Breve vita e triste morte di un carabiniere a piedi

21277946_1511766502202704_149052404_oCostacciaro – Antonio Puletti, nato (mentre il padre era a falciare per le campagne romane), il 28 dicembre 1882, a Villa Col de’ Canali di Costacciaro (Perugia), Mandamento di Gubbio, Circondario e Distretto Militare di Perugia, numero di matricola 7007, figlio di Francesco e di Clementina Rosati di Costa San Savino, aveva statura di metri 1,69 e mezzo, capelli castani e lisci, dentatura sana, cicatrice alla fronte, e, sufficientemente istruito, svolgeva il mestiere di agricoltore nella piccola proprietà terriera di famiglia.

Da ragazzo, Antonio Puletti andò a falciare nelle campagne romane, dove si prendeva, e di sovente, la malaria. Soldato di leva di prima categoria, della classe 1882, presso il Distretto Militare di Perugia, fu lasciato in congedo illimitato, il 28 giugno 1902. Chiamatovi, giunse alle armi, per anticipazione, il 19 novembre 1902.

Partendo da Villa Col de’ Canali, andò ad arruolarsi a Perugia, percorrendo ben sessanta chilometri di strada a piedi. Allievo carabiniere a piedi, presso la Legione Allievi di Roma, per la ferma d’anni cinque, il 19 novembre 1902, Antonio Puletti risultava, ancora, carabiniere a piedi il 18 maggio 1903, e tale rimase nella Legione di Bologna, il 26 maggio 1903, e nella Legione di Roma, fino al 19 agosto 1904.

21277644_1511766832202671_321189526_oA Roma, fu di stanza presso la caserma Garibaldi, sul Gianicolo. Venne, poi, mandato a Ienne, nei pressi di Subiaco. Sui Castelli Romani, vicino ad Albano Laziale, nell’inseguimento di un bandito, Antonio Puletti, dopo avergli intimato l’alt, gli esplose un colpo di fucile, che attinse il brigante ad un braccio. Il carabiniere Puletti riuscì, così, ad ammanettare e consegnare alla giustizia il pericoloso fuorilegge. L’appuntato Puletti fu promosso vicebrigadiere, con decorrenza dal 1° settembre 1913, ed inviato a comandare la stazione dei carabinieri di Monteleone di Spoleto.

A Monteleone, conobbe Ifigenia Olivetti (la più bella del paese), e Clemenza, detta “Clementina”, sua sorella. Alla triste notizia che la fidanzata s’era seriamente ammalata d’influenza spagnola, egli la volle raggiungere, andando, a piedi, da Spoleto a Monteleone. Morta Ifigenia di spagnola il 26 ottobre 1918, sposò Clementina. Queste parole fece scrivere, per Ifigenia, su di un cartiglio, a forma di bandiera, con apice a coda di rondine, posto su una corona di fiori finti, nella cappella della famiglia Olivetti, all’interno del camposanto di Monteleone di Spoleto: “A te Ifigenia che il 26 ottobre 1918, il fiero morbo non risparmiò rapendo al santo affetto del tuo fidanzato che inconsolabile non le rimane che offrirti fiori e lacrime”.

21291198_1511767535535934_1798151364_nRiportò una tumefazione al ginocchio destro, per caduta, percorrendo un sentiero “mulattiero”, mentre ritornava da un servizio, a Capranica (Viterbo), il 25 luglio 1914. Giunto in territorio dichiarato “in istato di guerra”, il 22 maggio 1915, ivi risultava, ancora, col grado di brigadiere, il 31 agosto 1915. Partì da territorio dichiarato in stato di guerra, per malattia, il 15 luglio 1916. Venne autorizzato a fregiarsi della croce d’argento per anzianità di servizio, istituita con regio decreto del 28 novembre 1900. Fu, inoltre, legittimato ad aggiungere la corona reale alla croce d’argento, per anzianità di servizio, e, avendo partecipato alle campagne di guerra, del 1915, e del 1916, venne autorizzato a decorarsi con la medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915–1918. Gli fu consentito, inoltre, di esibire, sul petto, la medaglia interalleata della Vittoria. Il 4 febbraio 1921, divenne maresciallo d’alloggio capo, e tale risultava, ancora, nella Legione Ancona. Fu, quindi, trasferito a Venarotta (Ascoli Piceno), nella cui caserma nacquero alcuni suoi figli: Ifigenia, Iole ed Ivo.

Durante l’avvento del fascismo, alcuni gruppi di squadristi gli intimarono di esporre la bandiera italiana al loro passaggio, ma egli, pur sapendo di mettere, così, a repentaglio la propria incolumità personale, si rifiutò sempre di farlo, poiché diceva che lui avrebbe ubbidito unicamente ad ordini espressamente impartitigli dai suoi superiori in grado.

21297493_1511769022202452_1636531411_oAvendo compiuto ventuno anni di onorato servizio, gli venne aumentata la paga il 1° ottobre 1922. Fu ammesso a percepire lo stipendio annuo di £ 9.000 e l’indennità militare speciale annua, di £ 1.050, dal 1° dicembre 1923. Il 30 novembre 1925, avendo compiuto 12 anni di anzianità di grado, fu collocato a riposo, in séguito a sua esplicita richiesta scritta, per anzianità di servizio, con decorrenza dal 1° dicembre 1925, con il grado di maresciallo maggiore.

Ritiratosi a Villa Col de’ Canali, vi svolgeva attività agricole, e, costruitosi una grande casa, in località Arboritelli, vi trasferì l’intera famiglia, circa l’anno 1926, dall’abitazione natale dell’Oppiello di Villa Col de’ Canali. Antonio Puletti aveva scritto, su di un cartoncino, con penna stilografica e caratteri gotici, tutta una serie di nomi che egli avrebbe voluto imporre (e, poi, effettivamente impose) ai figli: Ifigenia, Livia, Plinia, Licia; Iole, Edvige, Norma; Ivo, Zeffiro, Piero, Renato. Ebbe, però, lo straziante dolore di vedersi morire, fra le braccia, due bimbe in fasce, nate, rispettivamente, nel 1926 e nel 1929, ed entrambe battezzate con il nome di Ines. Furono ambedue seppellite nel cosiddetto “cimitero dei bambini” del camposanto di Costacciaro. Due dei cinque figli, Ivano e Paolo (“Paolino”), gli nacquero nella nuova casa. Il maresciallo Antonio Puletti lesse e possedette i seguenti libri: una divina commedia in formato tascabile, le rime del Petrarca, i canti di Leopardi, Le ricordanze della mia vita di Luigi Settembrini e le rime di Giuseppe Giusti. Cessò di vivere il 21 Ottobre 1930, forse per tetano, all’età di soli quarantasette anni, lasciando nel dolore la moglie e cinque teneri bambini. Così recita, testualmente, l’atto di morte di Puletti Antonio, segnato al n. 35 del registro degli atti di morte del Comune di Costacciaro per l’anno 1930.

21277676_1511767428869278_1054874175_oL’anno millenovecentotrenta, VIII E.F., addì 22 di Ottobre, a ore dieci e minuti quindici, nella Casa Comunale, Avanti di me Tommasoni Stefano, delegato del Podestà, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Costacciaro, sono comparsi: Bellucci Vincenzo fu Domenico di anni cinquanta, pensionato, domiciliato in Costacciaro e Puletti Tommaso fu Francesco, di anni quarantuno, possidente, domiciliato in Costacciaro, i quali mi hanno dichiarato che a ore cinque di ieri (21 ottobre 1930), nella casa posta in Via Flaminia, presso Villa, è morto Puletti Antonio, di anni quarantasette, pensionato, residente in Costacciaro, nato in Costacciaro, dal fu Francesco, domiciliato in vita in Costacciaro e dalla fu Rosati Clementina, domiciliata in vita in Costacciaro, coniugato con Olivetti Clemenza. A quest’atto sono stati presenti, quali testimoni, Mattrella Guido di Genesio, di anni quarantuno, operaio, e Bartoletti Celso fu Biagio, di anni sessantaquattro, possidente, ambi residenti in questo Comune. Letto il presente atto a tutti gl’intervenuti l’hanno meco sottoscritto Bellucci Vincenzo, Puletti Tommaso, Mattrella Guido, e Celso Bartoletti. L’Ufficiale di Stato Civile Tommasoni Stefano”.

21396929_1513647798681241_1246052100_nIl giorno del funerale, celebratosi nella chiesa di Sant’Apollinare di Villa Col de’ Canali, sulla sua bara, ricoperta dal tricolore, erano stati posti, a formare una croce, il suo berretto e la sciabola da maresciallo. Alla cerimonia funebre parteciparono rappresentanze dell’Arma, convenute da molti centri circonvicini. Il suo feretro, trainato da quattro cavalli neri, fu coralmente accompagnato al cimitero di Costacciaro da una gran folla, partecipe e commossa. L’orazione funebre fu letta, con commozione, dall’appuntato Vincenzo Bellucci di Villa Col de’ Canali, che era stato grande amico del maresciallo Puletti. In paese, Antonio Puletti era stato amatissimo, poiché aveva fatto favori a tutti, scrivendo lettere, e leggendole, ai molti “illetterati”, cioè analfabeti dell’epoca, cui scandiva, ad alta voce, e commentava anche le notizie del giornale quotidiano. Di lui, forse trentenne, si conserva una bella foto in divisa dell’Arma, con tanto di sciabola, e la moglie accanto, scattata, nei primi anni Venti dello scorso secolo, a Firenze, durante il suo viaggio di nozze.

Firma del Maresciallo Maggiore dei Reali Carabinieri Antonio Puletti

Euro Antonio Puletti

Nipote memore e riconoscente

Ultima foto di casa “Puletti” è tratta dal sito http://www.alfasport.net/webPage/View.asp?id=729

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