Febbraio, il mese della sanità pesarese…

calendario2Febbraio nel pesarese è decisamente il mese della sanità. Tra dichiarazioni, nomine, decisioni ed atti, qualcosa si è mosso. Poi, che i risultati piacciano o no, questo è un altro paio di maniche.

La cronaca intanto narra che venerdì 10 febbraio a proposito dell’Angelo Celli  di Cagli, il direttore dell’Area Vasta1 Giovanni Fiorenzuolo ed il consigliere regionale Pd Gino Traversini hanno incontrato i sindaci dell’UM Catria Nerone. Obiettivo: spiegare il futuro dell’ospedale di comunità cagliese. Una proposta politica – perché maturata nel centro sinistra -; in parte perfezionata – conferma l’accreditamento di 10 posti letto al Santo Stefano, privato che ne gestisce altri 20 nell’unità di riabilitazione cagliese e, prima di essere operativo, dovrà mettere a norma il piano dove li insedierà; ed in parte in via di definizione poiché prevede la gestione dei 35 posti letto delle cure intermedie con un bando rivolto ai privati.

OspedalePergola_02All’indomani, sabato 11 febbraio, è stata la volta del SS Carlo e Donnino di Pergola, dove è intervenuto il presidente Ceriscioli con a fianco il team dirigenziale dell’Area Vasta1 e i referenti politici della Valle del Cesano (i consiglieri regionali Talé e Minardi). Un momento importante durante il quale il governatore ha confermato il ruolo dell’ospedale come riferimento per l’entroterra, evidenziando il fatto che gode di un percorso riabilitativo che qualifica ulteriormente il reparto, è incentrato sulla chirurgia “a ciclo breve” con il lavoro del nuovo chirurgo Gammarota e vede potenziato il reparto medicina con due posti letto riservati alla terapia e l’assistenza ai pazienti con insufficienza respiratoria. Qui il Comunicato Stampa relativo alla visita del Presidente Ceriscioli

ospedale-lanciariniUn’altra data da segnare in agenda è quella di venerdì 17 febbraio, che vede operativo il privato Villa Montefeltro al Lanciarini di Sassocorvaro. Sei ambulatori importanti di cui quattro con day surgery saranno gestiti da una rete d’impresa creata da quattro case di cura (che non pesa né sul volume dei posti letto né sul budget dell’Area Vasta1). Quanto alla parte pubblica è ancora tutta da stabilire, ragione per cui il sindaco Daniele Grossi fa squadra con Cagli ed Urbino. Qui articolo di approfondimento

330192_cisl pesarofanourbinoUna serie di accrediti e potenziamenti  che sembrano pertanto svuotare di sostanza la mega accusa che la Cisl Pesaro ha fatto alla Regione Marche il 13 gennaio scorso. Quella di praticare una politica di annunci. Qui il Comunicato Stampa della CislPesaro

Fatti però che implicano determinate prese di decisioni che fanno sì che la politica pesarese e regionale stia per dare un preciso indirizzo alla sanità della provincia bella.

Prima di proseguire, conviene però fare il punto sull’impianto della sanità marchigiana.

Due le ragioni che hanno stravolto la sua organizzazione. La logica delle economie che ha costretto le Marche a deframmentare la rete ospedaliera e ha tolto la “H” ai 13 presidi sanitari tra cui quelli di Cagli, Sassocorvaro e Fossombrone; ed una serie di leggi nazionali che, tra tanti limiti, hanno imposto bacini d’utenza tali da costringere i poli sanitari ad ampi raggi che non prendono in considerazione la  “rugosità”  e la difficile viabilità del territorio.

20160116_122700 - CopiaSta di fatto che la delibera 735 del 20 maggio 2013 della regione Marche avrebbe dovuto essere applicata il 31 dicembre 2015 senonché, sotto pressione dei Sindaci dell’Area Vasta1 riuniti in assemblea, il presidente Ceriscioli concesse delle proroghe per tutto il 2016 che, a fine anno, furono estese a diversi mesi del 2017.

Febbraio sembra dunque il mese in cui si tirano finalmente i rami in barca e si va verso una destinazione che alcuni bocciano assimilandola ad una deriva; mentre altri accettano purché sia una meta condizionata.

Intanto va ricordato che l’impianto attuale della sanità delle Marche riposa su quattro pilastri: tre ospedali regionali e l’Asur. Gli ospedali regionali di Torrette, Irca e Marche Nord – quest’ultimo ancora da costruire – e l’Asur che opera in ogni provincia con un’area vasta. Ognuno con la sua mission e le sue risorse. “Il che stronca ogni possibilità che Marche Nord assorba risorse dedicate all’Asur – ha precisato  il governatore Ceriscioli -. E chi afferma il contrario non dice la verità.” Il che, detto a Pergola e davanti al sindaco Francesco Baldelli, leader del Patto di Piagge e sostenitore dell’ipotesi che Marche Nord tolga fondi agli ospedali dell’entroterra ed in particolare del pergolese, sa molto di puntino sulle “i”.

Nell’Area Vasta1, sono collegati gli ospedali di I livello Urbino e Pergola e dunque 3 ospedali di comunità. Un’operazione conclusa a febbraio 2016 che mise sul piede di guerra il pesarese ma permise a Ceriscioli di rientrare nei parametri del Ministero della Salute e di ottenere i fondi necessari per poter assumere 3184 persone che consentono addirittura di garantire il 130% del turn over. Il che significa che per sostituire 100 persone andate in pensione, la regione ne ha assunte 130. Assunzioni che hanno consentito di ottemperare alla norma europea, entrata in vigore proprio a novembre 2015, dopo 14 anni di proroghe, che impone ad ogni struttura sanitaria di avere il numero sufficiente di organici per garantire i turni di riposo. Un sistema che ovviamente ha consentito ad ogni assunto di scegliere la località dove lavorare e purtroppo lasciato scoperto paesi meno appetitosi “ma che – sostiene il presidente Ceriscioli – darebbe il vantaggio al primario di costruirsi la squadra di cui ha veramente bisogno.”

IlSentieroDelloScoiattoloPergolaA Pergola, il governatore ha evidenziato che la parola di ordine della sanità marchigiana è produrre. Ossia fornire alla cittadinanza servizi di qualità e in quantità. “La stabilità dell’impianto scelto dalla regione, il fatto di aver reso possibile assumere tutti i professionisti necessari, la disponibilità delle risorse e i mezzi tecnologici fanno delle Marche – ha ribadito – una regione che può limitare la mobilità passiva e il costo di pazienti marchigiani che scelgono di curarsi fuori Marche. Dobbiamo – ha concluso – preoccuparci di far funzionare al meglio quello che abbiamo. Soprattutto se la struttura ha forza e continuità. Collaborare significa rendersi conto che abbiamo un problema comune e che dobbiamo risolverlo insieme e non interrompere il dialogo sostenendo che la regione è cattiva.”

Carte sul tavolo: il destino della sanità dell’entroterra pesarese sembra però già segnato e dunque il suo organigramma difficile da modificare. I 3,7 posti letto ogni mille abitanti imposti dal Ministero sono stati suddivisi dalla Regione Marche tra le sue province. Pertanto nel pesarese, la riforma sanitaria ha cancellato 99 posti letto del Servizio Pubblico per acuti assegnandogli una media di posti letto inferiore alle altre province fra cui spicca Ancona che, ovviamente, doveva tenere conto del peso del numero dei posti letto necessari all’Irca e alle Torrette.

016-1Sono proprio queste fondamenta dell’organizzazione sanitaria marchigiana che il “Patto di Piagge” contesta. Per i 13 sindaci del pesarese a cui hanno aderito le minoranze consiliari di Apecchio, Cantiano, Isola del Piano, Mercatello sul Metauro, Montecerignola, Piandimeleto e SSAbbondio, non è una logica operativa corretta per rispondere ai bisogni della cittadinanza e soprattutto sconvolge l’assetto della rete ospedaliera in nome di un ospedale regionale, Marche Nord, ancora da localizzare.

Forum 2La sanità pesarese ha trovato inoltre tante soluzioni nel delegare la gestione di servizi ai privati. Il che provoca un’ulteriore divisione tra chi “è convinto che sia una soluzione per erogare servizi sanitari in un contesto dove la legge non lo consente più” e chi “vede l’inizio della fine della sanità pubblica e dunque di un servizio ad un prezzo per tutti” e non riesce a capacitarsi “sul perché un privato dovrebbe fare in convenzione quello che il Pubblico non riuscirebbe più a garantire.

Qui il parere di Fernanda Mariotti del Comitato di difesa della sanità pubblica nel pesarese

Decisioni che sono di competenza dei sindaci che non a caso probabilmente saranno convocati dal sindaco di Urbino per un’assemblea dell’area Vasta 1 alla fine del mese di febbraio proprio per esprimere i loro pareri. Ultima data da inserire in questa folta agenda di febbraio.

Per concludere le polemiche sulla logica dell’impianto sanitario, sulla distribuzione dei posti letto, sulla scelta di “declassare” tre ospedali va evidenziata un’altra battaglia. Il problema dell’emergenza urgenza. Assolutamente da non confondere con il problema dei Punti di Primo Intervento che sono i futuri Punti di Assistenza Territoriale studiati per ingannare le norme nazionali e devono risolvere ancora un problema di personale.

img_3006Il caso “emergenza urgenza” si evidenzia nel collasso perenne del Pronto Soccorso di Urbino appena inaugurato. Il che fa pensare che “di nuovo” ha solo l’estetica, poiché a livello operativo ha tempi di attesa lunghissimi per i codici minori. Ma soprattutto si pone in caso di crisi multiple. Ci sono tanti dubbi sul come il 118 in un modo capillare e tempestivo riuscirebbe a rispondere  a varie richieste fatte nello stesso momento e distanti. Appare insufficiente il numero di ambulanze medicalizzate, dunque con uno staff composto da un medico appositamente formato per le urgenze, un infermiere ed un autista soccorritore, a disposizione della rete. E nemmeno il nuovo parco delle 17 ambulanze ordinante recentemente prevede mezzi 4×4. Come se qualcuno si fosse scordato che la fascia che corre dalle falde del massiccio del Catria fino al Carpegna con in mezzo il Nerone e le Alpi della Luna è di difficile accesso e sulla viabilità nel Montefeltro, nessuna politica ha mai investito.  Il che, è vero, fa parte del fascino delle colline e dei monti della Provincia Bella ma solo dal punto di vista turistico.

Véronique Angeletti@civetta.tv

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