Torrette: trapianto di rene da donatore vivente dal chirurgo Marco Vivarelli

873894-Ospedale_TorretteOspedali Riuniti di Torrette di Ancona – “Un atto d’amore – ha spiegato il direttore di Torrette Caporossi – che  vede protagonista una coppia di sposi abruzzesi che hanno trovato nel nostro Ospedale la possibilità di avere una risposta, così come le centinaia di persone già trapiantate negli ultimi anni. Il nostro centro trapianti – ha aggiunto – ha toccato i massimi livelli di eccellenza e di affidabilità. I risultati e gli esiti ottenuti nell’attività trapiantologica degli ultimi anni. Siamo vicini alla soglia dei 400 trapianti di fegato e dei 400 trapianti di reni e manteniamo il livello quali-quantitativo ben al di sopra dei limiti minimi imposti previsti dall’accreditamento (30 trapianti di reni l’anno). La signora Lucia D’Orazio ha donato un rene al marito Vincenzo, affetto da una nefropatia che aveva progressivamente compromesso la Michele Caporossi_08funzionalità dei reni ed era ormai candidato al trattamento dialitico. Il sig. D’Orazio, residente con la famiglia a Teramo, da tempo seguito presso il reparto di Nefrologia, Dialisi e Trapianto di rene di Ancona, è stato messo al corrente dell’evoluzione della malattia e delle alternative di trattamento che si prospettavano per il suo futuro, compresa la possibilità di effettuare un trapianto da donatore vivente, qualora ci fosse stata una persona disponibile. La moglie ha offerto la sua disponibilità ad effettuare le indagini necessarie a valutare l’idoneità clinica e immunologica e la fattibilità del trapianto. L’iter si è concluso con successo dopo qualche mese con l’intervento effettuato dall’equipe del prof. Vivarelli che ha utilizzato per il prelievo del rene la tecnica laparoscopica, meno invasiva della tecnica tradizionale, che permette una degenza più breve e un recupero più rapido della persona che dona il rene. Nel caso specifico, inoltre, è stato possibile effettuare l’intervento prima che il sig. D’Orazio iniziasse la dialisi”.

Marco Vivarelli“Il trapianto di rene da donatore vivente – ha detto il professore Vivarelli – oltre a consentire migliori risultati a distanza, offre anche il vantaggio di poter essere programmato per tempo riducendo moltissimo il tempo passato in dialisi o, addirittura, come nel caso del signor D’Orazio, evitandola completamente, se le indagini necessarie e il percorso burocratico che la legge richiede iniziano per tempo. È importante che le persone affette da insufficienza renale siano informate della possibilità di effettuare un trapianto da donatore vivente, dei vantaggi che offre questa modalità di trattamento a fronte di rischi molto modesti sia per il ricevente che, soprattutto, per il donatore”.

Comunicato Stampa della regione Marche per gli Ospedali Riuniti di Ancona

Serena Paolini

Per approfondire…

Marco Vivarelli 2Parliamo di una sanità che funziona.

Non è la prima volta che il professore Marco Vivarelli fa parlare di lui. E’ la sua équipe che, nel mese di gennaio 2013, ha eseguito con successo un innovativo intervento chirurgico di resezione epatica in due tempi denominato “ALPPS” (acronimo di Associating Liver Partition and Portal vein ligaton for Staged hepatectomy) in una paziente di 56 anni affetta da tumore delle vie biliari (cosiddetto tumore di Klatskin) in stadio avanzato.

Tale procedura ha consentito di asportare il tumore che era giunto ad uno stadio nel quale viene comunemente giudicato inoperabile.

L’asportazione di questo tumore richiedeva infatti la demolizione del lobo destro del fegato (che rappresenta normalmente circa i 2/3 del volume complessivo dell’organo): nel caso in questione il lobo sinistro che sarebbe rimasto aveva tuttavia un volume insufficiente a garantire le funzioni vitali.

La procedura che talora viene impiegata per indurre “l’ingrandimento” del fegato prima della resezione (embolizzazione radiologica del ramo destro della vena porta) non era in questo caso applicabile perché avrebbe richiesto un tempo superiore a 40 giorni prima di poter procedere all’intervento, ed in questo intervallo la malattia sarebbe progredita mantenendo la paziente inoperabile.

La peculiarità della procedura ALPPS, che sfrutta la capacità del fegato di rigenerare, ha consentito invece di aumentare il volume del fegato sinistro del 110% in soli 6 giorni.

La procedura è consistita in una prima operazione nella quale il ramo destro della vena porta è stato interrotto ed il fegato sezionato, senza però asportare la parte destra.

Dopo soli 6 giorni la paziente è stata sottoposta ad un secondo intervento chirurgico nel quale è stato asportato il fegato destro con la massa tumorale e le vie biliari ricostruite sul lobo epatico sinistro residuo che nel frattempo si era ingrandito in maniera sufficiente a mantenere le normali funzioni dell’organo.

La paziente ha superato i due decorsi postoperatori ed è stata dimessa dopo 21 giorni dal secondo intervento.

La procedura ALPPS è stata descritta per la prima volta nel 2012 da uno studio multicentrico tedesco e ad oggi è stata eseguita in 9 centri nel mondo, nessuno dei quali italiano; è stato creato un apposito registro internazionale nel quale vengono riportati i risultati delle poche procedure eseguite con questa tecnica innovativa dal quale emerge che l’intervento eseguito agli Ospedali Riuniti è il primo di questo tipo ad essere riportato in Italia.

Qui, il curriculum del Chirurgo Marco Vivarelli