maggio 2013, parla addirittura di deframmentare il numero degli ospedali. E quella ancora più recente, in data di questo mese, di nuovi asset e di nuove economie. Tradotto: concentriamo i reparti per questioni di risparmio.

Va detto che tutte le battaglie si sono concluse perdendo interi reparti ma guadagnando servizi. Prendiamo un ospedale a caso, il Sant’Antonio Abate oggi progetto pilota per tutte le Marche della Casa della Salute. Ma vale un po’ per tutti, anche per quello di Arcevia che, nel 1999, è diventato “ospedale di comunità“.

La prima battaglia nasce nel ’72 quando lo Stato dà in delega alle Regioni la Sanità e toglie alle amministrazioni locali il diritto di gestire il proprio ospedale. Nascono le Asl – Aziende Sanitarie Locali – con tutte le loro varianti in AUSL ed AULSS.

FB_IMG_1448705261518È l’inizio della fine, dicono gli anziani. Nel 1984, l’ospedale sentinate perde la maternità e Fabriano diventa il nodo centrale per l’entroterra anconetano. Poi, nel 1992, perde il reparto di chirurgia. In cambio, ottiene il reparto di riabilitazione. Il primo reparto in assoluto nelle Marche. La H nel frattempo rimane ma per bella presenza sulla tabella all’entrata poiché il Sant’Antonio Abate è declassato a presidio ospedaliero. Nel 1996, però tocca al suo reparto di medicina che è accorpato con quello di Fabriano ed affidato ad un unico primario. Nel 2000, spetta ai posti della medicina e altri 20 della Rsa che sono pure loro trasferiti a Fabriano. Quanto ai rimanenti posti diventano lungodegenza. E la riabilitazione diventa unità operativa complessa. Un vero vanto che, nel 2013, si deve trasferire all’Engles Profili di Fabriano “per scongiurare la frammentazione ospedaliera e creare la Casa della Salute, un modello virtuoso d’integrazione socio-sanitaria con una postazione per le emergenze–urgenze provvista di un’ambulanza completa di medico, infermiere e autista soccorritori“.
Il problema non era certo che Sassoferrato fosse diventata Casa della Salute, una struttura che attualmente è presidio H24, sede della residenza protetta, della residenza sanitaria assistita e delle cure intermedie, offre vari ambulatori specialistici, ospita tutti i medici di base e dunque è un nodo importante per tutte le attività sanitarie territoriali e residenziali.
Quello che nessuno riusciva a condividere era il perché si spostasse l’unità ospedaliera di riabilitazione a Fabriano. In un polo che ha dovuto attrezzarsi per ospitare il reparto ed il perché si fosse scelto di depotenziare le sinergie e i livelli qualitativi di assistenza ottenuti da programmazioni rigorose di vari anni e sulle quali la comunità aveva investito cospicue somme.
staff-ospedale-taruschioDiretta dal dottor Paolo Taruschio, l’unità di medicina riabilitativa nel 2012 vantava 225 ricoveri e 30% di prestazioni per pazienti fuori Marche. Manteneva tempi di attesa pari a sette giorni ed utilizzava i suoi posti letto oltre il 90%. Nel reparto lavorano tre medici e sei terapisti. Si curavano problemi di disabilità legati a malattie che coinvolgevano le funzioni motoria, cognitiva, emozionale o malattie del sistema nervoso, osteo-articolare e respiratorio. Un reparto dunque che era fondamentale per un comprensorio dalla geografia complessa caratterizzato da una popolazione over 65 anni.

Non se la passa meglio però l’Engles Profili. Due anni fa inizia a perdere alcune eccellenze. Prima di tutto la banca degli occhi. Poi assiste all’accorpamento al reparto ortopedia dell’oculistica e dell’urologia con, di conseguenza, la riduzione drastica della disponibilità dei letti. La dermatologia diventa un day hospital o un one day surgery con letti presso la Medicina che è sotto mira del ridimensionamento.

IMG_5371Oggi la direzione tecnica sanitaria delle Marche non prende più a pretesto i principi per imporre l’ennesima riforma: Fabriano va ridimensionato per ragioni di risparmio. Va via il punto nascita, l’ostetricia, la ginecologia, l’unità operativa complessa di pediatria, la senologia. Era solo un progetto – affermano. Paradossale che  lo stesso progetto previsto nell’ospedale di Senigallia di recente sia stato confermato. Ma proseguiamo nell’elencare i cambiamenti che si preannunciano per il Profili. L’otorino da unità operativa complessa diventa ambulatorio. Spariscono l’unità operativa semplice di endoscopia digestiva, si sposta il personale dalla cardiologia, non si riattivano i posti letto previsti per medicina. Inoltre sorge un altro problema che non è stato sollevato nel consiglio comunale aperto. Come saranno applicate le nuove normative europee? Quelle che prevedono turni ferrei di riposo per il personale dopo i turni di servizio e di reperibilità. Il Profili lavora con un esiguo numero di medici e di infermieri, e le norme cancellano il ricorso che spesso si è fatto finora all’attività di “volontariato” con il suo corredo di ore non retribuite e ferie non godute.

Poi, c’è tutto il sistema emergenza-urgenza del comprensorio di nuovo nel mirino dei tecnici della sanità regionale. La proposta è di fare del medico dell’ambulanza, un medico part-time tra Arcevia (ospedale che orbita intorno a Senigallia) e Sassoferrato (che gravita intorno a Fabriano). Il medico presta le  dodici ore diurne al servizio dell’ambulanza che sta ad Arcevia e le dodici ore notturne nell’ambulanza attrezzata di Sassoferrato.

20151124_132509Comunque sono anni che il 118 del sentinate e di Arcevia sono sorvegliati speciali. Praticamente da quando l’ospedale di Sassoferrato è diventato un presidio ospedaliero, ossia una semplice postazione avanzata della sanità e quello di Arcevia, un ospedale di comunità. In un modo ciclico, qualcuno propone di diminuire la presenza dei medici, si parla dei benefici delle auto mediche con infermiere ed autista, si discute del centralizzare il 118 a Fabriano (con Stroppa era stato addirittura proposto un contratto secondo cui i medici a servizio del 118 avrebbero fatto i codici bianchi). Senza dimenticare il ragionamento in termini oltre Ambito con Arcevia nello stesso pacchetto di Sassoferrato. Affermazioni che i dirigenti della Regione, quando erano presi di petto, bocciavano accusando chi ne scriveva di lavorare sulle supposizioni e di creare un allarmismo inutile. Voci che oggi sono nero su bianco ed il Potes H24 che diventa H12 è stato illustrato alla Conferenza dei Sindaci dell’area vasta 2, il giorno 11 novembre.

A questo punto, la domanda sorge spontanea: ma le comunità di Fabriano, Sassoferrato, Genga, Serra San Quirico, Cerreto d’Esi sono d’accordo con questi nuovi asset proposti dai tecnici regionali?

IMG_5363Dalle reazioni al consiglio comunale aperto convocato il 26 novembre dal Sindaco di Fabriano, Giancarlo Sagramola, che chiamava a raccolta le civiche assise dei comuni limitrofi il no è forte e chiaro. Dall’incontro è scaturito un documento, che sarà votato da ogni consiglio comunale, nel quale il Sindaco di Fabriano ha l’incarico di chiedere un tavolo di confronto con la regione Marche, far rispettare tutte le leggi e decreti ed indicatori specifici a favore delle aree montane e particolarmente disagiate per il punto nascita, per il Potes, per le unità operative del presidio ospedaliero e pretendere la parità di trattamento per tutti i cittadini della Regione in materia sanitaria.

Richieste che il Sindaco di Fabriano ha posto in regione oggi lunedì 30 novembre, forte dell’appoggio di tutti gli altri sindaci, delle maggioranze e minoranze dei cinque consigli comunali e soprattutto di tutte le comunità.

È vero che ha stupito molto vedere troppe sedie vuote nell’Aula Magna del Morea dove era stato convocato il consiglio comunale aperto. Ma questo non significa niente poiché era presente il gotha dei cittadini. Quelle associazioni, da anni, paladine del problema. In particolare il comitato Sveglia Fabrianesi che ha raccolto tremilacinquecento firme per la difesa dell’ospedale di Fabriano. “Di errori, ne sono stati fatti a iosa, ma ora basta – dichiara Katia Silvestrinila salute è un diritto e noi cittadini Fabrianesi non abbasseremo la testa su questo ed andremo avanti ad oltranza a difenderlo se voi Sindaci, tutti insieme, non deciderete di affiancarvi a noi: per una volta tanto abbandonate gli equilibri politici e guardate in faccia chi vi ha assegnato il ruolo che ricoprite”. L’intervento di Katia
IMG_5361David Muratori, un altro membro di Sveglia Fabrianesi, se la prende con quel punto interrogativo di Insieme per salvare l’ospedale? E si rivolge ai politici presenti accusando i problemi attuali di essere stati “causati da una cattiva politica, una politica chiusa in se stessa, asfitticamente lontana dalle necessità dei cittadini, una politica che ascolta troppo gli ordini dei partiti centrali”. L’intervento di David Muratori
Poi Patrizia Duca sempre del comitato Sveglia Fabrianesi che si chiede se “per volere di qualcuno si è barattato il depotenziamento dell’ospedale, in cambio della presenza, a Fabriano degli uffici dell’area vasta e ci si è dimenticati dei cittadini”L’intervento di Patrizia Duca Anche Giacomina Fortunati a nome del coordinamento donne della CGIL-CISL-UIL PENSIONATI è stata categorica accusando la regione di “voler fare risparmi penalizzando le donne e la vita che portano in grembo”Link al Comunicato completo

Sono anche intervenuti il primario ostetrico-ginecologo dell’0spedale, il Dr. Pasquale Lamanna, ed anche il ginecologo Arteconi.

Ma quello che ha fatto un bell’effetto dirompente, più degli attacchi ad una cattiva politica, poco lungimirante, è stato il vescovo Don Giancarlo Vecerrica. Poche parole ma di peso: “Sono sceso nelle strade per difendere la dignità dei lavoratori, adesso voglio scendere in strada per difendere la sorgente dei lavoratori, per difendere la speranza. Se non difendiamo le nascite non difendiamo il nostro futuro e sono disposto anche ad andare a piedi fino alla Regione per dimostrare che sono con voi“.

Intanto – ha precisato Giancarlo Sagramola“noi, i sindaci, non abbiamo dormito. Siamo stati sempre presenti e non abbiamo mai abbassato la guardia. Sempre a fianco dei nostri concittadini, consapevoli di quanto l’ospedale e i suoi servizi siano fondamentali per la vita della nostra comunità. E ricorderemo a tutti gli impegni politici che sono stati presi in campagna elettorale“.

Un intervento però nel quale è stato sollevato il caso dell’Ospedale di Branca di Gualdo Tadino e l’ipotesi di una convenzione con Fabriano proprio per il punto nascita, bocciato sul nascere dal sindaco di Fabriano.

In ogni caso un’altra domanda spontanea sorge: Ma se chiudono la maternità di San Severino Marche perché chiudere quella di Fabriano senza aspettare di analizzare come i nuovi flussi provocati dalla chiusura si ridistribuiscano?

Comunque alla fine di tutte le analisi, valutazioni, supposizioni, obiezioni, dati e stime ascoltate quel giorno rimane una frase in testa che suona vera e rammenta l’articolo 32 della Costituzione citato all’inizio dell’articolo. Una frase nell’intervento di Urbano Urbani non da politico che siede sui banchi dell’opposizione nella civica assise di Fabriano e nemmeno da imprenditore, uomo Air Force ed ideatore dell’associazione “Made in Fabriano” ma da uomo, da cittadino che ha avuto la vita salvata dai medici dell’ospedale Engles Profili:  “Anche la vita di una persona vale un reparto. Anche la vita di una sola persona vale un ospedale” . 

A maggior ragione, vale  quella di 50.000 persone.

Quelli che vogliono vivere a Fabriano, Sassoferrato, Cerreto d’Esi, Serra San Quirico e Genga.

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