Cagli diventa un ospedale ibrido… la nuova via della sanità marchigiana

ospedale-lanciariniCagli e Sassocorvaro, gli ospedali ibridi che fanno discutere le Marche. Ospedali Pubblici gestiti dai privati. A poche settimane della fine della proroga che sospendeva l’applicazione dell’ultima riforma regionale di convertire l’Angelo Celli e il Lanciarini in ospedale di comunità, arriva una proposta che mantiene i posti letto di lunga degenza, garantisce l’H24 al punto di soccorso ed attiva tutti gli ambulatori. Per Cagli e Sassocorvaro, la regione punta su un partner privato: l’ Istituto Santo Stefano che gestisce già a Cagli, al primo piano, 20 posti di riabilitazione intensiva e dovrebbe puntare sul Day Surgery, la cardiologia e l’ortopedia e  Villa Montefeltro, fenice di Montefeltro Salute srl, al Lanciarini di Sassocorvaro che, entro novembre, santo-stefano-mappadovrebbe fornire le prestazioni di otorinolaringoiatra, cardiologia, dermatologia, ortopedia e oculistica. Mentre per Fossombrone si profila un accordo specifico con l’area Marche Nord.  Comunque per Cagli e Sassocorvaro significherebbe il mantenimento della Lunga Degenza, e i medici ospedalieri a copertura del servizio del punto soccorso quando il 118 è sul territorio per urgenza.

La proposta presentata ai media dal consigliere regionale Gino Traversini è stata concordata con il presidente della Regione Luca Gino TraversiniCeriscioli e garantisce una lunga vita di ospedale ai piccoli presidi. E’ firmata dal Partito Democratico e consentirebbe di superare il diktat del decreto Balduzzi e quell’impossibilità di ottenere deroghe anche per le aree interne. Quelle cosiddette disagiate su cui il governo Renzi, proprio in materia di sanità, ed è il paradosso, ha creato una strategia specifica per facilitarne lo sviluppo, stimolare una ripresa economica ma sopratutto demografica !

La proposta risponde alle esigenze della popolazioni – spiega il consigliere Traversini. Mantiene un punto di soccorso, posti letto di lunga degenza, la riabilitazione, ambulatori, un’insieme di servizi che il pubblico non può garantire. Inoltre – insiste – consentirà di risparmiare sui pazienti che vanno fuori regione per curarsi, quella mobilità passiva verso la vicina Umbria che è un salasso per i conti regionali.” 

Intanto c’è chi accusa la regione Marche di voler smantellare la sanità pubblica e di fare cadere la proposta dall’alto, senza concertazione. Poi, c’è chi accoglie la notizia con cautela valutando pregi e difetti.

Sindaci dell'alta valle del MetauroComunque va detto che la proposta di un ospedale pubblico a gestione privata non è nuova. Già la si leggeva in filigrana nel grido dei sindaci dell’U M del Montefeltro sulla carenza dei servizi sanitari. Quando parlavano dei costi della mobilità passiva e delle 3000 prestazioni chirurgiche assicurate fino all’anno scorso dal privato a Sassocorvaro passate nel portafoglio della sanità romagnola.

Ma chi più degli amministratori si è veramente accorto del depotenziamento in atto nei plessi, sono gli utenti: la  chiusura del Day Surgery, della piccola chirurgia e quel sistema che vede gli ambulatori aperti solo per smaltire appuntamenti fissati sette mesi fa come nel caso dell’Ecodopler a Cagli. Insomma una lunga lista di ambulatori che  finora solo presenti sulla carta nell’organigramma dell’Asur.

<<Sui costi non ci saranno cambiamenti per i pazienti ma l‘importante è che non sia un maquillage, una convenzione funzionale alle apparenze e dai contenuti totalmente svuotati – sottolinea il dottore Sebastiano Di Priolo. Medico mandato in pensione con la chiusura a marzo del Day Surgery pubblico. La struttura di Cagli la 20161015_120735-copiaconosce bene. Ha speso una vita a servizio della comunità. E’ stato anestesista, ginecologo, chirurgo. Rimane un caposaldo per la comunità. Mentre concede l’intervista, il suo cellulare squilla più volte. Per un suo amichevole e professionale parere su un referto, su un analisi, su un decorso post operatorio. “L’entrata del privato non è un problema- ribadisce -, l’importante è che siano ben definiti i suoi compiti. La quantità, la qualità, la continuità – scandisce. Poi, al di là della definizione, ci vuole il controllo della Regione al fine di verificare se le prestazioni sono state effettivamente erogate. Aprire un ambulatorio un giorno a settimana non basta. Deve essere un servizio vero che soddisfa i bisogni della comunità, che riduce le liste di attesa, che considera l’utente un paziente e non un cliente.”

Nel piano proposto,  c’è anche una visione di Cagli e Sassocorvaro come poli d’eccellenza che tramite la gestione del privato riesce ad accalappiare figure professionali importanti e storiche del territorio.

Poi, c’è un altra incognita: il personale. Almeno due cento persone,  in attesa di sapere cosa comporta essere comandati a prestare servizio presso il privato o se si profila uno spostamento in un altro polo ospedaliero. Uomini, donne, padre e madre di famiglie, infermieri, medici, operatori che sono – soprattutto nelle piccole città dell’entroterra montano – i veri punti di riferimenti e di fiducia per chi ha problemi di salute.

Gente presa alla sprovvista. Non è facile vedere concretizzare una notizia di un ospedale pubblico che delega al privato gran parte della sua gestione tramite la stampa e lo stesso giorno vedere l’inizio della trasformazione in ospedale di comunità in una determina dell’Asur. Un documento che avverte che, da lunedì 17 ottobre, dieci posti letto di Cure Intermedie saranno attivati nei presidi di Cagli, di Sassocorvaro e di Fossombrone e dunque tolti al reparto di Lunga Degenza. Quello stesso che l’ultima riforma sanitaria regionale cancella ma che la proposta nuova promette  di salvare a meno di dieci settimane della fine della proroga.

20161015_093947-copiaDomani ad Urbino, all’assemblea dei sindaci sull’ospedale unico della provincia di Pesaro Urbino pioveranno pareri, discussioni, riflessioni sul si e sul no al privato. E chissà  se un amministratore sul piatto della bilancia penserà alle strutture. All’inagibilità di un’ala dell’ospedale di Sassocorvaro e a quell’entrata condominiale di Cagli che sfida disabili e stampelle; ai  muri scrostati e alle porte rotte. Perché dopo tutto se la regione Marche vede una soluzione nell’affidare la gestione dei servizi al privato, è come se desse in affitto lo stabile e, si sa, il proprietario  in quel caso assume doveri. E forse indirettamente stimola il privato ad investire in competenze e strumenti, lo lega alla struttura e non solo per una mera questione di convenzione. E dunque dimostra che crede nella sanità dell’entroterra e non l’abbandona.

Véronique Angeletti@civetta.tv

 

.

 

 

6 Commenti