L’Appennino ha il suo poeta e il suo vassallo è Franco Arminio alla festa dei 20 anni del Parco

Franco ArminioFabriano – Ama le terre alte perché sostiene che è l’altezza a dargli quello sguardo verso il futuro. In particolare quelle dell’Italia interna, dell’Appennino che lui, Franco Arminio, 57 anni, poeta, insegnante, filosofo e paesologo definisce come la spina dorsale dell’Italia. Sabato 23 settembre è a Fabriano, al Palazzo del Podestà, per festeggiare il ventennale del Parco regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Il cuore verde delle Marche, che oltre ad ospitare e tutelare l’infinita biodiversità è lo scrigno di contrade che lui ritiene << un nostro patrimonio universale. Paesi con pochi abitanti che sembrano le capitali di un impero e che con le politiche giuste possono dare un nuovo impulso all’Italia.>>

La sua logica ha forgiato una nuova disciplina: la paesologia. S’impernia sull’umanesimo della montagna che pone l’uomo al centro di ogni politica e vede nei borghi delle start-up capaci di mettere a regime quelle che, finora, erano debolezze. <<Per far rifiorire l’Appennino – spiega- le politiche devono essere mirate ed andare a sostegno della socio-diversità, inquadrare il residente coraggioso come custode dei paesaggi, favorire alleanze inedite con le nuove generazioni, quelle digitali, che collegano l’unicità di quel contadino al mondo globale.>>

La festa del Parco della Gola della Rossa e di Frasassi, porta aperta verso l’Appennino umbro marchigiano, è per lui l’occasione non tanto per attrarre l’attenzione della politica ma dei suoi residenti. Risvegliare il loro orgoglio ed evidenziare che quel <<pezzo di paesaggio protetto nell’urbanizzazione feroce oggi sono le terre del futuro>>.

Non sono solo parole perché lui è un uomo anche di fatti. Arminio fa da spalla alla visione della Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) dell’ex ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca. Visione che sta cambiando la geografia delle alleanze facendo aggregare i paesi in funzione non della distanza misurata in chilometri dai centri di servizi ma del tempo necessario a raggiungerli. Mille comuni, due milioni di abitanti raggruppati in 66 aree interne di cui solo due sono operative. Una è lombarda in Valtellina. Ma quella vera, quella pilota, è marchigiana. È l’area interna Appennino Basso Pesarese Anconetano, unisce le pesaresi Apecchio, Piobbico, Acqualagna, Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio alle anconetane Arcevia e Sassoferrato. Ha 12 milioni di euro per lo sviluppo di nuovi servizi nella mobilità, la sanità, la scuola per il rilancio dell’economia ed impedire lo spopolamento.

<<Quest’area confina, sta nel parco ed orbita in parte su Urbino, in parte su Fabriano>> spiega Franco Arminio che l’ha visitata in lungo e in largo. Ma ribadisce che << le nuove politiche devono anche ricostruire le infrastrutture di tipo morale come la fiducia, sbloccare l’immaginazione, rivalutare la tradizione come un’innovazione che ha avuto successo e convincere chi vive nell’Appennino, e dunque nel Parco che è un ricco possidente.>>

Véronique Angeletti@civetta.tv